Con il suo saggio “Curare lo spirito, guarire la Terra”, Michel-Maxime Egger c’invita a comprendere nell’intimo che noi non siamo separati dal mondo che abitiamo. L’ecopsicologia rende possibile questo cambiamento radicale della nostra percezione.

Con 250 pagine molto documentate, l’ultimo libro di Michel-Maxime Egger fa vacillare la visione della psiche, accettata in Occidente da più di un secolo. L’esclusività della teoria freudiana viene messa in discussione in profondità, per invitarci ad un vero cambiamento della percezione, a proposito dei legami che uniscono il “Sè” e il “cosmo”. Egger descrive il movimento dell’ecopsicologia nato negli anni ’90, grazie ad alcuni pensatori anglosassoni che percepirono la necessità di una reciproca relazione tra l’ecologia e la psicologia. Secondo questo movimento di pensiero, solo la congiunzione tra l’ecologia e la psicologia può risolvere la situazione “d’ecocidio” nella quale ci troviamo, in cui sia l’umanità che il pianeta sono malati. La sfida terapeutica essenziale è riassunta dal filosofo James Hillman: “Noi non possiamo essere analizzati o curati indipendentemente dal pianeta”.

Quindi gli ecopsicologi non considerano l’individuo separato dal suo ambiente, bensì come un essere permeabile ai danni e ai disequilibri subiti dalla Terra. Il compito primario sarebbe di smettere con “la terribile illusione della discontinuità”; l’idea di una separazione tra il Sè e il mondo creato nel pensiero moderno, ai fini di pronunciare la frase “Io sono”. L’identità umana non comprende solamente l’individuo, la sua famiglia con la sua comunità e la società alla quale egli appartiene, ma anche la “trama della vita” che ha delineato il mondo attuale nel suo insieme e nella sua diversità. Tutto è  interrelazionato. Siamo chiamati ad ampliare la nostra prospettiva e il nostro vissuto,  per ritrovare un valore che già ci appartiene nell’intimo: “La coscienza dell’unità della realtà”. Egger ritraccia le tappe dell’ epopea umana, che ci hanno condotto ad allontanarci da questa coscienza che faceva parte  della nostra struttura di base, così come si attesta nello studio delle società tradizionali.

IL CAMBIAMENTO DELLA MENTE E’ L’AVVENTURA ESSENZIALE DELLA NOSTRA EPOCA

Sia l’ecologia che la psicologia conoscono i loro limiti, che si manifestano proprio nella separazione. L’ecologia non guadagnerebbe l’adesione collettiva, poiché l’individuo moderno sarebbe dissociato al suo interno, nella relazione tra intelletto e cuore. L’individuo così si costruirebbe, senza esserne cosciente, una sorta di bolla per proteggersi dalla realtà. Le emozioni affrontano così “le verità che destabilizzano” e sono quindi rimosse e private del potere di trasformazione, di cui sono portatrici. D’altro canto la psicologia occidentale dominante si è limitata al mondo strettamente umano e soffre di una concenzione atomizzata e riduttrice del Sè. Per Freud “la natura” è un oggetto esterno all’essere umano, una realtà materiale, senz’anima, dalla quale dobbiamo difenderci.
Karl Gustav Jung è citato da Egger come precursore fecondo della nuova corrente di pensiero. Avendo esplorato le dimensioni storiche, cosmiche e spirituali della psiche si rivolge alla natura come al “vasto mondo di Dio, pieno di senso misterioso” e riconosce che “l’esistenza umana deve essere radicata nella Terra” giacchè “nel toccare la Terra, non si può evitarne lo spirito”.
Riannodando l’antico concetto di anima mundi, i numerosi autori citati da Egger esortano a passare da un ego-umano-centrico ad una prospettiva eco-cosmo-centrica, attestando, pur da prospettive differenti, la realtà dell’”anima del mondo”. “Il cambiamento della mente è l’avventura essenziale del nostro tempo. Il seme delle trasformazioni nei nostri cuori, nelle nostre anime e nelle nostre visioni della realtà”.
Queste parole della statunitense Joanna Macy testimoniano l’approccio olistico che ci è richiesto per seguire il cammino dell’ecopsicologia e per accettare il paradosso come via regale, verso la coscienza dell’unità.

LAVORARE PARTENDO DAL CORPO

In pratica, i nuovi approcci ecoterapeutici lavorano partendo dal corpo, attraverso la meditazione, l’interpretazione simbolica e archetipica dei sogni, attraverso la medicina sciamanica, proponendo dei soggiorni d’immersione nella natura selvaggia ecc.
Theodore Roszak nel suo libro “The Voice of the Earth” (la voce della Terra) ha lanciato nel 1992 la teoria dell’ecopsicologia, una linea guida per i militanti ambientalisti che si appellano ad una trasformazione: “ dobbiamo sentire ciò di cui la terra ha bisogno,  come se fosse il nostro più intimo desiderio”.

La disciplina di pensiero di Egger non esclude il piano politico. A fronte dell’”urgenza spirituale collettiva” il suo programma sfocia nella politica, riconoscendo il bisogno di una teoria sociale. La sfida essenziale si trova nell’articolazione dell’individuale e dello strutturale, senza dimenticare ciò che ci ha ricordato di recente T. Roszak “solo l’amore ci può salvare”.

traduzione dal francese di Paola Mola