Del Comitato Gettiamo le Basi

La Sardegna è come sempre il campo privilegiato delle manovre di guerra. Questa volta fanno le cose in grande. Ministra e generali pubblicizzano con orgoglio e soddisfazione l’esercitazione Trident Juncture: “Sarà la più imponente esercitazione Nato del dopoguerra”. La durata è spaventosamente inconsueta, va dal 1/10 al 6/11, il teatro è impressionante, i poligoni della Sardegna -Quirra, Teulada, Decimo/Capo Frasca- operano coordinati con Spagna, Portogallo, Napoli, Sicilia. La ricca Europa ha scaricato nel suo sud gli addestramenti di morte che nessuno vuole nel suo territorio e l’Italia a sua volta li ha scaricati nel suo sud e soprattutto nell’isola colonia. Alla Sardegna, infatti, ha riservato il peggio del peggio, i bombardamenti terra, aria, mare a fuoco vivo con vero munizionamento di guerra.

Il Tridente Congiunto della Nato colpirà la Sardegna con una quantità “mai vista prima”, così promettono, di missili all’amianto, al torio, all’uranio (munizionamento standard di Usa, Francia, Israele e altri Paesi partecipanti) e la miriade di veleni bellici, piombo, mercurio, fosforo, tnt, rdx, octol, criolite, difenilammina, etilcentralite, solo per citarne alcuni.

Il Tridente ci porterà, inevitabilmente, la crescita della devastazione ambientale, di leucemie, tumori e malformazioni genetiche eredità di oltre sessant’anni di perenni addestramenti di morte.

Il programma di esercitazioni, bocciato il 9 luglio dalla Regione Sardegna in sede CoMiPa (Comitato Misto Paritetico Stato Regione), ha avuto il via libera della Ministra alla Difesa il 25 settembre. La Regione ha 15 giorni di tempo per opporsi e sottoporre il decreto all’esame del Consiglio dei Ministri (90 giorni per pronunciarsi ). Però, il giorno 1 ottobre è partita la mega esercitazione Trident che, pertanto, si configura come illegale e abusiva data l’inosservanza delle procedure e dei tempi disposti dalle leggi che regolano la materia (L.898/76, L. 104/1990).

L’emanazione del decreto all’ultimo minuto è un volgare trucco da quattro soldi per mettere la Sardegna davanti al fatto compiuto e meglio scipparla del diritto di opposizione e delle prerogative di legge.

L’assenza di reazioni del Governatore, della Giunta e del Consiglio accende il sospetto che lo scippo sia stato concordato con “lo scippato”. Non sarebbe certo la prima volta, anzi sta diventando la prassi dell’Amministrazione regionale (deportazione degli insegnanti, Sblocca Italia ecc.). Il sospetto è rafforzato dalle interpretazioni filo ministeriali della L. 898/76 e 104/1990 che circolano nell’entourage del governatore Pd Pigliaru, bislacche e in palese contrasto con lo spirito, l’iter, le diciture della legge e, in particolare, con il combinato disposto dei commi 4,11 dell’art.3. Favoleggiano su presunte procedure diverse per servitù ed esercitazioni, ignorano i precedenti storici e con afflato sadomasochista negano il diritto della Regione di opporsi alle decisioni ministeriali. Se le argomentazioni avessero fondamento, se chi le propone ci credesse veramente, allora graverebbe sulla Regione e soprattutto sui parlamentari sardi il dovere impellente di attivarsi per apportare le modifiche legislative mirate alla parità tra esigenze civili della Sardegna ed esigenze della Difesa, “l’armonizzazione” imposta dalla legge.

L’interpretazione filogovernativa, lesiva delle prerogative della RAS e degli interessi del popolo sardo, fa sentire la Casta libera dall’incombenza di contrastare i poteri forti, soprattutto se “amici”, dai quali dipendono le personali carriere politiche e dirigenziali. Poco o niente interessa la sofferenza dei popoli contro i quali la Nato ha scatenato e scatenerà la macchina di guerra costringendo i sopravissuti a una migrazione di dimensioni sconvolgenti. L’attaccamento canino al padrone e alle miserrime briciole del suo piatto impedisce persino di vedere gli “effetti collaterali” che colpiscono anche loro: il genocidio del popolo sardo con i veleni di poligono e con lo strangolamento economico della sottrazione di risorse, i tagli feroci alla spesa sociale per finanziare fallimentari avventure belliche.

La sudditanza, voluta, della Regione e delle elite di vario grado è comprovata dal ben più grave e nocivo persistere nel fingere d’ignorare l’obbligo imposto al ministro dalla stessa legge di procedere prontamente (dal 1990!) all’equa ripartizione tra tutte le Regioni del carico militare concentrato in Sardegna in misura iniqua e abnorme (il 60% del demanio militare dell’Italia). Tutti i ministri dal 1990 ad oggi hanno evaso la legge, la Regione ha sempre mascherato l’assenza di azioni istituzionali con il silenzio o con infuocate dichiarazioni stampa su “l’ennesimo schiaffo dello Stato” mirate a tenere a bada il popolo presunto bue.

Ci risparmino la solfa sull’arroganza dello Stato. Chi zerbino si fa da zerbino è usato!

Il governatore Pigliaru demolisca i nostri sospetti con gli atti istituzionali di sua competenza, eserciti il diritto di opposizione ai diktat ministeriali, dimostri che la Sardegna non è suddita compiacente più realista del re, tenga a mente che nel corso della sua storia millenaria non ha mai aggredito altri popoli, è nella sua cultura, codificato nel nostro dna, il principio “Se vuoi la pace prepara la pace”, Oggi ha la possibilità e la capacità di DISARMARE IL TRIDENTE NATO, DISARMARE LA GUERRA.