E’ arrivato a metà del viaggio: Daniel Tarozzi, direttore del Cambiamento è in giro col suo camper alla ricerca dell’Italia che cambia. Conta di stare in giro sei mesi e scriverci un libro sopra. Il viaggio si può seguire su http://www.italiachecambia.org/
Gli ho fatto qualche domanda, con l’obiettivo di capire e approfondire.

Daniel, da dove ti è uscita fuori questa idea geniale e, certamente, originale?
L’idea è nata da una profonda esigenza: uscire dal mio appartamento, spegnere il computer e andare ad incontrare fisicamente le persone e le realtà di cui da anni sentivo parlare e scrivevo. Inoltre, mi spingeva e mi spinge il desiderio di costruire un mosaico di esperienze che dimostri che l’Italia non è solo quella raccontata dai mass media, decadente e decaduta. Esiste un’altra Italia, fatta di donne e uomini di tutte le età e le estrazioni sociali ed economiche, che si assume la responsabilità del proprio vivere, lavora per il cambiamento e non aspetta che qualcun altro agisca al suo posto.

Perché realizzarla tra l’autunno e l’inverno?
La scelta del periodo è stata dettata da motivazioni logistiche. Non potevo partire prima di settembre e non ero disposto ad aspettare la prossima primavera. Sono contento, però, di vivere questa avventura anche in inverno. E’ una stagione particolare, che aiuta a tirar fuori il sentire più intimo delle persone. E poi pensa che soddisfazione quando vedrò scoppiare la primavera in Calabria o in Sicilia!

Di cosa ti stai accorgendo, cosa ti ha stupito e non ti aspettavi?
Mi sto accorgendo che le realtà attive sono molto più di quelle che pensavo e che le donne sono spesso protagoniste. Mi sto anche accorgendo che gli stereotipi sono quasi sempre riduttivi e che in tutte le regioni finora visitate le esperienze “ribollono”! Non mi aspettavo di trovare così tanto fermento in Sardegna e nel Triveneto, così come non prevedevo che le difficoltà dettate dalla miopia della classe politica si potessero riflettere spesso anche a livello molto locale.

Quanto le tue idee di fondo ti stanno orientando?
Le mie idee di fondo mi hanno spinto a partire, ma non mi orientano. Il mio tentativo – per quanto possibile – consiste nel guardare il mondo senza paraocchi, cercando di cogliere potenzialità e limiti delle diverse realtà al di là delle mie aspettative. Alcune mie idee sono state rafforzate, altre stravolte. Ma non escludo che, inconsapevolmente, qualche mio pregiudizio nascosto possa talvolta influenzare la mia percezione della realtà.

E’ possibile cogliere, nell’insieme degli incontri, una nuova sensibilità? E, se sì, quali sono gli aspetti significativi di questa sensibilità?
Questo potrò dirtelo alla fine del viaggio. Quello che già mi sembra di aver notato è una maturità nuova nelle persone consapevoli. Un desiderio di mettersi realmente in rete, superando le difficoltà del passato. Così come una sorta di divisione tra chi si affaccia oggi al “cambiamento” con forza ed entusiasmo e chi ci lavora da tanti anni e accusa segni di stanchezza. Io però resto molto ottimista.

A cosa pensi servirà tutto questo?
Se come razza umana abbiamo una possibilità di continuare a vivere e prosperare su questo pianeta è solo grazie a persone come quelle che sto incontrando in questo viaggio. Io, nel mio piccolo, cerco di raccontarle e di contribuire a farle conoscere. Spesso chi vuole agire si sente solo, pensa di essere “un po’ strano”. Scoprire che ci sono decine di migliaia, milioni forse, di persone che la pensano come lui può spingere ad agire, a passare veramente dal virtuale al reale.