La Corte suprema militare ha emesso con un giorno di anticipo il suo verdetto, previsto per il 15 Dicembre, approfittando delle elezioni in corso per ridurre la copertura mediatica sul caso.

Il blogger dovrà anche pagare le spese legali per un importo di 300 sterline egiziane (50 dollari). Citando ritardi amministrativi, i capi d’accusa esatti non sono stati comunicati dal tribunale.

“Siamo scioccati da questa condanna e profondamente sdegnati per l’atto codardo del tribunale militare. La Corte ha approfittato delle elezioni in corso per occultare intenzionalmente la condanna. Colmo dei colmi, il blogger dovrà anche pagare le spese legali per i suoi avvocati che non hanno fatto assolutamente niente per difenderlo in un processo iniquo e politico. Esortiamo le autorità ad annullare tale verdetto e a liberare Maikel Nabil Sanad immediatamente, considerando anche il precario stato di salute dell’uomo che peggiora giorno per giorno” ha dichiarato Reporter Sans Frontierès.

Sanad, 26 anni, si trova in carcere dal 28 Marzo 2011 per aver pubblicato sul suo blog un articolo dal titolo “Il popolo e i militari non sono mai stati una sola cosa” negando il fatto che i militari avessero appunto preso le difese del popolo durante la rivoluzione. Sanad, in sciopero della fame da più di 100 giorni, la settimana scorsa si è rifiutato di scusarsi pubblicamente nei confronti delle forze armate.

Secondo il fratello, Mark Nabil, con il quale Reporters Sans Frontières ha potuto parlare oggi telefonicamente, Sanad non farà appello perché “contesta la legittimità del tribunale militare”. Nabil ha inoltre detto che porterà il caso di fronte ad un tribunale internazionale. Ha riferito di essere profondamente preoccupato per lo stato di salute di Maikel ed ha aggiunto: “La nostra famiglia considererà direttamente responsabile il Consiglio supremo delle forze armate se dovesse accadere qualcosa a mio fratello durante la detenzione”.

Primo prigioniero di coscienza dopo la caduta del regime di Hosni Moubarak, il caso di Maikel Nabil Sanad è emblematico della situazione post-rivoluzionaria in cui le autorità proseguono di fatto la dura repressione nei confronti di blogger e giornalisti. Intoccabile, la giunta militare continua a mettere in pratica gli stessi metodi di censura e intimidazione attuati precedentemente dall’ex presidente Moubarak.

In rete, esiste un sito di sostegno a Maikel Nabil Sanad così come un gruppo su Facebook e una petizione. Gli utenti di twitter possono postare utilizzando l’ashtag #FreeMaikel oppure seguire il caso su @freemaikel.

Reporters Sans Frontières ha pubblicato il primo dicembre 2011 un rapporto intitolato « Rivoluzione araba : i media, testimoni chiave e spina nel fianco del potere » nel quale analizza i metodi utilizzati dalle autorità per impedire la libera circolazione dell’ informazione nel corso delle rivolte popolari che vanno dal 17 Dicembre 2010 a metà novembre 2011. Un capitolo è dedicato proprio all’Egitto.

Tradotto da Eleonora Albini