Per contrastare e cacciare dalla città i poveri, il reggente, il nominato, o comunque si voglia  definire l’attuale vicesindaco Nardella, si ispira alle politiche del nordest (Padova, Treviso e Venezia), da sempre ventre molle del leghismo discriminatorio. Già perché chi è povero a Firenze, per Nardella, merita il foglio di via se osa chiedere aiuto pubblicamente alle altre persone anche se non sta commettendo reati. Da persona bisognosa e portatrice di diritti a untore del perbenismo che avvolge sempre di più come una coltre soffocante una città che in altre epoche poteva essere definita solidale ed accogliente.

Il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, luogo in cui Nardella e il prefetto Varratta sono ormai protagonisti negativi di una lotta senza quartiere contro i poveri e non contro la povertà, si contraddistingue per cinismo per la seconda volta in due settimane. Solo pochi giorni fa il Comitato aveva discriminato i rom all’interno di Santa Maria Novella anche in assenza di reati, ieri il bis, in una corsa verso destra (c’entra la campagna elettorale incombente?) che pare senza fine.

Nardella mette al centro della sua campagna elettorale una demagogia e un populismo d’accatto che ignora pure il diritto. E dire che il nominato è addirittura laureato in giurisprudenza. Afferma il candidato del Pd: “Il rispetto delle leggi vale per chiunque. Chi commette reati come borseggi, disturbo alla quiete pubblica, come l’accattonaggio deve essere perseguito perché il principio della legalità vale per tutti”. Si informi Nardella, la Corte Costituzionale ha abrogato dal 1995 il reato di accattonaggio. Dunque persegua pure borseggi e disturbi ma non può modiificare la legge italiana.

Nardella lasci i salotti perbenisti della città e quelli demagogici della televisione per qualche ora, scoprirà che la povertà in questa città è sempre più diffusa. Legga gli ultimi dati di Istat e Caritas. Cresce a causa della crisi e a causa di priorità dell’amministrazione comunale misere di eguaglianza e giustizia. Chi chiede l’elemosina si trova in una condizione di vita non voluta e la persona, qualsiasi persona, conserva comunque una dignità e, in quanto tale, è portatrice di diritti e tra questi c’è anche quello di chiedere aiuto.

Scopriamo così che a Firenze nel 2014 si fa la guerra ai poveri invece che alla povertà, cioè l’esatto contrario della campagna “Dichiariamo illegale la povertà” che con grande retorica il Consiglio comunale e la stessa maggioranza che sostiene Nardella ha approvato solo poche settimane fa.