Durante la visita in corso del Presidente francese Hollande in India, si prevede che l’India e la Francia annuncino l’intenzione di concludere un accordo per l’importazione di sei reattori nucleari commercializzati dalla società francese Areva, che devono essere costruiti a Jaitapur, nel Maharashtra. In questo articolo M.V. Ramana, fisico e docente presso il Programma dell’università di Princeton sulla scienza e la sicurezza globale e il Laboratorio Nuclear Futures, discute tre ragioni per cui il governo indiano non dovrebbe entrare nell’accordo.

M.V. Ramana *

 

Quando il Presidente francese Francois Hollande visiterà Delhi per assistere alla parata annuale del Giorno della Repubblica, si prevede che India e Francia annuncino la loro intenzione di concludere un accordo per l’importazione di sei reattori nucleari commercializzati dalla società francese Areva. Questi Reattori Europei Pressurizzati (EPR) devono essere costruiti a Jaitapur, nel Maharashtra, sul mare arabico. L’idea di importare gli EPR dalla Francia per il Jaitapur è nata durante il governo di Manmohan Singh ed è stata perseguita anche dal governo di Narendra Modi. Ci sono almeno tre cose degne di nota, riguardanti questo progetto, che rendono dubbia e sconveniente la sua realizzazione.

 

Storia travagliata
Primo, l’EPR ha una storia travagliata. Nessun reattore di questo tipo al mondo è operativo. Ce ne sono quattro in costruzione – in Finlandia, in Francia, e due in Cina – e tutti sono in ritardo, incluso quello in costruzione a Taishan, Cina. Il primo è stato il progetto di Olkiluoto, in Finlandia, che si credeva sarebbe stato pronto nel 2009 ma che ha ritardato a causa di innumerevoli problemi. Al momento si prevede che sarà operativo nel 2018 – se tutto va bene.

Il caso dell’EPR di Flamanville, in Francia, è simile, ma con un tocco in più: l’anno scorso l’ente francese di regolamentazione del nucleare, l’ Autorité de Sûreté Nucléaire (ASN), ha annunciato di essere stata informata da Areva di un’anomalia nella composizione dell’acciaio in alcune parti del contenitore dell’EPR di Flamanville. Il contenitore del reattore detiene il combustibile caldo e radioattivo durante le operazioni e deve sopportare alte temperature e pressioni.

Comprensibilmente, un problema con questo componente del reattore è, come il presidente di ASN ha espresso, “serio – anche molto serio”. La rilevazione del problema in questa fase avanzata, con le parole dell’esperto francese dell’energia Yves Marignac, “significa che sia Électricité de France (EDF) che Areva hanno sottovalutato il rischio di questo tipo di problema, cosa che si rifletterebbe negativamente sulla loro competenza, oppure stavano cercando di generare un fatto compiuto prima che fosse rilevato”. In ogni caso, questa scoperta ha portato a una diffusa preoccupazione sul sistema di fornitura nucleare francese – tranne, evidentemente, nei circoli decisionali del governo indiano.

In relazione a questi lunghi ritardi c’è stata una corrispondente escalation dei costi, con le attuali stime di Flamanville e Olkiluoto eccedenti le proiezioni iniziali di un fattore tre o più, da 3.2 miliardi a 10.5 miliardi di euro nel caso di Flamanville, che si traduce in circa 6.500 euro (o 7.000 dollari USA) per kilowatt (kW) di capacità. Secondo un rapporto ufficiale redatto da Francois Roussely, vice presidente europeo di Credit Suisse e presidente onorario di EDF, queste eccedenze di costo e di tempo dell’EPR sono da attribuirsi, almeno in parte, alla complessità del progetto; questa complessità “senza dubbio ne ostacola la costruzione e di conseguenza impatta sui costi”, afferma il rapporto Roussely. Dal momento che il progetto è essenzialmente lo stesso che sarà esportato in India, indubbiamente anche a Jaitapur ci saranno problemi con la costruzione.

