All’uscita di varie stazioni del Metrò di Parigi per un po’ di giorni è stato facile trovare dei ragazzi intenti a distribuire volantini colorati ai passanti. Di solito quelli dediti a questo tipo di operazioni di diffusione sono degli attivisti di sinistra del tipo più diverso, ma questa volta invece se aveste letto bene il volantino prima di cestinarlo vi sareste trovati di fronte a gente contraria al matrimonio per tutti proposto dal governo Ayrault e punto fondamentale del programma con cui François Hollande ha vinto le presidenziali lo scorso anno (da più parti tuttavia questa mossa è vista come una sorta di specchietto per le allodole per recuperare a sinistra con i diritti civili ciò che invece si è perso non contestando le politiche neoliberiste e pro-austerity e intervenendo militarmente in Mali).

Ma da chi è composto questo “fronte” che si racchiude dietro l’etichetta Manif pour tous! (che si fa gioco del nome del provvedimento già approvato in prima lettura all’Assemblea Nazionale, il Mariage pour tous)? Si tratta di forze composite: semplici cittadini conservatori, tutto lo schieramento della destra, dai gollisti dell’UMP al Front National, tutto il centro e i rappresentanti delle principali confessioni religiose (la Chiesa cattolica, i musulmani e gli ebrei uniti per la difesa della “famiglia naturale”). Singolare che su questo tema riescano a sfilare fianco a fianco, ad esempio, sia gruppi di attivisti musulmani che, appunto, populisti e nazionalisti: evidentemente l’”invasione musulmana” fa comodo quando si vuole riempire le piazze contro l’estensione dei diritti civili. Va detto però che gli schieramenti non sono così netti: ci sono sia pro-matrimonio per tutti nel centro e nella destra che qualche voce contraria nella sinistra. A leggere poi le interviste raccolte nella folla che domenica 24 marzo ha manifestato a Parigi da un inviato di Libération, c’è chi semplicemente tiene al tema e contesta in particolare la possibilità per le coppie omosessuali di adottare bambini, e c’è chi invece sfila in piazza non tanto per il contenuto del progetto di legge, quanto per un’opposizione ideologica ai socialisti e alle scelte politiche di François Hollande (che per molti dovrebbe occuparsi solo di economia e disoccupazione, “lasciando stare le famiglie con mamma, papà e bambino”).

Le nozze tra persone dello stesso sesso, la possibilità di adottare e di praticare la PMA (procreazione medicalmente assistita) e altri metodi di procreazione che consentano di avere figli anche a chi fino ad oggi non ne ha avuta la possibilità stanno facendo scendere in piazza gli oppositori da qualche mese. Ieri in un tweet gli organizzatori della manifestazione hanno lanciato la cifra di 1,4 milioni di persone, che francamente è ben al di là dell’inverosimile. Altre stime più ragionevoli parlano di decine di migliaia di persone, poche in confronto alle centinaia di migliaia favorevoli al matrimonio per tutti che hanno sfilato in un’immensa manifestazione il 28 gennaio. La manifestazione di ieri, su cui il fronte anti-mariage contava per mostrare l’opposizione del Paese alla legge, è stata in settimana oggetto di controversie. Il tribunale amministrativo della capitale francese ha infatti respinto la richiesta di utilizzare l’arteria degli Champs-Elysées per il corteo, “tarpando le ali” di fatto agli organizzatori e costringendoli ad incollare sulle migliaia di manifesti già pronti per l’attacchinaggio una modifica del percorso, che alla fine si è svolto dalla Défense all’Arco di Trionfo.

La polizia francese, famosa per non essere per nulla morbida, ha mostrato la sua faccia repressiva anche in questo corteo . Al termine dei cinque chilometri previsti, un centinaio di persone giunte a Place de l’Etoile ha provato a forzare la schiera di agenti che bloccava l’accesso agli Champs-Elysées, tentativo cui le forze dell’ordine hanno risposto con gas lacrimogeni per disperdere la folla.

Data per quasi fallita la strada di mostrare l’opposizione in piazza, per il fronte della Manif pour tous resta una sola strada percorribile per tentare di bloccare la legge, che con certezza pressoché matematica verrà approvata a maggioranza anche dal Senato e probabilmente entrerà in vigore per la prossima estate, con la celebrazione delle prime nozze omosessuali prevista per la bella stagione: il ricorso legale. Un percorso a dire il vero pretestuoso e di difficile successo, visto che gli oppositori tenteranno di dimostrare, ricorrendo alla Suprema Corte, l’incostituzionalità del testo, che risiederebbe nella discriminazione dei bambini adottati da coppie omosessuali rispetto a quelli accolti da coppie eterosessuali. Staremo a vedere cosa riusciranno a fare (qui un resoconto, sempre da Libé).