Circolano molti miti sul trattato per bandire le armi nucleari.
In occasione del dibattito della Prima Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in cui si è discussa la risoluzione su questo argomento, ICAN ha evidenziato gli otto miti più comuni.

 

1° mito: “E’ irrealistico”.

Un documento giuridicamente vincolante per vietare le armi nucleari può essere negoziato in qualsiasi momento dagli Stati interessati. Il suo successo non dipende dal sostegno e dalla partecipazione di uno Stato o di un particolare gruppo di Stati.
La stragrande maggioranza degli Stati membri ha chiesto che nel 2017 si tenga la conferenza per negoziare un siffatto strumento giuridico. La Prima Commissione ha approntato un progetto di risoluzione (poi approvato a larga maggioranza, n.d.t. ) per stabilire tale mandato negoziale.

2° mito: “Andrebbe a minare il trattato di non proliferazione nucleare”.

L’Articolo VI del trattato di non proliferazione nucleare (TNP) richiede che tutti gli Stati membri si impegnino a perseguire negoziati in buona fede per il disarmo nucleare. Il divieto delle armi nucleari aiuterebbe ad attuare questa disposizione fondamentale del Trattato. Così come il trattato di interdizione completa degli esperimenti nucleari, anche questo futuro trattato andrebbe a integrare il TNP.
La principale minaccia per il futuro del TNP è la prosecuzione degli investimenti economici nelle armi nucleari oltre al rifiuto degli Stati in possesso di armi nucleari e dei loro alleati di prendere misure significative per por fine alla loro dipendenza dalle armi nucleari.

3° mito: “Le condizioni di sicurezza non sono appropriate”.

Lo stato attuale della sicurezza internazionale dimostra ancor più che il progresso nel campo del disarmo nucleare è fondamentale e urgente. Lo scopo stesso di un trattato di interdizione è quello di creare le condizioni favorevoli per il disarmo e la sicurezza.
L’obbligo di proseguire gli sforzi di disarmo nucleare del TNP non è subordinato all’esistenza di condizioni “favorevoli” a un ambiente sicuro.
E’ illogico attendere l’attuazione di un mondo libero dalle armi nucleari, o il raggiungimento di un “punto di minimizzazione” (vale a dire quando ci saranno molto poche armi nucleari), per iniziare i negoziati per il divieto di tali armi. Il Diritto è stato sviluppato per promuovere il cambiamento piuttosto che per confermare che un problema è stato risolto.

4° mito: “Sarà impossibile verificare e garantire l’applicazione del Trattato”.

Come ha rilevato il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sul disarmo nucleare, il trattato proposto sarebbe una misura provvisoria o parziale. I meccanismi per verificare la distruzione delle testate nucleari saranno negoziati ulteriormente.
A tal fine, un documento giuridicamente vincolante per vietare le armi nucleari sarebbe diverso da una convenzione generale sulle armi nucleari. Questo trattato non cercherebbe di stabilire fin da ora il quadro completo per raggiungere l’eliminazione.

5° mito: “Questo trattato non sarebbe sufficientemente dettagliato”.

Gli Stati che possiedono armi nucleari hanno avuto molte opportunità di negoziare una convenzione globale sulle armi nucleari, sia in seno alla Conferenza sul disarmo che altrove. D’altronde molti si oppongono a tale azione.
Gli Stati non dotati di armi nucleari possono continuare a patrocinare una convenzione sulle armi nucleari, sostenendo l’avvio immediato di negoziati su un trattato di interdizione più limitata.

6° mito: “Questo distoglierebbe l’attenzione da altre iniziative”.

I negoziati per un trattato che vieti le armi nucleari possono coesistere con altre iniziative volte a far progredire il disarmo nucleare, come il trattato proposto già da lungo tempo per fermare la produzione di materiale fissile.
I negoziati multilaterali sul disarmo nucleare sono in fase di stallo da più di due decenni a causa dell’opposizione di Stati con armi nucleari. Continuare l’elaborazione di un trattato di divieto potrebbe risolvere questa impasse.

7° mito: “Non avrebbe alcun effetto”.

Un trattato che vietasse le armi nucleari contribuirebbe alla progressiva stigmatizzazione delle armi nucleari. L’esperienza dimostra che il divieto di un tipo specifico di arma stimola passi avanti verso la sua eliminazione.
“Data la forte opposizione pubblica alle armi nucleari nella maggior parte degli Stati, sembra probabile che molti Stati che pretendono “la protezione” dalle armi nucleari siano disposti alla fine a firmare il trattato”.
La forte resistenza di alcuni Stati in possesso di armi nucleari verso un tale trattato suggerisce che questo avrebbe un impatto significativo sulle loro politiche e pratiche militari, anche se essi decidono di non aderire al trattato.

8° mito: “Gli Stati dotati di armi nucleari devono essere coinvolti”.

E’ vero che la partecipazione degli Stati in possesso di armi nucleari è essenziale nei negoziati per la distruzione degli arsenali nucleari. Tuttavia, gli Stati non dotati di armi nucleari possono benissimo andare avanti senza il sostegno immediato degli Stati con armi nucleari e negoziare un trattato di interdizione che rafforzi la norma internazionale contro le armi nucleari.
Gli Stati con armi nucleari hanno da tempo fallito nel prendere sul serio i loro obblighi. Non possiamo permetterci di essere alla mercè di una minoranza riluttante rispetto a tali iniziative. E’ ora che gli Stati privi di di armi nucleari prendano il controllo della situazione e avviino i negoziati per un trattato di interdizione.
Se gli Stati dotati di armi nucleari si rifiutano di partecipare ai negoziati, l’obiettivo sarà quello di convincerli ad aderire al Trattato, e ciò quando avranno raggiunto un accordo su un disarmo bilanciato. Il trattato di interdizione dovrà poi essere arricchito da una serie di accordi complementari, comprese le misure di verifica della distruzione delle scorte.

 

Traduzione dal Francese di Mariapia Salmaso