In Tunisia decine di profughi africani provenienti dall’Africa sub-sahariana e undici palestinesi sono impegnati in uno sciopero della fame.
Sono soggetti che la Tunisia non intende accogliere e vorrebbero chiedere asilo in Occidente.
‘Imad Muhammad, portavoce dei 41 africani presenti al sit-in davanti alla sede tunisina dell’Alto Commissario Onu per i Rifugiati informa che tre degli scioperanti sono giunti in ospedale.
Del gruppo fanno parte anche otto donne e cinque bambini provenienti da Sudan, Ciad ed Eritrea e sono in sciopero dal 29 marzo. Il sit-in era cominciato due giorni prima.
Sembrano determinati a proseguire con la forma di protesta e qualcuno si è rifiutato di essere trasportato in ospedale a bordo delle ambulanze della protezione civile, preferendo il taxi.

A sud della Tunisia, nel campo profughi di Al-‘Abur, nella zona di ash-Shusha, i profughi palestinesi sono in sciopero dal 17 marzo. Anch’essi provengono dalla Libia.
Dicono di sentirsi dimenticati e accusano l’Alto Commissario ONU di essere indifferente davanti alle loro sofferenze. Chiedono di seguire le procedure d’asilo in Occidente, come era avvenuto per numerosi profughi fuggiti dalla Libia.
Secondo i dati ONU, tra coloro che erano fuggiti dalla Libia, restano tra i 300 e i 400 profughi in Tunisia che ne aveva ospitati oltre trecentomila.