Un indennizzo di 5 miliardi di dollari in titoli di stato per l’espropriazione del 51% di Ypf (Yacimientos Petrolíferos Fiscales) e l’impegno a desistere da qualsiasi azione giudiziaria: è quanto hanno sancito il colosso petrolifero spagnolo Repsol e il governo di Cristina Fernández de Kirchner sottoscrivendo a Buenos Aires due patti distinti.

La firma è giunta dopo che il consiglio di amministrazione di Repsol ha approvato martedì scorso all’unanimità un’intesa con l’esecutivo sull’ammontare del risarcimento per l’espropriazione di Ypf, tornata sotto il controllo statale; intesa che include garanzie sufficienti a monetizzare i 5 miliardi di dollari di compensazione.

La garanzia principale il il riconoscimento, da parte dell’Argentina, di un debito pubblico per il valore di 5 miliardi di dollari che non sarà estinto fino a quando Repsol non avrà ottenuto l’intero ammontare dell’indennizzo.

L’intesa dovrà essere ratificato dalla giunta degli azionisti di Repsol il 28 marzo a Madrid e dal Congresso argentino attraverso un decreto legge che l’esecutivo si appresta ad inviare in aula.

L’accordo è stato contestato dall’opposizione: per la senatrice radicale Elisa Carrió è “nullo e illegale” poiché manca del pronunciamento del ‘Tribunal de Tasaciones’. Immediata la replica del ministro dell’Economia, Axel Kicillof, secondo il quale i dirigenti dell’opposizione “sono preoccupati del fatto che la controversia con Repsol si chiuda in maniera amichevole, concordata e pagando una cifra che corrisponde a ciò che vale la società”.