 

Elettricità costosa
Il secondo problema che si presenta con il progetto proposto è che, se fosse costruito, l’elettricità dal reattore sarebbe molto costosa. In un articolo pubblicato sul settimanale di Economia e Politica, nel 2013, il fisico Suvrat Raju ed io abbiamo mostrato che se si supponesse un costo unitario di capacità per il progetto Jaitapur di 4.000 dollari USA/kW, la tariffa del primo anno per l’elettricità prodotta da questi reattori, esclusi i costi di trasmissione e distribuzione, sarebbe probabilmente intorno a 15 Rs. per unità (kilowattora – kWh) di potenza. La metodologia che abbiamo adottato è esattamente la stessa usata dalla Nuclear Power Corporation indiana per giustificare l’importazione di reattori nucleari dagli Stati Uniti, anche se noi abbiamo usato stime di costo derivanti da costruzioni in essere, piuttosto che da proiezioni teoriche. La variabile chiave è il costo per capacità di unità e la nostra supposizione di 4.000 dollari USA/kW era una stima molto indulgente, che ha permesso ribassi sostanziali nelle spese in conto capitale come risultato dei molti componenti fabbricati in India e dei salari di lavoratori e ingegneri molto minori di quelli che si pagherebbero se il reattore fosse costruito in Europa. In effetti la diminuzione di costo era tanto ottimistica che la Nuclear Power Corporation indiana l’ha proiettata come realizzabile grazie alla costruzione locale: pare che i suoi vertici abbiano detto che si poteva risparmiare il 25-30%, cosa che è stata descritta come un “enorme” vantaggio.

Da allora, comunque, la stima dei costi degli EPR è ulteriormente aumentata. A parte l’incremento dei costi per i reattori in Francia e in Finlandia, un buon dato è quello della proposta di costruzione dei due EPR a Hinkley Point, nel Regno Unito. Il costo dell’impianto è stimato in 18 miliardi di sterline, di cui 6 devono venire dalla General Nuclear Power Corporation cinese e 2 miliardi di sterline da sovvenzioni dei contribuenti britannici. Inoltre il governo inglese ha proposto un prezzo garantito di 92 sterline per megawatt/ora, che aumenterebbe con l’inflazione e che è più del doppio dell’attuale prezzo medio all’ingrosso dell’elettricità nel paese. Il costo unitario per Hinkley Point è in eccesso di 8.000 dollari USA. Ma anche se si usasse la stima di circa 7.000 dollari USA/kW, come nel caso di Flamaville-3, e si modificasse di un fattore del 25-30% per tenere conto della riduzione dei costi dovuta alla produzione in India, il costo risultante per capacità di unità andrebbe da circa 4.900 a 5.250 dollari USA/kW. Al costo di 5.100 dollari USA/kW, la tariffa per il primo anno di elettricità da Jaitapur sarebbe circa 19 Rs. per kWh.

Per dare una prospettiva, una recente gara d’appalto inversa per un progetto di energia solare in Rajasthan ha avuto un’offerta vincente di 4.34 Rs. per kWh. Nello stato del Maharashtra uno sviluppatore solare ha fatto un’offerta di 4.41 Rs. per kWh. Per energia basata sul carbone, recenti offerte si sono aggirate intorno a 4.50 Rs. per kWh.

In altre parole, l’elettricità di Jaitapur sarebbe veramente costosa in confronto a quella proveniente da fonti alternative. Ci ricorda il costosissimo e controverso progetto, basato sulla nafta, costruito dalla Enron Corporation a Dabhol, nel Maharashtra, negli anni ’90.

 

Rischio sismico
Terzo, il sito del reattore proposto è ubicato in una zona a rischio sismico relativamente elevato. Nel novembre 2011 due noti sismologi hanno pubblicato sull’Indian Science Journal Current Science un articolo che esaminava i dati storici e concludeva che un forte terremoto, simile a quelli che hanno colpito la zona vicino a Latur (100 km da Jaitapur) e a Koyna (400 km) rispettivamente nel 1993 e nel 1967, “benché improbabile… potrebbe verificarsi nel corso della vita della centrale nucleare” nelle vicinanze di Jaitapur. Nella stessa rivista, in un successivo articolo, questi scienziati sono stati ancora più espliciti: “Jaitapur si trova in una regione in cui le sollecitazioni delle placche tettoniche sono localmente vicine al punto critico, e dove minori perturbazioni delle forze in gioco possono scatenare terremoti. Geologicamente la regione di Jaitapur soddisfa molti dei criteri conosciuti come conduttori di sismicità intra-placca. Tettonicamente la regione di Jaitapur si trova esattamente nello stesso stato di quiescenza sismica e ignoranza storica in cui si trovavano le regioni di Latur e Koyna prima dei rovinosi terremoti per i quali ora sono famose”.

