I terremoti ed il terremoto

Terremoti scuotono il mondo ogni giorno. Ieri lo hanno scosso più volte, violentemente, con morti e distruzioni,   in Nepal,  più dolcemente nelle isole Samoa, in Afganistan, in Indonesia, nel sud dell’Oceano Pacifico, nelle isole Hawai, in Turchia, in  Alaska, in Perù.

Quasi contemporaneamente a quello che ha scosso la Marca trevigiana ed il bellunese, un terremoto della scala di magnitudine 3.9 è avvenuto a 22 km da Santiago del Cile.

La scossa di terremoto locale  è stata avvertita distintamente, poco dopo le 4 di mattina… Profondità: 2 km. Magnitudo 3.5.

Secondo i rilevamenti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) l’epicentro è stato in un’area che coincide con il cuore delle “colline del Prosecco”; sentito a Cornuda, Crocetta, Farra, Follina, Miane, Montebelluna, Moriago, Pederobba, Sernaglia, Valdobbiadene, Vidor,  ed altrove.
Il sisma è stato il più forte degli ultimi anni, in linea con i movimenti sismici che periodicamente avvengono nella  faglia del Montello.
Nella cittadina più abitata, Montebelluna, molti sono usciti di  casa ed alcuni si sono anche rivolti alla Protezione Civile. Il sindaco di Montebelluna, Marzio Favero, ha ispezionato personalmente scuole ed edifici pubblici, senza  individuare danni.

Gas a Nervesa                                                                                                                                    

Non lontano dell’ epicentro del terremoto si trova Giavera del Montello, dove vi sono in corso perforazioni per estrazione di gas.  Con ipocentro a quella profondità, 2 km, e non molto distante, le trivelle andrebbero fermate, almeno metaforicamente,  per riflettere.

Storia del gas a Nervesa

La storia del gas a Nervesa viene da lontano. Pozzi furono perforati da ENI negli anni 80 e poi abbandonati. In un documento ENI del 1994, depositato all’Ufficio Nazionale Miniere Idrocarburi e Geotermia subito dopo aver chiuso il pozzo “Nervesa”, si legge che    che i  pozzi della concessione “Carità”, furono  due: il “Nervesa 1″ e il “Nervesa 1 Dir A”,  Inoltre si afferma che, in caso di sfruttamento, sono  da prevedere stimolazioni in profondità con fluidi opportunamente scelti e non si escludono acidificazioni con fratturazione idraulica. È chiaro perché l’ ENI non procedette a sfruttare  il gas di Nervesa. Nel 1994 il petrolio era a 15 dollari al barile e il fracking costava ancor di più di quanto costa oggi, non rendendo conveniente l’ operazione.

Gas a Nervesa oggi

Oggi il titolare  della concessione Carità è la Sound Oil e l’esecutore dei lavori è l’Appenine Energy.

Concessione Carità

In un’ intervista  dopo che la trivella trovò a circa 500 metri sotto terra il giacimento,  il CEO della Soud Oil, Parsons, raccontò l’aspetto economico dell’affare: il giacimento è sufficientemente grande per giustificare lo sfruttamento, che nel 2015 dovrebbe garantire il primo flusso di cassa. Il giacimento è stimato in  21 miliardi di metri cubi di gas, frutterà, quando operativo, 14 milioni di dollari all’anno. Le cose stanno andando come raccontate allora.. Le vicende del gas a Nervesa sono state seguite passo a passo dalla stampa locale: il giornale on-line oggi Treviso, La Tribuna di Treviso, Il Gazzettino ed Il Corriere del Veneto. le novità possono essere le seguenti. Lo scorso 2 marzo la regione Veneto, commissione V.I.A.,  ha approvato a Apennine  Energy S.p.A. la realizzazione della centrale per la messa in produzione del pozzo Sant’Andrea 1 dir ST. La Valutazione Impianto Ambientale ( V.I.A.) era sta approvata, poco prima. È previsto che il primo pozzo perforato nel 2013 dia un’ entrata superiore a 4 milioni di euro.

Una comunicazione recente, 11 maggio 2015  di Sound Oil informa che il secondo pozzo è stato perforato fino a 1295 metri e che è in corso l’ installazione del rivestimento. Tutto procede secondo programma.

Riflessioni

Il terremoto di ieristimola alcune riflessioni.

