Il neo costituito ‘governo della Cirenaica’ ha annunciato la creazione di una Compagnia di idrocarburi che avrà come sede temporanea la citta di Tobrouk e di una Banca federale per la Cirenaica. Lo ha reso noto il capo dell’esecutivo della regione orientale, non riconosciuto da Tripoli, Abd al Rabu al Barassi nel corso di una conferenza stampa a Ajdabiya a due settimane dalla creazione del governo federalista.

L’annuncio conferma i timori del primo ministro Ali Zeidan che due giorni fa aveva denunciato “tentativi” da parte di alcune società petrolifere di “stringere accordi illegittimi” per acquisire petrolio libico attraverso “canali non ufficiali”. Zeidan aveva avvertito che “in caso di azioni commerciali illegittime” il governo di Tripoli avrbbe reagito “con la forza”.

“Annuncio la creazione della Libya Oil and gas corp” ha detto al Barassi in un messaggio trasmesso alla televisione di stato, aggiungendo che “aspetteremo la risposta di Tripoli e del Fessan (regione meridionale, ndr) poi cominceremo a vendere il petrolio e metteremo da parte la quota regionale destinata all’ovest e al sud”.

La mossa dei ‘federalisti’ di Bengasi, come li definisce la stampa libica, giunge come una sfida aperta al governo libico alle prese con un difficile negoziato per tentare di ristabilire il controllo sui terminal petroliferi nell’est del paese. Dalla fine di luglio, gruppi armati assediano le installazioni petrolifere di Zueitina, Ras Lanouf e Sedra e minacciano di bloccare le esportazioni, già molto al di sotto dei normali quantitativi. Il governo accusa gli insorti di voler mettere le mani su alcuni dei giacimenti più ricchi del apese mentre questi ultimi, a loro volta, rispondono che le autorità vendono il petrolio sottobanco senza partecipare dei proventi le popolazioni locali.

I movimenti di protesta – che rivelano una disgregazione politica sempre più evidente – hanno fatto crollare la produzione di greggio da un milione e mezzo di barili al giorno, fino al mese di luglio, agli attuali 250.000 barili. La vendit di petrolio fornisce il 96% delle entrate dello stato e la crisi attuale ha causato finora una perdita stimata di circa 13 miliardi di dollari.