Il modo di operare degli attivisti di Animal Equality è tanto semplice quanto rischioso, tanto inoppugnabile quanto emotivamente sconvolgente: entrano negli allevamenti e nei macelli e filmano, fotografano, producono documentazione resistendo, si può immaginare, alla tentazione di aprire quelle porte, di liberare le creature innocenti e sofferenti che vengono temute chiuse lì dentro, in condizioni troppo spesso orribili.
L’ultima denuncia riguarda il macello di cavalli “Zerbini e Ragazzi” di Correggio, provincia di Reggio Emilia. Scomposte le reazioni: davanti al macello sono stati minacciati, aggrediti fisicamente e inseguiti l’ex parlamentare Paolo Bernini (hanno tentato di investirlo), la deputata Stefania Ascari e il consigliere regionale Lorenzo Casadei (preso per il collo, letteralmente) mentre, su suolo pubblico, documentavano i fatti. Zerbini, co-titolare, ha gridato alla “violazione della privacy” e, in un’intervista rilasciata a Il Resto del Carlino ha negato tutte le accuse affermando però esattamente il contrario di quanto hanno registrato le videocamere.
La barbara realtà è questa: abbeveratoi lineari asciutti (ripresi la notte); cavalli tenuti legati all’interno delle stalle (condizione che impedisce un sonno fisiologicamente corretto); stalle luride al di là dell’immaginabile (“estrema carenza igienica”, incompatibile con il benessere animale, ha definito la situazione il veterinario Enrico Moriconi); percosse ripetute anche su animali calmi e che non mostrano alcun segno di aggressività, con colpi effettuati servendosi anche di bastoni (ma Zerbini parla di “gestione di cavalli difficili”).
Infine, l’estrema crudeltà di una macellazione che avviene spesso con stordimenti ripetuti e a distanza di vari secondi, quando non addirittura su animali sgozzati e issati mentre ancora coscienti (violazione dell’art. 4 del regolamento EC 1099/2009). E ci sono anche casi di cavalli storditi in coppia, in un box dedicato a un singolo animale: si vede un cavallo terrorizzato che calpesta il compagno già a terra.
Zerbini, testuale nell’intervista: «Le persone che ci accusano si sono introdotte illegalmente di notte nel nostro stabilimento, violando domicilio e privacy, installando sempre illegalmente telecamere nei luoghi di lavoro». Ma documentare i fatti, quando i fatti sono spudoratamente illeciti (e illegali), non è forse un atto nobile, di resistenza, l’unico che consente una denuncia su solide basi? Appellarsi alla privacy? Di chi, degli animali che non hanno voce? O del “lavoro” che deve essere oscuro, protetto, nascosto a chi preferisce non sapere?
Venerdì 19 gli animalisti sono stati di nuovo davanti alla Regione Emilia Romagna, per chiedere conto alle istituzioni di quanto è accaduto e sta accadendo. Intanto si stanno muovendo anche alcuni politici: il consigliere comunale Giancarlo Setti, gli onorevoli Eleonora Evi, Francesco Emilio Borrelli, Carmen Di Lauro e Susanna Cherchi.
Sappiamo che quello che accade nel macello Zerbini e Ragazzi non è un caso isolato, e anche per questo è fondamentale che non si metta tutto a tacere, che infischiarsene di ogni regola, tenere e uccidere animali contro i più elementari principi di pietà e umanità presto non sia più possibile.










