Sabato 7 maggio 2016 ha avuto luogo a Roma la manifestazione nazionale contro il TTIP (Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti). Una decina di migliaia di persone hanno riempito le strade del centro capitolino reclamando la difesa dei propri diritti, la tutela dei beni comuni e la riattivazione della sovranità popolare che sembra ormai avere ceduto il passo allo strapotere decisionale di una classe politica guidata a telecomando dal commercio e dalla finanza.
“Le persone prima dei profitti, STOP TTIP” è il grido e lo slogan che hanno fatto da cassa di risonanza nelle vie calde e assolate del centro di Roma dove il corteo, colorato e rumoso, ha raggiunto nel tardo pomeriggio Porta San Giovanni per chiudere la giornata di mobilitazione con un concerto.
Famiglie, gente comune, associazioni, sindacati e alcuni schieramenti politici si sono mostrati compatti nel dire stop all’accordo commerciale di libero scambio tra l’Uniome europea e gli Stati Uniti che di certo ha visto nei suoi negoziatori degli abili nemici della trasparenza non solo nei confronti dell’opinione pubblica ma anche nei confronti degli stessi europarlamentari che dovrebbero poi approvare il TTIP.
In tal contesto sembra evidente che l’eventuale creazione di un’area di libero scambio (all’americana) rischierebbe di smantellare il principio di precauzione tanto caro ai vecchi costituenti europei minacciando in tal modo seriamente i diritti acquisiti dal cittadino, la salvaguardia dell’ambiente e dei beni comuni e mettendo nelle mani dei potentati e dell’1% ancora più ricchezza, potere e profitto.
Ci siamo dimenati tra la gente del corteo che ha sfilato per le vie della capitale e abbiamo raccolto in una video intervista delle interessanti riflessioni di alcuni partecipanti
Vi invitiamo a prenderne visione: