Da due anni, la Rete Pace e Nonviolenza dell’Emilia-Romagna coordina le iniziative simultanee organizzate localmente da Piacenza a Rimini. Oggi è una realtà costituita che lo scorso 5 ottobre a Parma ha svolto la propria Assemblea fondativa, dotandosi di un Manifesto di impegni per un’ Emilia Romagna regione di pace che ripudia la guerra.
CAMMINATA PER LA PACE / 1° GENNAIO 2026 a Faenza
Ogni anno, dal 1968, la Chiesa Cattolica invita tutto il mondo a celebrare la Giornata della Pace il primo di gennaio. Da allora tale ricorrenza ha avuto un tale successo che ormai anche la società civile l’ha acquisita, arricchendola e organizzando proprie ed autonome iniziative in diverse città.
Lo slogan, solitamente, è tratto dal titolo del messaggio scritto per l’occasione dal Papa, che quest’anno è: La pace sia con tutti voi: verso una pace “disarmata e disarmante”.
Fin dall’inizio aderisce anche Overall Rete Multiculturale Faenza, attorno alla quale si sono aggregate una lunga lista di associazioni e sigle laiche, cattoliche e di altre religioni: ACIF, ACLI, Amici Mondo Indiviso odv, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra, Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra Aps, Associazione Romagna-Camaldoli, Caritas Diocesana, Centro di documentazione don Tonino Bello odv, CGIL, CISL, Comitato di Faenza per la valorizzazione e la difesa della Costituzione, Consulta del Volontariato e delle Associazioni della Romagna Faentina odv, Gruppo Emergency Faenza, Legambiente (Lamone), MCL, Ordine Francescano Secolare, Parrocchia di San Francesco, Teatro Due Mondi, Ufficio Pastorale sociale e del Lavoro e UIL.
L’appuntamento di quest’anno, il primo gennaio 2026, è alle ore 16.00 presso la chiesa di San Francesco dove, a 800 anni dalla morte del Santo di Assisi, si ascolteranno testimonianze, sia storiche che attuali, di disarmo, disobbedienza civile, risoluzione pacifica dei conflitti e di servizio alla cittadinanza.
Alle 17, dall’antistante giardino pubblico, partirà una breve Camminata per la Pace con arrivo presso la Torre dell’Orologio, accanto alla quale è installata una ceramica a ricordo degli oltre mille faentini civili morti durante la seconda guerra mondiale.
Nel 2026 cadrà l’80° anniversario della nascita della nostra Repubblica: da questa ricorrenza deriva la successiva Costituzione pacifista col suo articolo 11.
Seguiranno interventi di diverse associazioni faentine con la lettura del punti fondativi del decalogo tratti dal Manifesto di impegni per un’Emilia Romagna che ripudia la guerra.
Alle 18.00, chi vorrà, potrà partecipare in Duomo alla messa celebrata dal vescovo.
Ai partecipanti sarà distribuito il messaggio integrale del Papa.
Saranno gradite le sole bandiere della Pace.
Coordinamento Overall rete multiculturale Faenza
Documento d’intenti della Rete pace e nonviolenza dell’Emilia Romagna
Premessa
L’umanità sta attraversando un passaggio storico epocale, caratterizzato contemporaneamente dalla crisi sistemica globale – climatica, economica, energetica, idrica, migratoria – dalla ridefinizione bellica degli assetti di potere mondiali, da una corsa agli armamenti senza precedenti, da un genocidio in mondovisione. Questi processi generano crescenti conflitti internazionali, che degenerano in guerre, i cui indicatori sono sempre più preoccupanti: le spese militari – globali e nazionali – non avevano mai raggiunto l’accelerazione in corso (dati SIPRI: 2719 miliardi di dollari nel 2025; dati Censis per l’Italia: 35,6 miliardi di euro) e i conflitti armati sono passati da 86 nel 1989 a 185 nel 2024 (dati Uppsala Conflict Data Program). Anche il pericolo di guerra nucleare – ad ottanta anni da Hiroshima e Nagasaki – non è mai stato così alto (Bollettino scienziati atomici: 89 secondi alla mezzanotte nucleare). Ma il piano di riarmo europeo da un lato e l’obbedienza alla Nato dall’altra per portare le spese militari al 5% del PIL nazionale, fondati sulla formula magica della deterrenza militare, sottraggono e sottrarranno sempre più ingenti risorse agli investimenti civili e sociali degli Stati, ridefinendo economie di guerra: dal welfare al warfare.
Dai vertici della Nato ai governi europei, al Censis, non passa giorno che non venga ribadito che dobbiamo riprogrammare l’immaginario collettivo, passando dall’orizzonte di pace alla “mentalità di guerra” (Mark Rutte), preparandoci a combattere contro il nuovo “nemico”. È la preparazione di un sistema di guerra che, come profezia che rischia di autoavverarsi, prepara e legittima questo esito: è il punto di esplosione di una lunga e articolata filiera di guerra, che parte dal costituirne la legittimazione culturale, passa dal suo finanziamento e può finire con una nuova guerra mondiale, non più a pezzi.
Rispetto a questo scenario sempre più inquietante, se i territori locali e regionali non possono fermare direttamente la violenza delle guerre una volta avviata, possono però contribuire attivamente a decostruirne la filiera, sui piani culturale, strutturale e normativo, e a costruire le alternative. Per questo le reti pacifiste e nonviolente territoriali della nostra regione hanno dato vita alla Rete pace e nonviolenza dell’Emilia Romagna.
