Apm chiede libertà per gli attivisti per i diritti umani detenuti

 

Paesaggio dello Xinjiang, Turkestan orientale. Foto: archivio GfbV. Paesaggio dello Xinjiang, Turkestan orientale. Foto: archivio GfbV.

Per l’Associazione per i popoli minacciati (APM) la situazione di tensione nella Cina nord-occidentale e i persistenti arresti di Uiguri continua ad essere preoccupante. Dall’inizio di aprile 2014 sono stati arrestati almeno 480 Uiguri per motivi politici. L’organizzazione per i diritti umani esige con forza un cambio di strategia per contenere la violenza crescente in Xinjiang (Turkestan orientale). Solamente il 23 maggio c’è stato un altro attentato terroristico con 43 morti in un mercato ortofrutticolo nella città di Urumchi. Con gli arresti indiscriminati per più di 100 familiari di indiziati per atti terroristici e detenzioni arbitrarie di donne e ragazze musulmane che non accettano il divieto di indossare il velo, Pechino non fa altro che fomentare ulteriormente il dissenso tra gli Uiguri. Se si vuole impedire un’ulteriore crescita della violenza bisogna solamente rilasciare gli attivisti uiguri detenuti in carcere. Soltanto un dialogo credibile con gli Uiguri moderati potrebbe togliere fuoco alla polveriera dello Xinjiang.

Stando alle indicazioni delle autorità cinesi, tra i 480 detenuti, solo 200 sono gli Uiguri che sono stati arrestati a maggio, accusati per violenze e per “estremismo religioso”. Per lo stesso motivo sono stati consegnati periodicamente alla giustizia anche attivisti per i diritti umani uiguri e dimostranti pacifici. Più della metà di questi 200 detenuti sono imparentati con indiziati per atti terroristici per l’attacco con i coltelli del 30 aprile 2014 alla stazione di Urumchi in cui sono morte 3 persone. Sistematicamente sono state perquisite le case dei familiari nella città di Gulbagh (nella regione di Aksu). Sono stati arrestati anche decine di bambini per prevenire possibili attentati terroristici.

Già tra il 1 aprile e il 12 maggio, le autorità avevano arrestato 232 Uiguri che avevano espresso posizioni critiche in Internet sulle violenze e sulle violazioni dei diritti umani. Nel distretto di Kucha (regione di Aksu) il 20 maggio 2014 sono stati fermati decine di dimostranti tra cui ragazze e signore, che dimostravano a favore del diritto per le donne musulmane di poter indossare il velo in pubblico . Il 21 maggio 2014 39 Uiguri sono stati condannati per motivi politici fino a 15 anni di carcere.

Le autorità cinesi non distinguono tra la protesta pacifica degli Uiguri che chiedono il rispetto dei loro diritti costituzionalmente garantiti e la violenza cieca degli estremisti che hanno perso ogni speranza in una soluzione pacifica del conflitto. Solo se la Cina inviasse un segnale chiaro e rilasciasse gli attivisti per i diritti umani, blogger, scrittori, studenti e il professore di economia Ilham Tohti, ci sarebbe una possibilità di superare le violenze e la mancanza di dialogo tra cinesi Han e Uiguri.

Dall’inizio del 2013 almeno 340 persone sono rimaste vittime dell’escalation di violenza nella Cina nord-occidentale. Dall’inizio del 2014 almeno 125 persone sono morte a causa delle violenze politiche tra Uiguri e cinesi Han.