Venerdì 27 settembre alle 21,30 al Leoncavallo, via Wattau 7, Milano, si parla di lotta al neoliberismo e di esperimenti di realizzazione di modelli economici alternativi.

Dibattito pubblico con:

– Eduardo Murua – Industrias metalurgicas y plasticas Argentina
– Un/a rappresentante della Ri-Maflow
– Elvira Corona – giornalista, autrice di “Lavorare senza padroni” e “Si, se puede!”
– Roberto Malanca – Jabil di Cassina de Pecchi
– Alessandro Magri – Ass. Sharewood

Coordina Alessandro Rozza – Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito / Associazione Fabbrica delle Alternative

Eduardo Murua ci racconta la storia della fabbrica in cui lavora in Argentina, “l’Industrias metalurgicas y plasticas”, un’azienda che tratta l’alluminio: nel 1997 era sull’orlo del fallimento, ma è stata recuperata dai lavoratori. Da questa esperienza è nato il Movimento nazionale delle imprese recuperate. La Impa ospita un centro sociale denominato “Fabbrica delle idee”, dove tutto il quartiere si incontra per le assemblee: gli spazi sono aperti a numerosi collettivi che necessitano di un luogo dove riunirsi, per la costruzione di una socialità al di fuori delle leggi del consumo.

Elvira Corona ci fa da guida nel mondo delle fabbriche recuperate. Dopo un viaggio in Argentina ad ascoltare le storie degli uomini e delle donne che hanno dato vita alle fabricas recuperadas, Elvira scrive “Lavorare senza padroni”, in cui descrive la nascita e la crescita di un eccezionale esperimento sociale ed economico di cui anche noi abbiamo un urgente bisogno per uscire dal paradigma neoliberista.

Un/a rappresentante della Ri-Maflow di Trezzano sul Naviglio ( ex Maflow, diventata cooperativa sotto il nome Ri-Maflow), ci parla di un’esperienza simile: “Fallimento”, presa in carico della fabbrica direttamente da parte dei suoi lavoratori, autogestione e impegno nel costruire una rete sociale fuori dal mercato. La loro esperienza di partecipazione diretta alla gestione della fabbrica è un esperimento utile a tutti coloro che vogliono intraprendere la via dell’autogestione del lavoro in Italia.

Simile a tante altre aziende è anche la storia della Jabil: 50 anni di eccellenza dell’hi-tech italiano nello stesso stabilimento di Cassina de Pecchi, pur con proprietà diverse. E’ un pezzo chiave nella storia della radiofonia italiana, non solo per l’importanza che ha rivestito nel settore, ma anche per la durata della sua attività. Mezzo secolo di storia, di proprietà in proprietà, cambiando denominazione, fino ai giorni nostri: da Nokia Siemens (negli anni 90), passando per Jabil, lo stabilimento arriva nelle mani della Mercatech (nel 2010) e prende il nome di Competence Italia, che lascerà un buco di 70 milioni nei conti dell’azienda. Una storia di mala gestione e speculazione, sulle spalle di 325 dipendenti. Pochi giorni prima del commissariamento di Competence Italia, un ambiguo colpo di scena: Jabil comunica di aver riacquisito la proprietà dei siti italiani, ma il suo obiettivo è la delocalizzazione in Ungheria. I lavoratori sono in presidio permanente e stanno combattendo una lotta impari contro la delocalizzazione e lo strapotere della finanza. Di questa storia parlerà Roberto Malanca.