Sono ripresi nel villaggio di Panmunjom, sulla linea di armistizio tra le due Coree,  sotto l’egida della Croce Rossa i colloqui per riattivare il programma di ricongiunzione familiare. Sono decine di migliaia le famiglie separate dal conflitto del 1950-1953 e dalla successiva situazione di impermeabilità del confine e di contesa tra i due paesi incapaci di raggiungere una pace formale con periodiche riprese di tensione.

Il programma di riunificazione delle famiglie, avviato nel 2000, era stato interrotto nel novembre 2010, a causa del bombardamento da parte del Nord, dell’isola sudcoreana di Yonpyong, e non più ripreso. Il lancio di un missile a lunga gittata il 12 dicembre 2012 e un nuovo esperimento nucleare sotterraneo lo scorso 12 febbraio da parte norcoreana hanno praticamente chiuso tutti i canali di comunicazione e interrotto i pochi programmi congiunti, tra cui l’impianto produttivo di Kaesong e il centro paesaggistico-culturale del monte Kumgang.

Per questo, un’eventuale ripresa del programma di ricongiunzione – in sé significativo e urgente data l’età avanzata dei partecipanti – avrebbe un forte significato simbolico, un segnale che le trattative potrebbero presto riprendere su altri fronti.

Secondo il ministero per la Riunificazione di Seul, dei 128.842 sudcoreani che risultavano in Corea del Nord nel 1988, soltanto 72.882 sarebbero ancora in vita. Di questi, oltre il 70% settantenni. La presidente sudcoreana Park ha recentemente suggerito che un incontro tra membri di famiglie divise potrebbe concretizzarsi il 19 settembre, Giorno del Ringraziamento (e del Raccolto) per i sudcoreani.

[CO]