Antonia Battaglia è un’attivista di Peacelink, in prima linea nella battaglia sulla questione ILVA di Taranto. E’ stata fino ad avantieri candidata nella lista Tsipras, ma ha ritirato la sua candidatura. 

Antonia, puoi spiegarci perché?

Perché al momento della presentazione della mia candidatura, con Alessandro Marescotti, con altre sessanta persone e con il sostengo di Riccardo Rossi (Brindisi Bene Comune), abbiamo posto una condizione sine qua non: che nella lista L’Altra Europa con Tsipras non ci fossero esponenti vicini al Governatore della Puglia Vendola, le cui posizioni su Taranto sono in contrasto con ciò che rappresento.

La città di Taranto, oggetto delle mie lotte e del mio lavoro in Europa, è vittima di azioni politiche a livello locale, regionale e nazionale da parte di partiti dalla cui azione ho inteso fin da subito prendere le distanze.

Il mio lavoro per Taranto vuole restare indipendente, libero, in assoluta continuità con l’impegno portato avanti con PeaceLink e in completa armonia con gli ideali che mi guidano e che mi hanno portato – per Taranto – a lavorare con le istituzioni europee.

Pare che questa rinuncia abbia generato un dibattito all’interno della lista….

Penso che la decisione sulla non presenza di rappresentanti e esponenti di partiti politici nella Lista fosse stata posta come scelta iniziale, che poi, mi sembra, sia venuta meno per alcune candidature.

Cosa pensi di fare adesso, oltre a proseguire la lotta contro l’ILVA?

Continuero’ a lavorare su Taranto, cercando la via migliore per poter portare le istanze della nostra lotta nelle sedi appropriate.

La mia lotta è una lotta non solo sul tema ambientale e sanitario di Taranto, ma in genere sulle violazioni di diritti che la questione ILVA comporta. Mi sento molto vicina agli operai e credo che siano quelli che pagano di più, allo stato attuale delle cose.

Da lavoratori, i loro diritti ad un lavoro sicuro e che non costituisca una violazione al diritto alla salute sono rimessi in questione.

Da cittadini, vivono in una città fortemente inquinata, con conseguenza importanti sulla salute.

Vorrei anche aggiungere che la totale sfiducia che la questione ILVA e la sua gestione hanno generato nella popolazione di Taranto non aiutano certo i cittadini, gli operai, la gente a sentirsi parte della società e a prendere parte ad un processo di rinnovamento democratico del paese intero: Taranto è una città che è stata continuamente tradita dalle istituzioni nazionali, regionali e locali.

Ci puoi fare un aggiornamento della situazione a Taranto, dato che il tema è, ad arte, uscito dai grandi schermi?

Ti dico solo che il 6 febbraio 2014 è diventata legge la nuova norma che permette al Commissario ILVA di gestire gli stabilimenti in modo molto più autonomo rispetto al passato.

Il governo continua a posporre a date future l’osservanza di prescrizioni autorizzative contenute in quella che è la « patente di guida » dell’ILVA, l’AIA, autorizzazione integrata ambientale, che avrebbe già dovuto rispettare da tempo. Per sanare questa situazione la nuova  legge stabilisce che basta aver adempiuto all’80% delle prescrizioni stabilite dall’AIA per essere a norma.

“Se i carabinieri ti fermano, non puoi dire che la tua auto è a norma all’80%, invitando a non far caso se ha i copertoni lisci e le luci posteriori che non funzionano ».

Nei prossimi giorni saremo di nuovo a Bruxelles, per chiedere che i lavori della Commissione Europea nell’ambito della procedura di infrazione lanciata contro l’Italia il 26 settembre 2013 siano portati avanti con celerità.

I contatti con le istituzioni europee e con il Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz continuano e sono tesi a fornire elementi di verità e confutazioni a quanto sostiene il governo italiano in merito all’emergenza ambientale e sanitaria di Taranto.