Proponiamo di seguito l’appello di Pax Christi Bergamo e Nord sulla barbarie disumana e i venti di guerra che si stanno respirando
La morte dell’empatia e il rischio di barbarie. Un appello urgente alla politica democratica
C’era una donna di nome Hannah Arendt, politologa e filosofa tedesca di origine ebraica, costretta a fuggire dalla persecuzione nazista negli anni Trenta e Quaranta. Dalla sua esperienza diretta del crollo della civiltà europea, Arendt comprese quanto la disgregazione dello Stato-nazione, la perdita delle istituzioni comuni e la dissoluzione del tessuto sociale aprissero la strada all’abbrutimento morale. Guardando oggi all’Italia – e più in generale al mondo – si avverte con inquietudine quanto quelle riflessioni restino terribilmente attuali.
Un’Italia fragile e stanca
Il Rapporto Censis 2025 descrive un Paese provato, impoverito e sfiduciato. La ricchezza delle famiglie si è erosa nell’arco degli ultimi quindici anni e il ceto medio, tradizionale motore della democrazia, è quello che paga il prezzo più alto. Il welfare, un tempo argine contro le diseguaglianze, mostra crepe profonde: quasi l’80% degli italiani teme di non poter contare su servizi adeguati in caso di non autosufficienza.
Nel mercato del lavoro cresce l’occupazione solo nelle fasce più anziane, mentre giovani e under 35 diminuiscono. Una società che invecchia senza garantire futuro alle nuove generazioni è una società che si contrae, si chiude, smarrisce l’energia vitale necessaria al rinnovamento. La precarietà, l’incertezza, la paura del domani alimentano l’isolamento. Quando il futuro si offusca, l’empatia si restringe.
Sfiducia collettiva, legami sociali che si spezzano
Oltre il 70% degli italiani non crede più nella politica né nelle istituzioni. Più della metà della popolazione afferma di non riconoscersi in alcun progetto collettivo. È un dato grave, perché la democrazia vive di fiducia e di visioni condivise. Il vuoto che si apre tra cittadini e istituzioni non è neutro: lo riempiono risentimento, rancore, semplificazione, delegittimazione reciproca.
La perdita dell’empatia – la capacità di percepire e riconoscere l’altro come simile, degno, parte della stessa comunità – non avviene per caso. È il frutto di un logoramento lento e culturale, di una frattura che si allarga tra gruppi sociali, generazioni, territori. Arendt ci avverte che la barbarie non arriva con un colpo improvviso: avanza quando le persone smettono di sentire la sofferenza altrui come propria. È un crepuscolo che rischiamo di non vedere finché non è troppo tardi.
L’urgenza di una politica capace di visione
Evitare la deriva barbarica non è una questione accademica: è un compito politico quotidiano. Occorre una svolta coraggiosa del campo progressista, capace di ridefinire sé stesso non come semplice gestore del presente, ma come forza che ricuce i legami sociali e restituisce senso alla parola “comunità”.
Servono politiche che rimettano al centro la persona e la dignità:
– rafforzamento reale del welfare come strumento di giustizia;
– ricostruzione dei presidi comunitari e delle reti di solidarietà;
– contrasto alla cultura dell’indifferenza e della chiusura identitaria;
– investimento in educazione, lavoro dignitoso, cultura e ricerca;
– un progetto di futuro per i giovani, non promesse vuote.
Non basta reagire agli eventi: occorre guidarli. Le società non reggono senza un orizzonte condiviso.
Nuove minacce: populismi, tecnocrazie e la normalizzazione della forza
Il trumpismo non è più solo un fenomeno statunitense: è un modello globale di gestione del potere fondato sulla polarizzazione, sul culto del leader, sulla delegittimazione delle istituzioni e sulla spettacolarizzazione del conflitto. Parallelamente, si afferma una tecnocrazia digitale che consegna decisioni e futuro agli algoritmi e al capitale privato, riducendo la democrazia a variabile marginale.