Riferimenti
Le Carte fondative delle Nazioni Unite e dell’UNESCO, la Costituzione italiana, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e anche la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, redatte dopo la fine della seconda guerra mondiale, indicano concordemente e responsabilmente – seppur con accenti diversi – la strada del ripudio della guerra e della costruzione della pace con mezzi pacifici, a cominciare dalla mente degli esseri umani, per continuare con gli strumenti che la rendono possibile, come unica via di futuro per l’umanità
Il pensiero razionale – laico e religioso, scientifico e filosofico, pedagogico e politico – ha indicato unanimemente, nei decenni scorsi, nell’impegno per il disarmo la via maestra della costruzione della pace. E infatti è stato il processo di disarmo che ha salvato l’umanità dal conflitto nucleare tra Est e Ovest, prima che i popoli abbattessero il Muro di Berlino.
Nel settantesimo anniversario del Manifesto Einstein-Russell per il Disarmo rimane più valida che mai l’alternativa cruciale nella quale si trova, qui ed ora, anche la nostra generazione: “Questo, dunque, è il problema che vi poniamo, un problema grave, terrificante, da cui non si può sfuggire: metteremo fine al genere umano, o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?”.
Impegni
- La nostra azione è orientata al progressivo superamento di ogni violenza – istituzionale, di gruppo, individuale – di ogni guerra e atto di terrorismo, impegnandoci nell’eliminazione delle cause e degli strumenti, attraverso l’azione politica capace di adottare la nonviolenza sui diversi piani, quale metodo di liberazione dalla violenza e risoluzione dei conflitti.
- Ci impegniamo nella costruzione e diffusione di una cultura di pace e di educazione e formazione al disarmo e alla nonviolenza per la costruzione di relazioni interpersonali, sociali e internazionali fondate sulla trasformazione nonviolenta dei conflitti, sull’incontro creativo delle differenze, sul superamento dei miti della violenza, della guerra, del nemico, della vittoria.
- Rispetto a ogni conflitto armato e a ogni atto di violenza e terrorismo, stiamo sempre dalla parte di tutte le vittime e dei disertori della compattezza bellica, capaci di costruire ponti e abbattere muri – come gli obiettori di coscienza russi, ucraini, israeliani e gli attivisti nonviolenti palestinesi – dichiarandoci, a nostra volta, obiettori di coscienza alla guerra. Operando per il suo boicottaggio.
- La guerra è, in sé, un crimine contro l’umanità: rifiutiamo la logica della deterrenza e ci impegniamo per la tutela del diritto delle persone alla vita, alla dignità, alla libertà, in coerenza con la nostra Costituzione e con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Esprimiamo, pertanto, la irriducibile contrarietà a qualsiasi piano di riarmo nazionale, europeo, Nato e mondiale, indicando – al contrario – nei processi di disarmo la via maestra per la pace. La sicurezza di cui il mondo e il nostro paese hanno bisogno è sociale, climatica e democratica.
- Rifiutiamo e contrastiamo la propaganda bellica di ogni tipo, da quella pervasiva che si manifesta attraverso i media, a quella attuata attraverso una sempre più frequente presenza delle forze armate nelle scuole e nelle università. Ci impegniamo a decostruirne i presupposti e i contenuti, ad approntarne le alternative culturali e organizzative.
- Ci opponiamo all’uso del territorio emiliano-romagnolo ai fini dell’industria bellica e armiera e delle sue manifestazioni espositive. Contrastiamo la ristrutturazione militare delle industrie civili e ci impegniamo – al contrario – per la riconversione civile delle industrie belliche o collegate, direttamente o indirettamente, alle filiere di guerra. Anche attraverso il necessario confronto con le organizzazioni sindacali delle lavoratrici e dei lavoratori.
- Ci impegniamo per il superamento dello strumento militare come unica forma di difesa del Paese e dell’Europa e operiamo per la costruzione della Difesa civile, non armata e nonviolenta – in una prospettiva di sempre maggiore integrazione europea, all’interno di un rinnovato ruolo delle Nazioni Unite – che prevede anche la costituzione dei Corpi civili di pace come mezzo di intervento nei conflitti, l’Istituto di ricerca per la Pace e il Disarmo e il diritto all’opzione fiscale per il suo finanziamento.
- Ci impegniamo per la liberazione del territorio dell’Emilia Romagna dalle servitù e basi militari, presenti e future, di qualunque forma e nazionalità, e promuoviamo la liberazione del nostro Paese dalle armi nucleari attraverso l’adesione al Trattato internazionale per la proibizione delle armi nucleari (TPNW).
- Siamo per politiche di accoglienza e convivenza nel nome della comune umanità, per la costruzione di una società aperta e inclusiva di tutte le differenze, sia sul piano interno sia sul piano internazionale. A cominciare dal dare rifugio, protezione e accoglienza a tutti gli esseri umani che fuggono da guerre e violenze, repressioni e povertà.
- Contrastiamo le leggi liberticide che spacciano per “sicurezza” misure repressive che alimentano la paura e la cultura del nemico, mentre limitano la libera espressione del dissenso. A questo scopo, siamo pronti – se necessario – a sostenere e mettere in campo pratiche di disobbedienza civile, come forma di partecipazione attiva dal basso.











