La crisi economica alimenta movimenti xenofobi e razzisti. Preoccupazione tra le comunità immigrate.

Hanno regolari permessi di lavoro e svolgono impieghi che i ciprioti tendenzialmente non vogliono svolgere. Tuttavia, mentre la crisi economica comporta un’impennata dei livelli di disoccupazione a Cipro e la recessione attanaglia la popolazione, si teme che la gente cerchi qualcuno da incolpare e gli immigrati si rivelano essere un bersaglio facile.

“Sta accadendo quello che è successo in Grecia, ci sono individui e gruppi fanatici che attaccano gli immigrati”, ha commentato Malak George, un giovane lavoratore che appartiene alla comunità copta del paese. A Cipro opera un partito di estrema destra, il Fronte popolare nazionale (Elam), che ha legami con l’affine partito greco Alba Dorata e che, come quest’ultimo, ha riscosso successo dallo scoppio della crisi economica. Alle ultime elezioni parlamentari, Elam ha ottenuto a malapena l’1% dei voti, ma sta sfruttando con successo la rabbia dei cittadini ciprioti per le dure misure di salvataggio concordate con l’Unione europea.

Fiona Mullen, analista presso la Sapienta Economics, ritiene che Elam non riuscirà, nonostante tutto, a raggiungere lo stesso sostegno popolare di cui gode Alba Dorata. Non è dello stesso avviso, però, Doros Polykarpou, direttore di una rete di sostegno per gli immigrati, il Movimento per l’eguaglianza, il supporto e l’antirazzismo, che evidenzia una serie di attacchi di cui sono stati vittime molti immigrati: una bomba Molotov lanciata contro l’appartamento di una famiglia immigrata vicino a Limassol; una donna bulgara aggredita nella sua casa; un attacco dinamitardo contro un ufficio del partito kurdo, solo per citarne alcuni.

“I ciprioti sono estremamente preoccupati e frustrati dai provvedimenti della Troika e nutrono un profondo senso di delusione e sfiducia verso l’attuale governo. Saranno proprio loro a sostenere i gruppi neonazisti”, argomenta Doros Polykarpou.

Cipro è uno dei paesi Ue con il maggior numero di residenti extracomunitari, con il 18% della popolazione nata al di fuori del paese. Ciò è dovuto in parte al numero di espatriati, ma anche all’inondazione di manodopera straniera a basso costo che ha investito l’isola negli anni del boom economico. Ora che il lavoro scarseggia, molti immigrati sono disoccupati e sopravvivono grazie agli scarsi benefici statali o, paradossalmente, grazie al denaro che le famiglie in patria inviano loro. Ciononostante, vengono spesso incolpati fino a divenire un vero e proprio capro espiatorio a causa della diffusa e distorta opinione dei cittadini ciprioti, secondo cui gli immigrati sottraggono loro il lavoro.
Samantha Falciatori

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