Gli attivisti dell’associazione ambientalista hanno aperto in Piazza Colonna un grande striscione con una foto della tragica alluvione di Genova dello scorso 4 novembre e il messaggio: “Il clima cambia. La politica deve cambiare”. Altri attivisti hanno scalato due lampioni davanti al palazzo sede del Governo con il messaggio: “A Durban salviamo il clima”.

In contemporanea con la protesta di Greenpeace, due attori hanno messo in scena la rappresentazione della politica che si rifiuta di cambiare: vestiti e truccati come se fossero in un film in bianco e nero, hanno risposto alle domande dei giornalisti come se il problema del caos climatico non li riguardasse.

“Quest’autunno la nostra penisola è stata martoriata, da Nord a Sud, da una serie di tragiche alluvioni che hanno causato la morte di decine di persone e miliardi di euro di danni. Questi sono chiari segnali che i cambiamenti climatici stanno avendo un effetto sempre più grave alle nostre latitudini e sul nostro Paese. Questi sono i segnali che la politica deve ascoltare.” dichiara Salvatore Barbera, responsabile della campagna Clima e Energia di Greenpeace Italia.

L’iniziativa di stamattina rilancia infatti quella promossa la settimana scorsa da Greenpeace sul proprio sito (www.greenpeace.org/durban), dal quale è possibile inviare al Ministro Clini una “cartolina dal caos climatico”. Dimostrando come gli italiani siano preoccupati per i cambiamenti climatici, più di 15 mila persone hanno già mandato la cartolina al Ministro con la richiesta di assumere a Durban una posizione forte e ambiziosa per la salvaguardia del clima e per il rinnovo del protocollo di Kyoto.

Numerosi studi scientifici, tra cui l’ultimo rapporto dell’IPCC [1], mostrano senza ombra di dubbio che i fenomeni atmosferici estremi saranno sempre più frequenti e distruttivi a causa dell’aumento delle temperature medie. In Italia i cambiamenti climatici stanno avendo impatti sempre più gravi: oltre all’aumento delle alluvioni, determinano la desertificazione di ampie aree del meridione e il ritirarsi dei ghiacciai di montagna, lo slittamento dei cicli agricoli e temperature estremamente alte d’estate o basse d’inverno.

Se il clima è chiaramente cambiato, lo stesso non si può dire della politica, soprattutto di quella nazionale. Lo scorso governo ha guidato l’Italia verso posizioni, a livello internazionale, sempre più di retroguardia nella lotta alle emissioni dei gas serra. Il Senato, in questa legislatura, ha addirittura approvato un atto che nega l’esistenza dei cambiamenti climatici e prende le distanze dalle politiche comunitarie a difesa del clima. [2]

“Esortiamo il Ministro Clini e il nuovo Governo a cambiare la politica climatica del Paese. Un primo banco di prova, oltre a quanto il ministro saprà fare a Durban, sarà la difesa degli incentivi alle rinnovabili. Il sostegno pubblico per questo settore è un investimento del Paese per il futuro occupazionale e ambientale. Le lobby delle energie fossili sono da tempo attivamente impegnate a frenare la crescita delle energie pulite: per questo il governo deve approvare con celerità,trasparenza e razionalità i nuovi decreti attuativi, per garantire stabilità e sviluppo al settore delle fonti rinnovabili” conclude Barbera.

Greenpeace è presente a Durban con un team di esperti in negoziati che seguirà l’evolversi della discussione e porterà le richieste dell’organizzazione [3] ai governanti riuniti in Sud Africa.

Note:

[1] Il rapporto dell’IPCC “Managing the Risks of Extreme Events and Disasters to Advance Climate Change Adaptation (SREX)” è scaricabile all’inidirizzo http://ipcc-wg2.gov/SREX/

[2] Atto n. 1-00107, pubblicato il 18 marzo 2009, Seduta n. 174 http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=16&id=404347

[3] Le richieste di Greenpeace ai governanti a Durban:

– Garantire che il 2015 sarà l’anno di picco delle emissioni di gas serra, che di lì in avanti dovranno decrescere rapidamente;

– Di allineare gli orientamenti della politica, in materia di riduzione delle emissioni, a quelli della scienza;

– Garantire la sopravvivenza del protocollo di Kyoto e approntare un mandato per un nuovo accordo vincolante per la salvaguardia del clima;

– Garantire I fondi necessari per la lotta ai cambiamenti climatici;

– Sviluppare una quadro d’interventi condiviso per la protezione delle foreste nei paesi in via di sviluppo;

– Rispondere alle esigenze dei Paesi e delle comunità più vulnerabili;

– Garantire cooperazione internazionale su tecnologia e finanza energetica;

– Garantire la trasparenza internazionale nel valutare e monitorare gli impegni e l’operato dei vari Paesi;

– Garantire trasparenza e piena partecipazione democratica nei lavori dell’ UNFCCC.