L’ex viceministro che “non sapeva” della circolare più contestata della pandemia: nell’aula della commissione Covid, il 9 dicembre 2025, Pierpaolo Sileri ha messo nero su bianco uno dei nervi scoperti della gestione dell’emergenza.

Durante l’audizione, l’allora viceministro della Salute Pierpaolo Sileri avrebbe ammesso di non sapere chi avesse stilato il documento – la circolare del Ministero della Salute dell’aprile 2020, quella che indicava “tachipirina e vigile attesa” come bussola per i pazienti Covid curati a casa -affermando di non essere stato nemmeno informato della sua pubblicazione.

Ancora più sorprendente, ha sostenuto di non essere stato informato in anticipo della sua pubblicazione, pur ricoprendo l’incarico di viceministro in piena prima ondata. Una rivelazione che, se confermata, metterebbe in discussione l’intera filiera decisionale del Ministero in piena emergenza sanitaria.

Lo stesso Sileri avrebbe dichiarato di essere contrario a quella scelta terapeutica, ritenuta limitante rispetto alla possibilità di sperimentare approcci alternativi. E ancora: il viceministro avrebbe appreso del primo contagio in Italia – la coppia di turisti cinesi – “dalla moglie che aveva visto la tv”.

Nel corso dell’audizione, Sileri ha anche preso le distanze sul piano medico, spiegando di non condividere quell’impostazione terapeutica. Secondo la sua ricostruzione, la scelta di limitarsi a paracetamolo e attesa avrebbe frenato la possibilità di sperimentare e valutare in modo più ampio altre strategie di cura nella fase precoce della malattia.

Le parole dell’ex viceministro hanno subito innescato la reazione politica. La deputata di Fratelli d’Italia Alice Buonguerrieri, capogruppo nella commissione Covid, ha definito “grave” che un vertice politico del ministero non sapesse chi avesse deciso una circolare tanto impattante e non fosse stato coinvolto nel processo. Per Buonguerrieri, il racconto di Sileri conferma l’immagine di un dicastero gestito nella confusione, in cui decisioni cruciali sarebbero passate sopra la testa di chi avrebbe dovuto condividerle e difenderle pubblicamente:

“Nell’aprile 2020 il Ministero della Salute emanò la famosa circolare in cui raccomandava il discutibile utilizzo di Tachipirina e vigile attesa per curare il Covid. Ebbene, audito oggi in commissione Covid, l’allora viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ha affermato di non sapere chi avesse stilato quel documento e che non fu nemmeno avvisato della sua pubblicazione. È la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta, in termini comunicativi e politici, basti pensare che Sileri ha anche dichiarato di aver appreso del contagio della coppia di cinesi a Roma, primi due casi di Covid in Italia, soltanto dalla moglie che aveva seguito la tv. Sempre a proposito di Tachipirina e vigile attesa lui stesso ha detto di non essere stato affatto d’accordo con quella scelta che ha impedito di sperimentare serie alternative terapeutiche, eppure qualcuno nel Ministero ha agito senza nemmeno informare il viceministro della Salute. Gli italiani hanno il diritto di conoscerne la ragione”.

Dalle parole dell’ex viceministro emergono anche attriti interni ai piani alti del Ministero della Salute.

Il senatore Franco Zaffini riporta infatti che, mentre gli italiani affrontavano la prima ondata, Sileri sarebbe stato vittima di un messaggio minaccioso da parte di Goffredo Zaccardi, all’epoca capo di gabinetto del ministro Roberto Speranza.

Il messaggio, secondo quanto riferito, sarebbe stato diretto: “Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto”. L’ex viceministro ha spiegato di non aver fatto appello dopo l’archiviazione della denuncia giudiziale nei confronti dello stesso Zaccardi per via delle scuse di quest’ultimo, ma la scelta personale di Sileri non assolve dalla gravità della circostanza e della responsabilità politica di chi ha nominato Zaccardi, ovvero l’allora ministro Speranza.

L’audizione del 9 dicembre si inserisce nel lavoro più ampio della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza SARS‑CoV‑2, chiamata a ricostruire non solo le scelte sanitarie, ma anche la catena di comando durante i mesi più bui del Covid.

Proprio il caso “tachipirina e vigile attesa” si conferma uno dei capitoli più delicati: chi decise davvero, con quali basi e perché un viceministro dice oggi di esserne stato tenuto all’oscuro sono le domande che, dopo l’audizione di Sileri, pesano ancora di più sui lavori della commissione.

Da qui la domanda che resta sospesa: “chi ha realmente determinato quelle indicazioni sanitarie che hanno accompagnato la prima espansione del virus in Italia?

La verità sta emergendo, ma finché questo nodo non sarà sciolto, rimarrà l’ombra di una gestione potenzialmente incapace di contenere tempestivamente la propagazione del contagio. Comunque desta scandalo che le politiche pandemiche siano state dettate da persone che non sapevano nemmeno di cosa stavano trattando.

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