La debolezza dell’Unione Europea amplifica questi rischi. L’incapacità di costruire una politica comune forte permette l’infiltrazione di modelli illiberali e nazionalisti, invece di respingerli. Su scala globale, figure come Putin mostrano quanto sia concreto il pericolo di un mondo governato da logiche di forza, non di diritto. Ridurre il pianeta a uno scontro tra tre potenze significa sacrificare popoli, culture e diritti sull’altare del potere.
Effetto delle guerre e ritorno all’ideologia della forza
Come se non bastasse, gli ultimi anni hanno riportato la guerra nel cuore del discorso pubblico: conflitti internazionali, riarmo crescente, retoriche belliciste sdoganate nei media e nella politica. La militarizzazione non è più eccezione: sta diventando linguaggio ordinario. Si investe più in armi che in welfare, più in deterrenza che in diplomazia. L’idea che la pace sia debolezza si sta diffondendo, mentre il pacifismo – un tempo voce influente nella società italiana – appare oggi minoritario, quasi sospetto.
Eppure proprio la posizione pacifista, anche quando controcorrente, ricorda che la sicurezza non nasce dall’escalation, ma dalla cooperazione; non dal sospetto, ma dal dialogo. Se la cultura della guerra diventa senso comune, il passo verso la disumanizzazione del nemico e la riduzione dell’altro a bersaglio è breve. È un segnale inquietante del declino dell’empatia e della politica come cura della vita.
Universalismo, pluralismo, lotta ai nuovi razzismi
Difendere la civiltà significa avere un’idea plurale e costantemente comparativa del rapporto tra civiltà diverse, significa anche combattere ogni forma di discriminazione. Si può criticare con fermezza il governo israeliano per le azioni inumane contro i palestinesi senza scivolare nell’antisemitismo, così come si deve denunciare l’anti-islamismo mascherato da difesa dell’Occidente. Criminalizzare interi popoli o religioni è un virus politico che uccide la ricchezza del pluralismo umano, dei popoli e della loro dimensione religiosa e culturale.
Il compito delle persone che continuano pervicacemente a credere nella democrazia è chiaro: proteggere la cittadinanza piena di tutti, promuovere confronto culturale, ascolto e conoscenza reciproca. L’universalismo non è passato remoto: è il futuro da riconquistare.
Il tempo si restringe
L’incontro rispettoso e animato da una forte ricerca comparata tra civiltà non è un dato acquisito: va nutrito, difeso, inventato. Se il campo democratico accetta di essere solo manutentore dell’esistente, si condanna all’irrilevanza. Abbiamo bisogno di una proposta all’altezza della storia, non di un eco del presente. Più umanità dentro la modernità, non meno modernità. Più coraggio, meno paura del conflitto culturale.
Se non reagiamo ora, il logoramento diventerà collasso. La barbarie non arriva annunciando il proprio nome: avanza in silenzio, si normalizza, diventa senso comune.
Per questo urge una politica che torni protagonista: capace di unire le persone, proteggere i deboli, regolare le tecnologie, difendere la dignità del lavoro, custodire i diritti e aprire strade nuove. Non possiamo più permetterci esitazioni.
Il tempo stringe. O ritroviamo la nostra voce, oppure qualcun altro parlerà al posto nostro.
