Datemi il controllo sulla moneta di una nazione e non mi preoccuperò di chi ne fa le leggi” diceva Mayer A. Rothschild, il banchiere che 250 anni fa fondò uno dei più ramificati imperi finanziari. A quelli si può attribuire la massima responsabilità in tutte le crisi del sistema capitalistico comprese le due più disastrose: quella iniziata nel 1929 e quella attuale.

Rothschild non esprimeva un pio desiderio, ma esponeva il suo lucidissimo programma, puntualmente realizzato nei secoli seguenti. Infatti le leggi di tutti i paesi continuano a punire severamente i piccoli falsari, ma intanto la creazione del denaro in tutte le nazioni è stata usurpata dal Grande Falsario, il sistema bancario privato, “sdoganato” e protetto da istituzioni altrettanto private e sempre meno preoccupate di mantenere una facciata pubblica, cioè le banche centrali, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, con annessi e connessi.

Nel 1993 un cattedratico di Diritto, Giacinto Auriti, citò a giudizio i vertici della Banca d’Italia per truffa, usura e altri reati. Auriti sostenne che stampare banconote con la dicitura “Banca d’Italia” (che era ed è una società per azioni in mani private) invece che “Repubblica Italiana” costituiva appropriazione indebita della moneta. E non si tratta di una mera questione di forma, ma di sostanza, perché la Banca d’Italia, invece che accreditare gratuitamente il denaro alla pubblica amministrazione, lo addebita e per giunta lo grava di interesse. Questo comportamento realizza un’usura del 200% più interesse.
Il giudice sentenziò: “…il Professor Auriti ha dimostrato l’elemento materiale del reato. Manca il dolo perché… si è sempre fatto così”. Auriti ribattè che lui ammetteva la buonafede degli accusati, ma solo PRIMA della sua denuncia. DOPO, la persistenza nel reato è un’aggravante, non un’attenuante. A nulla valse. Auriti fu condannato al pagamento delle spese processuali che, ironia della sorte, furono trattenute sul suo stipendio da… la Banca d’Italia.
Due proposte di legge ispirate da Auriti e presentate per due legislature successive da senatori di ben cinque diversi partiti non furono mai discusse. Il cardinale Ratzinger, col quale Auriti era in contatto epistolare, riconobbe la perfetta coerenza del programma auritiano con la dottrina sociale della chiesa.

Auriti morì nel 2006, un anno prima dello scoppio della crisi attuale che gli economisti si ostinano a voler curare con dosi crescenti del veleno che l’ha causata, e così:

  1. Il 90-95% di dollari, sterline, euro, e di tutte le altre principali valute vengono creati dal nulla, elettronicamente, dalle banche private, e prestate a governi e cittadini in cambio di beni reali come garanzia, più interessi.
  2.  Le banche creano la moneta sotto forma di debito ma non creano la moneta necessaria a pagare gli interessi composti, quindi il debito è matematicamente inestinguibile e un numero crescente di debitori, singoli cittadini o interi stati, va necessariamente in fallimento.
  3. Ogni debito ripagato toglie la corrispondente somma dalla circolazione e così, se un numero consistente di debiti fosse ripagato, si avrebbe una grave crisi di liquidità. Cioè: il comportamento eticamente ed economicamente virtuoso è finanziariamente disastroso.
  4. Tutto il sistema agisce come un organismo drogato, con alternanza strutturale di crisi “di astinenza” e “da overdose” e con bisogno di dosi sempre crescenti di debito per procrastinare l’inevitabile collasso.
  5. Non esistono creditori netti, ma solo soggetti meno indebitati di altri. Il debito strutturale coinvolge le banche stesse, ma le banche che governano il mondo sono “troppo grosse per fallire” e quindi vengono salvate dai governi che scaricano il costo sulle spalle dei cittadini.
  6. I cittadini vengono tenuti nell’ignoranza, e pure colpevolizzati, perché il sistema bancario da lungo tempo si è assicurato l’asservimento della classe politica e dei media mainstream, corrompendo quei pochi che non sono ignoranti e riducendo al silenzio quei pochissimi che non sono né ignoranti né corruttibili. Ancor più vergognoso è l’asservimento degli economisti, una casta autoreferenziale con tanto di premio Nobel spurio autogestito, istituito 70 anni dopo i veri premi Nobel e finanziato dalla banca di Svezia invece che con il lascito di Alfred Nobel. A controprova, i più importanti contributi per la comprensione della natura e della funzione del denaro sono venuti da filosofi (David Hume, Rudolf Steiner, Karl Marx, senza risalire ad Aristotele), mercanti autodidatti (Silvio Gesell), poeti (Ezra Pound), fisici e inventori (Maurice Allais, Nicolò Bellia), giuristi (Giacinto Auriti) e le loro idee, che non trovano posto nell’accademia, vengono divulgate da artisti (Paul Grignon, Beppe Grillo).

