I nostri amici in Turchia ci inviano questa toccante testimonianza.

Dopo le 19 siamo andati a Güven Park a Kizilay per vedere cosa stava succedendo. Quando siamo arrivati c’erano molti manifestanti pacifici e un microfono per chi voleva parlare. Molti esprimevano i loro sentimenti e desideri e venivano applauditi da tutti gli altri. L’atmosfera era come sempre calma e dignitosa.

In un angolo della piazza c’era una specie di santuario costruito dalla gente per commemorare i quattro giovani uccisi dalla polizia negli scontri delle ultime settimane. Era davvero commovente: fiori intorno alle loro foto, un mandolino, candele, libri e cuscini su cui sedersi. C’era una grande immagine di Themet, il ragazzo morto ad Ankara, circondata da moltissimi foglietti pieni di testi scritti. Sembravano messaggi per i compagni morti. L’intera scena faceva pensare a un luogo sacro, con la gente che restava ferma in silenzio o parlava sottovoce.

Un giovane faceva circolare una petizione per processare i poliziotti che hanno ucciso i quattro giovani. Naturalmente abbiamo firmato.

Ci siamo messi a parlare con un uomo anziano, molto simpatico e gentile, che ci ha invitato a partecipare a una piccola cerimonia. Siamo rimasti in silenzio, tenendoci per mano, insieme a molte altre persone; dopo la cerimonia l’atmosfera era molto calda e pacifica.

Abbiamo parlato con molte altre persone, in modo disteso e aperto. Ci hanno raccontato che raduni del genere avvengono in tutta la città, ma ogni notte a Dikmen, Kennedy Sokak e Kugulu Park  la polizia interviene con i lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Siamo rimasti fino alle 20,30 e la gente continuava ad arrivare. A In Istanbul sta succedendo la stessa cosa nei parchi e per strada. Ieri la gente ha sparpagliato molti fiori a Taksim, dove ci sono stati dei morti e quando è arrivata la polizia l’ha bloccata con le mani e i fiori.