Era una “festa” che ricordava la divisione, è diventata il giorno che celebra l’unità conquistata. In tutto il Sudafrica esibizioni, performance artistiche, concerti e festival ricordano che oggi è il “Reconciliation Day”, la giornata della riconciliazione.

Per riaffermare questo valore, centrale nel Sudafrica da Mandela in poi, è stata appositamente scelta una data particolare: per anni infatti, il 16 dicembre è stato noto come il “Dingane Day”, a ricordo di una battaglia che nel 1838 oppose i coloni “voortrekkers” bianchi alle armate zulu guidate, appunto, dal capo Dingane. I bianchi la ricordano come una vittoria quasi miracolosa, i neri come un massacro: in effetti da quel giorno il fiume Ncome, presso cui si svolse lo scontro, fu chiamato Blood River, fiume del sangue. Nel 1952, pochi anni dopo l’arrivo al potere del partito nazionalista, il nome della festa fu ancora cambiato in “Giorno dell’Alleanza”: una definizione attraverso la quale gli afrikaner fautori della segregazione razziale intendevano accreditarsi come il “popolo eletto”.

Niente di più diverso da quanto avviene oggi. in questa giornata le varie culture che compongono il Sudafrica si mescolano, si esibiscono una al fianco dell’altra, sottolineano l’eredità plurale del Paese. Jazz, arte (in particolare attraverso la ‘Soweto Art and Crafts Fair’, nella nota township di Johannesburg), conferenze, festival con la partecipazione di artisti internazionali sono gli ingredienti di un festa ‘trasformata’, seguendo quello che fu l’auspicio di Nelson Mandela. “Oggi, non ci auguriamo più la distruzione reciproca, ma riconosciamo solennemente la nostra interdipendenza, come cittadini liberi e uguali della nostra comune terra madre”, scrisse infatti l’ex presidente in un messaggio alla nazione, nel 1995, proprio in occasione del ‘Reconciliation Day’.