“In politica una settimana è un sacco di tempo” diceva l’ex premier del Regno Unito Harold Wilson negli anni Sessanta e questa settimana lo ha dimostrato in pieno!

Domenica scorsa la maggioranza dei greci si sentiva fiera e felice di aver tenuto testa a Berlino dicendo un sonoro OXI (No) alle proposte di continuare con l’austerity.

Quelli che seguivano con empatia le difficoltà della gente comune in Grecia erano euforici e credevano che con questo chiaro mandato Atene sarebbe andata a Bruxelles chiedendo un accordo più equo. I commentatori e gli economisti di sinistra tracciavano parallelismi con l’enorme debito tedesco cancellato dopo la seconda guerra mondiale, quando il rapporto tra debito e PIL è passato dal 200% al 20%, dando un’energica spinta all’economia tedesca, che l’ha portata allo status di superpotenza economica. Perfino il Fondo Monetario Internazionale ha ammesso che la cancellazione del debito greco era inevitabile.

Purtroppo Bruxelles non ha voluto saperne.

Il tedesco Schäuble e i Ministri delle Finanze di altri membri più piccoli, nordici e orientali dell’Eurozona, come la Finlandia, si sono dimostrati spietati con la Grecia. Prima hanno detto chiaro e tondo a Tsipras che non ci sarebbe stato alcun negoziato, a meno di non rimuovere il Ministro delle Finanze Varoufakis e così lui lunedì si è dimesso, dimostrando ancora una volta che nella battaglia tra democrazia e denaro è il denaro a vincere. Poi si sono messi a parlare apertamente di  Grexit e nello sgomento di chi osservava il susseguirsi degli eventi hanno costretto Tsipras a capitolare e ad accettare una specie di copia delle richieste originali di Bruxelles. Lui è riuscito a convincere il Parlamento greco ad accettarla, compresi la maggior parte dei suoi parlamentari, ignorando il No al referendum di pochi giorni prima.

Adesso sembra che neanche questo basti più a Schäuble, che ormai preferisce spingere la Grecia fuori dall’euro.

Nel suo commento pubblicato dal Guardian Varoufakis ha scritto: “Per uscire dall’euro dovremmo creare una nuova valuta dal nulla. Nell’Iraq occupato l’introduzione di una nuova carta moneta ha richiesto quasi un anno, una ventina di Boeing 747, la mobilitazione della potenza militare americana, tre tipografie e centinaia di camion.”

A questo punto la Grecia ha davanti due scelte:

  1. Accettare l’austerity almeno per una generazione, se non due, fare quello che dicono Schäuble e i suoi amici delle banche e diventare un paese del Terzo Mondo.
  2. Dichiarare bancarotta, adottare una nuova moneta, uscire a razzo dall’Eurozona e ricostruire l’economia come ha fatto l’Argentina, imparando dai suoi errori.

Per il bene dei greci, speriamo che prevalga la seconda scelta, che questo sia stato fin dall’inizio il gioco di Tsipras e Varoufakis e che i recenti viaggi in Russia e le conversazioni regolari con Putin riguardassero i progressi delle tre zecche clandestine che stanno producendo camionate di belle nuove dracme.

Traduzione dall’inglese di Anna Polo