Da Lampedusa, ai Caraibi, ai mari dell’Indonesia, il 2013 potrebbe essere stato l’anno più costoso in termini di vite umane per i migranti che cercano di attraversare con qualsiasi mezzo le frontiere del pianeta.

“Non sapremo mai il bilancio complessivo vero, perché molti migranti muoiono anonimamente nei deserti, negli oceani, o in altri incidenti” ha detto William Swing, direttore generale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim/Iom), in occasione, oggi, della Giornata internazionale dei migranti. “Tuttavia – ha aggiunto – le nostre cifre mostrano che almeno 2360 migranti sono morti quest’anno mentre inseguivano il sogno di una nuova vita. Questa gente è disperata; neanche la paura concreta della morte impedisce loro di intraprendere il viaggio”. Se la comunità internazionale non adotta in modo immediato misure efficaci per risolvere alla radice le cause dell’immigrazione “irregolare”, la perdita di altre vite umane sarà inevitabile, ha avvertito Swing.

Le aree considerate più a rischio per i migranti oggi sono quella di confine tra Messico e Stati Uniti e le rotte desertiche dall’Africa Occidentale alla Libia: qui si muore per incidenti stradali, violenze di bande criminali, ma anche di fame e di sete. “In questa giornata vogliamo concentrarci sul benessere e la sicurezza dei migranti. L’Oim chiede di rafforzare le politiche esistenti o svilupparne di nuove per proteggere i diritti umani di coloro che lasciano la casa per cercare migliori opportunità. Siamo pronti ad assistere i nostri Stati membri e altri partner nello sviluppo e nell’attuazione delle politiche” ha detto ancora Swing.

Ma la tendenza è alla chiusura delle frontiere: anche paesi che fino a poco fa tenevano ancora le porte aperte all’ingresso di migranti hanno cominciato a sbarrarle, a detrimento dei più poveri e bisognosi. L’Oim/Iom ha constatato un legame diretto fra l’irrigidimento dei controlli ai confini e l’aumento del traffico di esseri umani, un “affare” del valore stimato di 35 miliardi di dollari l’anno.

“È il momento di agire e salvare le vite dei migranti che altrimenti morirebbero nel tentativo di raggiungere nei modi più disperati frontiere sempre più ristrette. Chiediamo misure – ha insistito Swing – per consentire ai datori di lavoro nei paesi con carenza di manodopera di avere accesso ai potenziali migranti per lavorare e dobbiamo fare in modo che queste persone non siano sfruttate o esposte alla violenza di genere”.