La ricchezza che esiste è frutto dello sviluppo tecnologico e del lavoro di migliaia di generazioni, quindi appartiene a tutta l’umanità e deve essere redistribuita fra tutta l’umanità.

 

Lo scorso 8 ottobre si è tenuta una tavola rotonda su: “La Rendita di Base Universale, un passo verso un nuovo paradigma all’altezza dell’essere umano”. Il convegno è stato organizzato da Maria Vittoria Caro, filosofa e attrice, membro del circolo culturale di Madrid che organizza i tre salotti del sabato “Riflessioni sull’essere”.

José María Herreros, coordinatore dell’Osservatorio sulla Rendita di Base di Attac Madrid, ha iniziato spiegando che cosa è una rendita di base universale e incondizionata e ha illustrato il contesto storico di questa misura economica e politica. Ha anche parlato della rendita di base come nuovo diritto universale, essendo tra i cosiddetti “diritti emergenti” o di quarta generazione.

Da parte sua, l’ingegnere informatico Carlos Arias Moreno, membro del collettivo “Economia basata sulle risorse” ha analizza la rendita di base dal punto di vista del gruppo di cui fa parte, sostenendo che la tecnologia senza controllo è inutile. E’ urgente che la nostra specie chiarisca le sue priorità e adatti i propri sistemi per consentire il corretto funzionamento della biosfera e dei suoi ecosistemi. Noi non siamo i padroni della Terra, ma coinquilini interdipendenti con le altre specie.
Egli ha anche spiegato come la Rendita di Base Incondizionata, senza essere una panacea “è in grado di trasformare gli spazi fisici e mentali della società, di aprire percorsi alternativi che siano più adattativi di questa anti-economia distruttiva chiamata capitalismo”.
“C’è la tecnologia e la conoscenza per creare un paradiso sulla terra, solo bisogna costruire una visione collettiva e riconoscerla”, ha detto Arias.

Ha chiuse il giro di interventi Juana Perez, giornalista dell’agenzia Pressenza e membro di “Umanisti per la Rendita di Base Universale”. Tra l’altro, Juana ha messo l’accento sul tempo storico in cui viviamo. Un tempo in cui la ricchezza che esiste -frutto dello sviluppo tecnologico e del lavoro di migliaia di generazioni, quindi appartenente a tutta l’umanità- è concentrata in poche mani, causando povertà estrema e catastrofi personali e sociali, ogni giorno più scandalose.
“Ci sono le condizioni materiali perché l’intera popolazione del globo viva in condizioni decenti, perché ci possiamo liberare dal lavoro come fattore schiavizzante”, ha spiegato la Perez. E ha concluso dicendo: “Siamo a un bivio in cui dobbiamo scegliere: o permettiamo che sia installata una dittatura economica globale, oppure lavoriamo per esigere che questa ricchezza che appartiene a tutti sia restituita a tutti”, cominciando col chiedere una rendita di base universale come passo verso un nuovo paradigma che ponga l’essere umano al centro, e con una visione motivante: una nazione umana universale.

Il convegno si è concluso con la partecipazione di un pubblico tanto attivo che è mancato il tempo per ulteriori interventi.

 

Traduzione di Leopoldo Salmaso