A Rotschild fece da contrappunto Henri Ford, il promotore dell’automobilismo di massa: “È un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perché se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domattina”. Però da qualche decennio, e soprattutto sotto i morsi della crisi, un numero crescente di studiosi (coordinati nel IMMR – Movimento Internazionale per la Riforma Monetaria)  e di attivisti politici sta rompendo il tabù sulla moneta e comprende che “il re è nudo”. Fra questi ci sono i movimenti politici europei di rottura (Cinque Stelle, UKIP, Syriza, Podemos, Ciudadanos, Pis), quasi tutti i governi dell’America Latina e il Parlamento Islandese che ha recentemente formalizzato una Proposta di Riforma Monetaria. Una proposta ancor più completa e radicale viene dal gruppo di lavoro che da anni cura la trasmissione radiofonica “Debito o Democrazia”, in onda nel triveneto ogni martedì mattina sui 94 MHz di Radio Gamma 5, con collegamenti in Grecia, Spagna, Regno Unito, Svizzera, Tanzania, Sudafrica, e altri paesi. Tutto questo lavoro è stato distillato nel Manifesto per un Nuovo Ordine Monetario “Moneta Bene Comune” che oggi viene presentato alla libreria “La Forma del Libro” di Padova e in contemporanea su Pressenza (qui sotto). Martedì prossimo il manifesto verrà discusso a Verona nel seminario “Beni Comuni e Diritti” organizzato dall’Università del Bene Comune diretta dal professor Riccardo Petrella. Durante il weekend se ne parlerà anche, fuori programma, al Festival dell’Economia di Trento. Seguirà l’Incontro Nazionale dell’Economia Solidale a Trieste, 17-21 giugno, e tanti altri dibattiti pubblici oltre alla disseminazione virale sul web.
Il manifesto viene diffuso con Licenza Creative Commons Attribuzione -Non Commerciale- Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.

 

 

MONETA BENE COMUNE

Manifesto per un Nuovo Ordine Monetario

Moneta BC logo copia

 

  1. Destinazione Universale dei Beni Comuni

E’ bene comune tutto ciò che è essenziale per attuare i diritti fondamentali di ogni persona e comunità, nel rispetto della biosfera. L’accessibilità dei beni comuni è diritto/dovere primordiale di ogni soggetto, cui vanno subordinate tutte le leggi e tutti i trattati.

  1. Moneta Bene Comune

La moneta è bene comune perché essenziale per il funzionamento delle società complesse. Ogni comunità ha diritto all’autodeterminazione monetaria quale condizione per l’effettiva fruibilità degli altri beni comuni e degli altri diritti fondamentali.

  1. Nuovo Ordine Monetario

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è inattuabile senza un appropriato ordine monetario, dal quale solo può derivare ordine finanziario, economico e politico. La moneta, al momento dell’emissione, è proprietà della comunità che ne legittima il valore, unico soggetto collettivo titolare del signoraggio[1].