Dicembre 2025
Seguono le adesioni all’APPELLO:
1. Tiziano Belotti, Responsabile Associazione SOS Diritti Valcalepio (BG) 2. Antonio Franco Bertola, Bergamo, (BG) 3. Loretta Biffi, Consigliere Comunale e Associazione Mascobado, Bonate Sopra (BG) 4. Simone Biffi, Sindaco di Solza (BG) 5. Cecilia Bonfito, Coordinatrice Sezione PRC Valcalepio (BG) 6. Francesco Breviario, Direzione regionale PD, Libera – Bonate Sopra (BG) 7. Maria Carla Bugada, Pax Christi, Bergamo (BG) 8. Vincenzo Carola, Villongo (BG) 9. Mario Cattaneo, Ciserano (BG) 10. Paolo Cattaneo, medico, Desenzano del Garda (BS) 11. Rino Cattaneo, Ciserano (BG) 12. Simone Cattaneo, Bergamo (BG) 13. Giuseppina Castelli, Pax Christi, Caravaggio (BG) 3 COORDINAMENTO NORD 14. Pierluigi Castelli, regista Arhat Teatro, Caravaggio (BG) 15. Giuseppe Giuliano Cattaneo, Pax Christi, Ciserano (BG) 16. Roberto Cremaschi, Pax Christi, Bergamo (BG) 17. Fabrizia Farina, Caravaggio (BG) 18. Diego Ferrari, Verdello (BG) 19. Matteo Ferrari, Stezzano (BG) 20. Franco Fossati, Pax Christi, Cogoleto (GE) 21. Carla Gambirasio, volontaria CPIA 2 Bergamo, impegnata nell’alfabetizzazione L2, Ciserano (BG) 22. Giuliana Granelli, Ciserano (BG) 23. Sergio Lagorio, Pax Christi, Bagnatica (BG) 24. Aldo Lazzari, Caritas diocesana bergamasca, Bergamo (BG) 25. Vanni Maggioni, Pax Christi, Bergamo (BG) 26. Olga Magni, Bergamo (BG) 27. Padre Gianni Manco, Pax Christi, ecoteologo e missionario del PIME a Manaus (Brasile) 28. Luigi Manfè, Pax Christi, Bergamo (BG) 29. Tommaso Mauri, Ghiaie di Bonate Sopra (BG) 30. Gerardo Melchionda, Coordinamento Provinciale di Libera Bergamo 31. Luigi Milanesi, Caravaggio (BG) 32. Andrea Moioli, Pax Christi, Cividate al Piano (BG) 33. Elisa Mor, Pax Christi, Bergamo (BG) 34. Paolo Pantrini, Pax Christi, Piacenza (PC) 35. Nadia Panseri, Pax Christi e Associazione Mascobado, Bonate Sopra (BG) 4 36. Alessia Perico, Torre Boldone (BG) COORDINAMENTO NORD 37. Christian Perico, Torre Boldone (BG) 38. Enos Perico, Pax Christi, Torre Boldone (BG) 39. Angela Perletti, Bergamo (BG) 40. Savino Pezzotta, Pax Christi, Tribulina di Scanzorosciate (BG) 41. Lorenzo Poli, operatore nell’accoglienza, giornalista e Consigliere Comunale di Adrara San Martino, Paratico (BG) 42. Daniele Rocchetti, Pax Christi, Paladina (BG) 43. Gabriele don Scalmana, Pax Christi, Brescia (BS) 44. Maria Scalori, Pax Christi, Brescia (BS) 45. Mauro Scaroni, Consigliere Nazionale Pax Christi e Coordinatore dei PP del Nord Italia Pax Christi, Brescia (BS) 46. Galimberti Sem, pubblicista, Bergamo (BG) 47. M. Teresa Tiraboschi, PRC, Predore (BG) 48. Claudio Vavassori, Pax Christi, Bonate Sotto (BG) 49. Battista Villa, Pax Christi, Assessore Pace e Cooperazione, Bonate Sopra (BG) 50. Lorenza Villa, Ghiaie di Bonate Sopra (BG) 51. Maria Elisabetta Zappella, Ciserano (BG)
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx PUNTO PACE PAX CHRISTI BERGAMO Email: puntopacepxbergamo@gmail.com (Referente: Battista Villa, cell.3356962492)
COORDINAMENTO PAX CHRISTI NORD ITALIA Email: pppxbs@gmail.com (Coordinatore: Mauro Scaroni, cell.3357614196) xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx










