Il testo sul biotestamento approvato dal Consiglio di Milano ha un grande valore simbolico, perché evidenzia un’esigenza diffusa tra i cittadini e le cittadine. Esigenza che il Parlamento italiano non ha recepito in tutti questi anni.

Analogamente al registro delle Unioni Civili, approvato lo scorso anno, è un richiamo forte perché le forze politiche che ci governano ascoltino le esigenze della cittadinanza che, almeno per quanto riguarda i “diritti civili” è indubbiamente “più avanti” dei propri rappresentanti.

Se confrontata al registro delle Unioni Civili, però, questa delibera mi sembra molto più debole e meno coraggiosa. Infatti, seguendo il parere della Segreteria Comunale, non si è destinato un ufficio specifico dove depositare le proprie dichiarazioni anticipate sui trattamenti sanitari (Testamento Biologico).

Quindi, per evitare un possibile intervento del Garante della Privacy (ma anche per assecondare la contrarietà dei “soliti cattolici” del PD e della Lista Civica) si è optato per un sistema piuttosto macchinoso: in Comune si potrà depositare l’indicazione del luogo e/o della persona dove è custodito il proprio Testamento biologico.

A mio parere si sarebbe potuto fare molto di più e (come d’altra parte avviene in molte città) istituire un ufficio dove depositare le proprie dichiarazioni sul “fine vita”.

Il nuovo provvedimento dà la possibilità di dichiarare la propria volontà sui trattamenti medici, sulla dispersione delle ceneri e sulla donazione degli organi e manda quindi un importante messaggio: riconosce e sancisce l’autodeterminazione delle persone in quanto soggetti pienamente responsabili della propria vita e, perciò, anche del proprio fine-vita.

Ovviamente la delibera ha come suo oggetto gli/le abitanti di Milano, ma manda un messaggio che ha valore per tutto il paese. Faccio notare che proprio oggi la Chiesa Valdese di Milano nell’apprezzare la decisione del nostro Comune, ha dichiarato che da tempo ha istituito uno sportello dove è possibile depositare le proprie dichiarazioni di “fine vita”. Evidentemente il cristianesimo si può declinare anche come rispetto dell’intangibilità della coscienza personale!