Di  Monserrat Sepulveda

E’ raro che a noi attivisti capiti l’occasione di esibire la nostra bandiera arcobaleno e i nostri striscioni per festeggiare e non per manifestare. Il 28 gennaio scorso gli attivisti cileni hanno avuto quella rara opportunità: dopo 4 anni di lavoro intenso da parte delle organizzazioni LGBT, finalmente una legge per le unioni civili è passata in Parlamento.

Come attivisti in Cile pensavamo che questo momento non sarebbe mai arrivato. Vivendo in una società molto conservatrice, dove la Chiesa cattolica ha una grande influenza, le unioni civili ci sembravano un sogno impossibile da realizzare. Invece il Parlamento ci ha sorpreso: con 78 voti a favore e solo 9 contrari la legge per le unioni civili è stata approvata a stragrande maggioranza. A partire dal luglio 2015 potremo celebrare l’unione della prima coppia dello stesso sesso.

Due organizzazioni – Fundación Iguales e Mouilh – hanno giocato un ruolo chiave in questo successo. Sostenute da un’ampia rete di attivisti e ONG hanno portato avanti la battaglia per oltre 5 anni. Questa legge ha avuto un esordio molto timido. E’ stata presentata per la prima volta al Senato nel 2011 ed è stata classificata come “non urgente” dal presidente. Con questa dicitura, avrebbero potuto passare decenni prima che venisse riproposta, discussa ed infine votata. Nel 2013 le organizzazioni LGBT e quelle per i diritti umani hanno lavorato sodo per tutti i mesi che hanno preceduto le elezioni presidenziali, incoraggiando la gente a votare per i candidati che sostenevano apertamente le richieste del movimento. Michelle Bachelet è stata poi rieletta e anche se ha esitato a esprimere una ferma dichiarazione pubblica a favore della legge, ha poi fatto una vaga promessa di appoggiare un dibattito nazionale su questo argomento. Da allora abbiamo cominciato a sperare.

Nel marzo 2014, qualche settimana dopo la sua elezione e dopo tre anni di pressione da parte della società civile, che nel frattempo aveva raccolto forza e consensi, Michelle Bachelet ha finalmente conferito al disegno di legge la denominazione di “urgente”. Così, con nuovi membri in Parlamento più aperti al movimento LGBT, è sembrato proprio che il momento giusto fosse arrivato.

Le associazioni Iguales e Mouilh con l’aiuto di altre organizzazioni non governative hanno continuato a fare pressione sui deputati, recandosi in Parlamento a ogni singola sessione di dibattito e assicurandosi che la proposta di legge fosse spesso menzionata dalla stampa. Hanno anche organizzato manifestazioni per ottenere l’appoggio della gente e incontrato spesso i membri del Parlamento per garantirsi il loro voto. Purtroppo questa mobilitazione ha suscitato anche una violenta reazione dei gruppi evangelici, che ad ogni occasione hanno protestato fuori dal Parlamento. Un pastore evangelista ha perfino fatto irruzione durante una sessione di dibattito, interrompendo il lavoro dei parlamentari.

In una veloce successione di eventi, la legge è stata poi approvata dal Senato, mandata alla Camera dei Deputati per essere discussa ed è passata in via definitiva il 28 gennaio 2015.

“Siamo elettrizzati all’idea che lo stato finalmente riconosca che anche le coppie dello stesso sesso costituiscono un nucleo familiare e meritano protezione” ha detto Luis Larrain della Fundación Iguales .“Questo è un passo avanti verso il riconoscimento della diversità.”

Secondo Felipe Villarreal, direttore esecutivo della Fundación Todo Mejora, questa legge motiverà le persone a interessarsi e a partecipare alle attività del movimento LGBT “Solo la scorsa settimana il nostro movimento giovanile LGBT aveva pochissime ragioni per sentirsi supportato dallo Stato. Le unioni civili ci permettono di mostrare a questi giovani che c’è davvero un futuro più luminoso davanti a loro”.

Sebbene questo successo non rappresenti senza ombra di dubbio l’intera gamma di richieste del movimento, il giorno stesso dell’approvazione della legge Roland Jimenez, dell’associazione Movilh, ha così commentato: “Ora è il momento di fare una pausa e festeggiare insieme.”

Monserrat Sepulueda è un’antropologa e attivista cilena e vive in Cile. Si è laureata e specializzata in Studi Internazionali e Antropologia presso la Soka University of America e ha condotto ricerche sulla violenza di stato e di genere in Centro America. Attualmente lavora presso la Fondazione Todo Mejora, da cui spera di poter contribuire al movimento LGBT 

La sua mail è monsesepulveda@gmail.com

Traduzione dall’inglese di Paola Mola