Con il rinvio a giudizio di 32 persone per le vicende TAV l’unica cosa da fare sarebbe fermare i lavori

Il rinvio a giudizio di 32 persone in relazione alla realizzazione del Passante TAV di Firenze sono l’ennesima riprova che le denunce fatte da tante persone, compreso il comitato NO TUNNEL TAV, hanno una ben forte consistenza. Il fatto che la politica nazionale taccia e quella locale chiuda accuratamente gli occhi è un pessimo sintomo e indizio che ancora troppe collusioni sono attive.
Di fronte allo sfacelo tecnico, politico e morale che emerge dalla vicenda TAV fiorentina l’unica cosa decente da fare sarebbe per lo meno sospendere i lavori. Invece lavorazioni secondarie, sostanzialmente superflue ma che dovranno essere ben pagate alle ditte costruttrici, vanno avanti al di fuori degli accordi contrattuali e della gara fatta a suo tempo.
L’ennesimo annuncio dell’inizio dello scavo rinviato a novembre è il sintomo chiaro che i problemi non sono assolutamente risolti. Il CNR sta studiando quelle terre ormai da oltre un anno; nemmeno i sassi portati dalla luna sono stati così attentamente studiati! La questione è invece semplicissima: dal tunnel – se mai si troverà una nuova fresa e capendo chi la pagherà – uscirà melma, materiale non palabile. Si potranno stravolgere le normative vigenti, già troppo corrive, ma il fango resta fango e le colline promesse a Cavriglia diverrebbero comunque una palude di melma.
Il Comitato ricorda come i costi stiano andando alle stelle nonostante l’alta probabilità di non poter finire l’opera. Ad aprile 2014 il bilancio di Nodavia parlava di costi giunti a circa 740 milioni di euro; forse a Firenze siamo ad un record non invidiabile: per i 7 km di tunnel i costi sono già 105 milioni al chilometro senza aver scavato nemmeno un centimetro!
Questa TAV fiorentina non è solo un disastro economico e ambientale, rende Firenze ridicola nel mondo.

Comitato NO TUNNEL TAV Firenze
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