Affinché diventi legge, il progetto deve essere approvato dall’altro ramo del parlamento, il Consiglio della Federazione, e poi ratificato dal Presidente Putin.
Gli emendamenti alla “legge sull’informazione” (progetto di legge n. 89417-6) sono ufficialmente destinati alla protezione dei minori, per i contenuti on line considerati particolarmente dannosi. Sono inseriti nella lista nera i siti “ con contenuti pornografici, idee estremiste, idee che inneggiano al suicidio o all’uso di droghe”. Le altre categorie dovranno prima essere oggetto di decisione da parte di un giudice, prima di poter essere aggiunte a questa lista.

Secondo quanto afferma il sito Global Voices, una volta che il sito appare sulla lista, il provider ha 24 ore per notificare il titolare del sito stesso. Se questo non ritira il contenuto incriminato, il provider deve bloccare l’intero sito, pena la sua iscrizione sulla lista nera e blocco della piattaforma del provider. Chiunque desideri contestare la sua presenza sulla lista nera ha tre mesi di tempo per appellarsi.

Così la legge impone una punizione collettiva agli internauti perchè permetterebbero che informazioni di fatto non vistate dalla legge si ritrovino comunque indisponibili.

“Questo progetto di legge ci preoccupa per le sue ambiguità e il controllo delle autorità russe sull’informazione lascia presagire il peggio” ha dichiarato Reporter senza frontiere aggiungendo: “crediamo che la messa in opera di questa lista nera apra la porta ad un sistema di filtraggio abusivo, destinato a consentire un’azione di censura nei confronti dell’opposizione e delle voci critiche nei confronti del governo”.

Il sito russo di Wikipedia, ru.wikipedia.org è stato chiuso il 10 Luglio per aver dimostrato il proprio dissenso. La pagina d’accesso del sito riporta la frase “immaginate un mondo senza informazione libera”. Questa protesta contro una legge che potrebbe portare alla “creazione di una censura extragiudiziaria di Internet” ha toccato anche il motore di ricerca russo Yandex che mercoledì scorso ha modificato il suo slogan “Qui puoi trovare tutto” sbarrando la parola “tutto”.

Il provvedimento è vago anche in quanto alla natura dell’organismo federale creato per l’occasione che deciderà quali siti controllare. Il punto 4 dell’articolo 5 della legge non precisa sufficientemente le ragioni per le quali un sito possa figurare nel registro e non definisce con esattezza quali siano i contenuti dannosi. Un sovra bloccaggio è quindi possibile.
Ogni azione di filtraggio generalizzata deve essere fermata. Nel suo rapporto del maggio 2011, Frank La Rue, esperto delle Nazioni Unite per la promozione e la protezione del diritto alla libertà di espressione e opinione, suggerisce che “restrizioni sulla circolazione delle informazioni su internet debbano essere possibili solamente in casi eccezionali e nel rispetto degli standard internazionali sulle leggi riguardanti i diritti umani”.
Precisa che “rendere degli intermediari responsabili del contenuto diffuso o creato dai loro utilizzatori compromette gravemente il diritto alla libertà di opinione e di espressione, porta ad una censura privata eccessiva e auto protettrice, generalmente senza trasparenza e senza conformità di legge”.

La rappresentante dell’ Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) per la libertà dei media, Dunja Mijatovic, ha chiesto alle autorità di sospendere l’adozione del provvedimento e di sottometterlo ad un dibattito pubblico con la partecipazione degli esperti. Ha anche condannato la penalizzazione della diffamazione in Russia “che va contro una generale tendenza nella regione OSCE alla depenalizzazione”.

La sera stessa, i parlamentari avevano adottato, in prima lettura, degli emendamenti introdotti dal partito al potere Russia Unita, che mirano a penalizzare nuovamente la diffamazione e ciò in controtendenza rispetto una decisione presa dalla Douma nel novembre del 2011 che di fatto depenalizzava il reato.
Secondo il nuovo testo (progetto di legge 106999-6) che deve ancora essere dibattuto in seconda e terza lettura, la diffamazione sarebbe nuovamente un reato punibile fino a 5 anni di reclusione oppure con una multa di 500.000 rubli, 12.500 Euro.

Un gruppo di giornalisti russi indipendenti ha lanciato una raccolta firme per chiedere di abbandonare questo progetto. Reporter senza frontiere fa appello a firmare la petizione (qui disponibile in russo)
Questi due progetti di legge arrivano in un contesto in cui il Cremino sembra avere la tendenza a ricorrere alla Douma, dominata dal partito al potere, per adottare provvedimenti che possono essere utilizzati contro l’opposizione.

“Chiediamo alla Douma di rifiutare immediatamente una seconda lettura di questo progetto liberticida. Mentre il mondo intero depenalizza il reato di diffamazione un tale passo indietro da parte della Russia sarebbe un segnale estremamente negativo” ha dichiarato Reporter senza frontiere. “Insieme alla creazione di liste nere per Internet, l’istituzione di multe astronomiche per punire manifestazioni illegali e la grottesca regolamentazione nei confronti delle ONG che ricevano finanziamenti dall’estero, l’esame affrettato di questo nuovo testo, conferma l’impressione di una stretta della repressione da parte delle autorità russe”, ha aggiunto l’Associazione.

La Russia rientra tra i paesi “sotto sorveglianza” secondo l’ultimo rapporto sui Nemici di Internet pubblicato nel marzo 2012 da Reporter senza frontiere. Il paese si trova inoltre al 142° posto su 179 nell’elenco mondiale della libertà di stampa, anche questo redatto dall’Associazione.

Tradotto da Eleonora Albini