  1. Abbondanza monetaria (Moneta-credito)

La scarsità monetaria (Moneta-debito) è un residuo del gold standard, ingiustificata anzi controproducente nell’economia contemporanea. La comunità mette gratuitamente[2] a disposizione dei suoi membri la moneta necessaria e sufficiente a realizzare progetti legittimi. Chiunque intenda perseguire simili scopi mette in campo le proprie risorse materiali e/o immateriali avendo la certezza che eventuali limitazioni finanziarie deriveranno esclusivamente da inadeguata sostenibilità del suo progetto per altre cause[3].

  1. Rendita di Base Universale Incondizionata (RBUI)

Ogni membro della comunità è titolare di un dividendo[4] mensile, dalla culla alla tomba, non sottoposto a condizione alcuna, che consenta un tenore di vita e un inserimento sociale dignitosi.

  1. Moneta Deperibile (Demurrage, Fiscalità Monetaria)

La nuova moneta decade a un tasso intrinseco, come gli elementi radioattivi. Ogni forma di fiscalità che colpisca i redditi è anti-economica, dannosa sia per i singoli che per le comunità[5].

  1. Flusso Monetario

La moneta viene creata come RBUI e come credito per la fornitura di beni e servizi legittimi, e circola in modo ottimale grazie alla sua deperibilità. Le nuove emissioni con relativo tasso di deperimento (flusso monetario[6]) sono modulate sotto controllo democratico effettivo.

  1. Regime Transitorio

Sul piano operativo bancario, sia nazionale che internazionale, non cambia quasi nulla. Sul piano contabile la moneta elettronica dei depositi a vista diviene proprietà dei titolari di conto, le banche fungono da semplici intermediari e registrano l’equivalente passività presso la banca centrale che torna ad essere pubblica, sotto controllo di un ente separato dall’esecutivo[7].

[1] Signoraggio è la differenza fra il valore nominale di una moneta o deposito a vista e il loro costo reale (materiali e lavoro necessari per produrli). Si tratta di un’enorme ricchezza comune che oggi viene usurpata dall’industria bancaria privata.

[2] Senza corresponsione di contropartita, né interesse positivo, né obbligo di restituzione.

[3] La concorrenza si gioca sulla qualità più che sul prezzzo. La quantità di beni e servizi è regolata dalla domanda (libera, non indotta). Vige un’autentica meritocrazia.

[4] Dividendo di signoraggio, inalienabile e cumulabile con ogni altro introito. Le risorse necessarie sono disponibili riallocando la spesa assistenzialistica, con drastica riduzione delle pastoie e dei costi burocratici. Abolendo la fiscalità tradizionale si raddoppia la quota disponibile dei redditi. La RBUI può incoraggiare pochi “ignavi assoluti” ma tutti gli altri lavorerebbero poche ore per produrre in modo più creativo perché libero dal bisogno, con grande vantaggio economico per se stessi e per la comunità. In ogni caso l’automazione garantisce una produzione di beni e servizi più che adeguata, abbattendo sia il rischio di inflazione che quello di recessione.

[5] La moneta non deperibile funge da riserva di valore con le aberrazioni dell’accumulo: privilegio di pochi monopolisti; barriera contro i diritti reali dei molti e l’effettiva libertà del mercato; causa di bolle speculative e cicli recessivi; pretesto per manovre inflattive. La nuova moneta, che in gran parte è elettronica nei depositi a vista, perde valore a un tasso stabilito. La moneta fisica, necessaria per le fasce di popolazione che non hanno ancora pieno accesso a quella elettronica, non è soggetta a restrizioni se non al divieto di tesaurizzarla. Qualche forma di fiscalità tradizionale può essere mantenuta per monitorare le attività economiche, purché non le penalizzi (esempio: IVA interamente rimborsata al fruitore finale).

[6] Le politiche basate sulla massa monetaria anziché sul flusso sono anti-scientifiche e, nei fatti, coprono ogni tipo di abuso.

[7] Il nuovo ordine, basato su moneta credito, RBUI, fiscalità monetaria, rende il mercato più equo ed efficiente perché abbatte le possibilità di speculazione e di usura, incanala il capitale verso impieghi produttivi di lungo termine, riassorbe gradualmente il debito pubblico e privato, rieduca l’etica economica a favorire la libera cooperazione piuttosto che la competizione forzata.