Innanzitutto su un problema ancora aperto. La possibile correlazione tra stoccaggio sotterraneo di gas e sismicità indotta. In merito, l’ Unione Europea ha fatto rilevare come la direttiva Seveso III (2012/18/UE) inerente il controllo dei pericoli di incidenti connessi con sostanze pericolose – che entrerà in vigore il 1° giugno 2015 – obbliga che “il gestore di un impianto di stoccaggio sotterraneo di gas metano rediga un rapporto di sicurezza che consenta di individuare situazioni nelle quali potrebbero verificarsi incidenti, compresa una sintesi delle potenziali cause” come “terremoti e inondazioni”. Inoltre, la direttiva Seveso III – come aggiornamento della direttiva Seveso II (96/82/CE, ndr) – prevede che “in caso di modifiche ad un impianto che potrebbero portare al rischio di incidenti rilevanti, gli Stati membri devono garantire che le rispettive politiche di pianificazione territoriale prevedano procedure di consultazione atte ad agevolarne la prevenzione”. In poche parole, per quanto riguarda il progetto “Collalto” spetterebbe alle autorità nazionali competenti di prendere una decisione motivata e basata sull’esito delle consultazioni del caso. A questo punto, si attende un pronto intervento del ministero dello Sviluppo economico.  A questa sollecitazione, la risposta del Commissario europeo all’Ambiente è stata immediata e preoccupante. La concessione di stoccaggio “Collalto” della Edison – conferita nel 1994, soggetta ad un primo ampliamento nel 2009 e situata in una zona con pericolosità sismica media-alta, già inserita in classe sismica 2 nel 1980 – si estende su 88,95 chilometri quadrati della provincia di Treviso, in Veneto. Comprende una centrale di raccolta e trattamento del gas che occupa un’area di 14739 metri quadrati, alla quale sono allacciati 17 pozzi di stoccaggio, 3 pozzi di monitoraggio ed un pozzo di produzione. A pieno regime, e con tutte le autorizzazioni del caso, il progetto di ampliamento prevede il potenziamento della capacità di stoccaggio fino ad 800 milioni di metri cubi di gas. Un campo di stoccaggio di medie e piccole dimensioni rispetto a quelli gestiti dalla Stogit in Lombardia ed in Emilia Romagna, ma che preoccupa non poco.

Le perforazioni per gas a Nervesa hanno senz’altro provocato un dibattito tra la gente, ed alcune istanze delle opposizioni.  Le amministrazioni l’ attuale, Vittori, e la precedente, pur non titolari del potere di decisione, sedotte dale royalties, In ballo per il comune ci sono royalties per un valore di circa 2. 2 milioni di euro,  non hanno mai preso in considerazione dubbi ed interpellanze e non si sono opposte allo sfruttamento del gas. Il sindaco Vettori ha organizzato un incontro in municipio con il geofisico Enzo Boschi che ha negato  qualsiasi rischio di sisma in quanto la tecnica impiegata dall’impresa non prevede idro fratturazione, immissione di acqua ad alta pressione per rompere la roccia che isola il gas.

Proposte di ascoltare tecnici di parere opposto come la docente universitaria, Maria Rita D’ Orsogna, non sono state mai prese in considerazione.

 

Le affermazioni di Boschi permettono di introdurre un’ ulteriore riflessione. In Italia la tecnica del fracking non è utilizzata. Nemmeno in Emilia e Romagna dove un paio di terremoti  nel 2012 hanno colpito l’ Emilia Romagna con un bilancio di 27 morti, centinaia di feriti ed immensi danni materiali. Un terremoto della grandezza di 5.9 avvenne il 20 maggio 2012 ed il secondo di 5.8, nove giorni dopo.

A fine 2012 la regione Emilia Romagna incaricò un comitato di geo scienziati internazionali di indagare sulla relazione tra estrazione di petrolio e gas ed attività sismica. Il maggio del 2013 il presidente della regione Emilia Romagna, Vasco Errani sospese tutte le richieste di esplorazioni per idrocarburi nell’ area del terremoto, in attesa del risultato del rapporto. Il rapporto dell’ ICHESE è stato consegnato il febbraio 2014, ma non ancora sufficientemente divulgato. La rivista inglese Science in un articolo  firma di Edwin Cartidge, uno scrittore scientifico residente a Roma, ne ha rivelato il contenuto. Il rapporto, senza entrare ora in dettagli tecnici, mette in relazione i due terremoti con l’ attività umana di sfruttamento degli idrocarburi. Il ritardo a divulgarlo èi dovuto alla preoccupazione di condizionare negativamente tutta l’ attività estrattiva.

Il link con l’ articolo, in inglese, è il seguente:

http://www.sciencemag.org/content/344/6180/141.full

 

L’ autorizzazione della Regione Veneta allo sfruttamento afferma che il rapporto ICHESE non riguarda Nervesa. Lo stesso dice Apennine Energy in una dichiarazione di oggi, ma la cosa non è così scontata.