l Tar di Palermo ha rigettato i ricorsi del Ministero della Difesa e ha accolto quelli di Legambiente e dei comitati NoMuos ribadendo l’illegittimità dell’impianto satellitare MUOS della Marina statunitense. Le mega antenne sono costruite in una riserva naturale da sempre considerata sito di interesse comunitario (Sic) e per di più in un’area in cui vige il divieto assoluto di edificabilità. A rincarare la dose e, come se non bastasse, evidenziando la poca trasparenza che storicamente ha caratterizzato l’intera vicenda, la costruzione abusiva degli impianti della base militare è stata portata avanti con dei permessi non conformi e scaduti per non parlare del fatto che l’impresa che aveva compiuto i lavori era in odor di mafia.
In tale quadretto tipicamente italian style, sebbene sia arrivata la sentenza del tribunale, ad oggi, secondo quanto mostrano dei video e sulla base delle diverse testimonianze degli attivisti No Muos e di varie associazioni, all’interno della base non solo transitano regolarmente i militari statunitensi, ma ci sono vari movimenti di operai a lavoro e le luci intermittenti delle mega antenne sono accese, chiaro segno di operatività. In poche parole, ad un mese dalla sentenza, nulla è cambiato e niente sembra avere perturbato il comportamento di chi opera all’interno della base e di chi lavora per il Muos.
Se si tratta di un impianto abusivo in seno ad una zona assolutamente inedificabile e se esiste una sentenza di un organo giudiziario dello Stato italiano, perchè non si provvede a mettere i sigilli alla base? Perchè e come si può permettere di contravvenire ad una sentenza di un organo giudiziario italiano? Perchè durante il mese successivo al parere del Tar, sono stati solo ed esclusivamente gli attivisti NoMuos a dover interporre i propri corpi davanti ai cancelli della base per evitare che i militari e soprattuto gli operai ne avessero accesso?
Dove è la questura, dove sono le autorità nazionali, dove sono quelle forze dell’ordine che per mesi, anzi anni, non hanno esitato a intervenire, spesso pesantemente e violentemente, nei confronti dei manifestanti durante le loro proteste? Dove sono adesso che c’è il famoso pezzo di carta, una sentenza di Tribunale, che comporta il dovere di bloccare e sigillare l’intero impianto e di fare in tal modo rispettare le leggi dello Stato al quale prestano servizio?
Attestata l’inosservanza della sentenza, qualche settimana fa, gli avvocati NoMuos hanno provveduto ad inviare un atto monitorio al ministro dell’Interno, al dipartimento di Affari interni e territoriali, alla prefettura di Caltanissetta, all’ufficio del gabinetto del questore, al commissariato di Niscemi, al comando della stazione dei carabinieri di Niscemi e al loro ufficio relazioni pubbliche. Da un lato la polizia ha dichiarato di non essere stata raggiunta da alcuna comunicazione, dall’altro il ministero degli Interni ha inviato agli avvocati una nota in cui sottolinea di non essere l’ufficio competente.
“La Questura e la Guardia forestale non stanno facendo niente, anzi i poliziotti scortano gli operai alla base Us Navy. Giudici offesi”, denuncia Goffredo D’Antona, avvocato dell’associazione antimafia Rita Atria e uno tra i difensori per conto degli attivisti della causa NoMuos.
Nel frattempo gli attivisti non si fermano ed anzi si muovono parallelamente con delle richieste e dei comunicati e organizzando una mobilitazione nazionale per il 4 aprile prossimo.
Non è la prima volta in cui ci chiediamo a che gioco stiamo giochiamo per quanto riguarda la vicenda del Muos. Non siamo così ingenui da non avere alcuna risposta o da non comprendere realmente a che gioco stanno giocando, ma siamo ancora qui per sperare nella Giustizia e allo stesso tempo per mettere in luce che lo Stato, indipendentemente da chi lo governi, sta cercando da decenni tutte le vie possibili per seminare la sfiducia popolare, per creare nette distanze con la popolazione e con la sua volontà e per cercare di ridurre o addirittura cancellare ogni forma di sovranità.