Di Ray Smith per Inter Press Service

Zurigo, Svizzera, 23 Febbraio 2014 (IPS) – Gli elettori svizzeri hanno appena approvato un’iniziativa referendaria proposta dal partito di destra SVP  (Swiss People’s Party) che mira a limitare i flussi migratori. Il risultato di questo voto costituisce una minaccia non solo per la libera circolazione delle persone ma per tutti gli accordi in essere tra la Svizzera e l’Unione Europea.

I risultati delle votazioni sono uno shock per i cittadini svizzeri più moderati, per gli stranieri che vivono nel paese e per l’intera cittadinanza europea.

Coloro che hanno votato per questo provvedimento considerano i migranti non come essere umani ma come pura forza lavoro.

In totale, il 50,3% degli svizzeri ha votato a favore del “referendum contro l’immigrazione di massa” che chiedeva l’introduzione di tetti massimi e di contingenti per gli stranieri oltre ad una rinegoziazione con l’Europa dell’ Accordo sulla la libera circolazione delle persone. Il governo svizzero si confronta ora con il difficile compito di introdurre nuove misure costituzionali sul piano legislativo.

Vari ministri degli esteri della UE e la Commissione Europea – braccio operativo dell’Unione – hanno espresso rammarico per il risultato di questa iniziativa. Nella sua dichiarazione iniziale, la Commissione ha scritto che l’introduzione di limiti quantitativi all’immigrazione “va contro il principio riguardante la libera circolazione delle persone” e che intende pertanto “esaminare le implicazioni di tale misura nell’ambito dei rapporti tra Unione e Svizzera nel loro insieme”.

Martin Schultz, presidente del Parlamento Europeo, ha dichiarato che fin quando il governo elvetico non sospenderà gli accordi con l’Unione, questi rimarranno validi, sottolineando che per il momento la UE non rescinderà né dall’accordo sulla libera circolazione delle persone, né da altri accordi.

Schultz ha anche dichiarato che “sarebbe difficile limitare la circolazione delle persone e non quella dei servizi, ad esempio” chiarendo che se la Svizzera non sarà più in grado di rispettare le condizioni dell’accordo, anche tutti gli altri accordi saranno a rischio.

Attualmente, sono oltre 430.000 i cittadini svizzeri che vivono in Europa, mentre più di un milione di cittadini europei vivono in territorio elvetico e più di 230.000 si spostano ogni giorno in Svizzera per lavoro. Grandi settori dell’economia del paese, come quello alberghiero, dell’edilizia, della ristorazione e dei servizi sanitari, dipendono di fatto dal lavoro di stranieri.

La Svizzera ha posto grande resistenza all’entrata in Europa. Tuttavia, le due realtà sono strettamente legate da almeno un centinaio di accordi bilaterali. Per ciò che riguarda il commercio di beni e servizi, il paese rappresenta il terzo partner economico in Europa, con il 57% delle esportazioni verso paesi dell’Unione e il 78% delle importazioni che ne proviene.

Per Andreas Kellerhals,  Direttore dell’Istituto Europeo all’Università di Zurigo, la reazione dell’Europa al voto svizzero non è solo una minaccia strategica.

“Agli occhi dell’Europa, l’Accordo sulla libera circolazione delle persone non è negoziabile dato che costituisce un pilastro dei principi dell’Unione ” ha riferito Kellerhals a IPS, sottolineando che “nel 1999 l’Unione ha accettato il percorso degli accordi bilaterali in ragione del fatto che la Svizzera accettasse l’accordo sulla libera circolazione delle persone”.

Il Consiglio Federale sta cercando ora di individuare come stabilire nuove condizioni nei rapporti con la UE dato che non si capisce come il tetto massimo sull’ immigrazione possa essere compatibile con i principi sulla libera circolazione delle persone.

“Legalmente, non è possibile” – afferma Kellerhals – “Tecnicamente la Svizzera potrebbe stabilire un tetto alto abbastanza da non poter essere sorpassato; tuttavia, non credo che l’Unione accetterà tale condizione”.

Inoltre, questa strategia stride con il referendum del SVP  lasciando ulteriore spazio  alla destra per fare pressioni nei confronti del governo svizzero. Anche se il Consiglio cercherà di negoziare con l’Unione, uscirà perdente da questo confronto.

Per gli stranieri che vivono e lavorano nel paese, il voto è stato un disastro. O, come afferma Rita Schiavi, membro della Unia – il sindacato più importante in Svizzera – “Uno schiaffo per quasi due milioni di immigrati che hanno dato un enorme contributo nel creare una nazione tanto prospera”. Schiavi ha parlato a IPS di frustrazione e alienazione.

In concreto il partito SVP chiede un ritorno al cosiddetto Saisonnierstatut, una norma rimasta valida per settant’anni che regola il lavoro stagionale e che definisce il divieto da parte degli immigrati di portare nel paese i propri familiari, stabilisce la loro dipendenza dal datore di lavoro e mette a rischio il permesso di soggiorno in caso di disoccupazione.

“Coloro che hanno votato sì al referendum considerano gli immigrati come pura forza lavoro, non come esseri umani”, dice la Schiavi.

Il ritorno al Saisonnierstatut non danneggerebbe solamente gli immigrati ma anche l’intera economia svizzera dato che le aziende hanno grande necessità di personale straniero qualificato che in futuro potrebbe considerare la realtà elvetica assai meno appetibile nonostante i salari più alti.

La lobby economica svizzera ha fortemente contrastato l’iniziativa contro l’immigrazione dato che un ritorno alle quote e ai contingenti complicherebbe le attività industriali e ridurrebbe l’affidabilità delle pianificazioni. “Le multinazionali potrebbero decidere di riallocare le proprie sedi o rafforzare le succursali all’estero il ché costituirebbe una minaccia anche per il lavoro di molti cittadini svizzeri” ha detto la Schiavi sostenendo tra l’altro l’urgenza di un’azione politica mirata a gestire le preoccupazioni e le paure che hanno motivato il risultato del referendum. Si tratta di misure che i sindacati sollecitano da anni. “Dobbiamo ridurre il fenomeno del dumping salariale, migliorare la tutela del lavoro, introdurre misure nell’ambito del settore abitativo e stabilire dei minimi salariali”.

Per il momento, la metà della popolazione svizzera sta leccandosi le ferrite, mentre l’altra metà, guidata dal SVP,  festeggia per il risultato del voto. Tuttavia, gli sforzi della destra per riguadagnare il controllo sul fenomeno dell’immigrazione e sulle relazioni con l’Unione Europea potrebbe provocare un effetto contrario: una enorme perdita di sovranità. Presto, la delegazione svizzera in visita a Bruxelles potrebbe non avere altra scelta che sperare nella benevolenza dell’ Europa.

Tradotto da Eleonora Albini