Perché i terremoti sono così preoccupanti? Come evidenziato da incidenti come quelli di Three Mile Island (1979) e Chernobyl (1986), le centrali nucleari possono subire gravi incidenti anche quando non ci sono terremoti. Questo potenziale per gli incidenti gravi viene amplificato durante i terremoti perché colpiscono simultaneamente diverse parti delle centrali nucleari. Guasti simultanei in diversi punti possono portare ai cosiddetti incidenti concomitanti, che sono molto difficili da configurare nelle valutazioni di rischio standard. In parte ciò accade a causa delle molte incertezze nel comportamento di un reattore nucleare durante un terremoto. La combinazione tra la configurazione di un reattore nucleare che non è mai stato operativo prima e un sito in cui potrebbero verificarsi terremoti è la ricetta per un rischio amplificato. In parte come conseguenza di questi rischi c’è una significativa opposizione locale, che a sua volta ha indotto il partito Shiv Sena, un partner fondamentale dell’alleanza del partito Bharatiya Janata (BJP), a chiedere al governo centrale di accantonare il progetto.

Una delle lezioni degli incidenti al reattore nucleare di Fukushima e di Chernobyl è che anche se il fallout radioattivo si è diffuso in lungo e in largo, la maggiore parte delle conseguenze sulla salute e sull’ambiente sono state a carico degli abitanti delle aree vicine a quelle strutture. Pertanto le preoccupazioni degli abitanti dei villaggi vicino a Jaitapur meritano una speciale attenzione.

Vi sono quindi ampie ragioni per cui il governo indiano non dovrebbe stipulare un accordo per l’acquisto degli EPR per Jaitapur. Dovrebbe essere ancora possibile allontanarsi dal progetto. Il governo lo farà o soccomberà agli interessi geostrategici o ideologici?

 

Per approfondimenti:
•Autorité de sûreté nucléaire (2015), ‘Flamanville EPR reactor vessel manufacturing anomalies’, 7 April 2014.
•Bilham, R and VK Gaur (2011), “Historical and future seismicity near Jaitapur, India”, Current Science, 101(100):1275-1281. Available at: http://www.greenpeace.org/india/Global/india/Historical%20and%20future%20seismicity%20near%20Jaitapur,%20India.pdf
•Kumar, A and MV Ramana (2007), ‘Nuclear safety lessons from Japan’s summer earthquake’, Bulletin of the Atomic Scientists, 4 December 2007.
•Ramana, MV (2011), ‘Beyond our imagination: Fukushima and the problem of assessing risk’, Bulletin of the Atomic Scientists, 20 April 2011.
•Ramana, MV and Suvrat Raju (2013), “Cost of electricity from the Jitapur Nuclear Power Plant”, Economic and Political Weekly, Vol. 98(26-27), 51-60. Available at: http://www.princeton.edu/~ramana/SA_XLVIII_26-27_290613_Suvrat%20Raju_M%20V%20Ramana.pdf
•Roussely, F (2010), ‘The Roussely Report: saving the French nuclear industry with outrageous measures’, Sortir du nucléaire, 27 July 2010.
•Sant, G, S Dixit and S Wagle (1995), ‘The Enron Controversy: Techno-Economic Analysis and Policy Implications’, Prayas.
•Scientific Correspondence (2012), “Discussion of seismicity near Jatiapur”, Current Science, 103(11): 1273-1278.
•Thakur, Sudhinder (2008), “Economics of nuclear power in the Indian context”, Atoms for Peace: An International Journal, 2(1). Disponibile a: http://www.inderscienceonline.com/doi/abs/10.1504/AFP.2008.019891
•Yeo, S (2015), ‘New Nuclear: Finland’s cautionary tale for the UK’, CarbonBrief, 20 ottobre 2015.

 

Per vedere l’articolo originale: http://www.ideasforindia.in/article.aspx?article_id=1574#sthash.3Nnf6w2V.dpuf
“Ristampato con il permesso di Ideas for India (www.ideasforindia.in)”