La penisola iberica sta fornendo a tutta Europa esempi significativi di come protestare con ironia contro le disastrose politiche di austerity imposte dai governi. “En tiempo de crisis, mantener la sonrisa es un acto revolucionario” dicono i muri di Buenos Aires e Madrid  e sembra proprio vero.

Dopo la singolare protesta spagnola di #ToqueaBankia (ve ne abbiamo parlato in questo articolo nello scorso First Line Week) contro il principale istituto di credito del paese, coinvolto nelle speculazioni immobiliari e nei numerosi sfratti, è la volta degli attivisti portoghesi.

Il movimento Que Se Lixe a Troika (“Che si fotta la Troika”), da mesi in piazza contro un governo di Lisbona che figura tra i più impegnati nell’applicare i tagli allo Stato sociale seguendo i diktat dell’Europa finanziaria (ricordiamo che il Portogallo rappresenta la P degli ormai famosi paesi PIGGS, quelli da “riportare sulla retta via” perché troppo “indisciplinati” sul piano dei bilanci statali), ha puntato sulla risata. Letteralmente, fuor di metafora.

Alcuni attivisti si sono infatti recati alla presentazione di un libro a cui ha partecipato il ministro delle finanze del governo Coelho, Vítor Gaspar, in qualità di autore della prefazione, e nel bel mezzo del discorso hanno cominciato a ridere a crepapelle (gargalhadas, si dice onomatopeicamente da quelle parti). Solo in seguito, una volta generato l’effetto sorpresa e stupore negli intervenuti, è cominciata la contestazione del ministro con i cartelli della foto e i cori.

Non se ne parla quasi mai, ma la popolazione portoghese è tra quelle che più pesantemente sta subendo le politiche di austerity indiscriminata che risparmia sui diritti in nome di un fantomatico appianamento del debito pubblico.

La protesta dei portoghesi trova poca eco nella stampa del Vecchio Continente, eppure è viva, vivace e continua (tra i tanti, un articolo di Radio Black Out sulle grandi proteste dello scorso marzo, seguite da quelle del 26 aprile in occasione dell’anniversario della rivoluzione dei garofani). Questo lunedì gli attivisti anti-austerity si sono riuniti in massa davanti al palazzo presidenziale per chiedere a gran voce al Presidente della Repubblica di mandare a casa l’esecutivo. Lo hanno fatto con il rumore delle pentole e delle padelle, suonate alla stregua dei cacerolazos tipici delle proteste latinoamericane.

Nello stesso giorno è stato pubblicato un importante studio che rivela la volontà dell’82,5 % dei portoghesi di rinegoziare l’accordo con la Troika, la cui missione a Lisbona con il Consiglio europeo terminerà in giugno.