Il collegio dei docenti della scuola secondaria “Banti-Della Maggiore” non accoglie la proposta del Comune di Santa Croce sull’Arno (PI) di fare un’iniziativa per commemorare il tragico attentato ai militari italiani a Nassirya.

Da parte nostra, come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, non comprendiamo lo sconcerto e l’incredulità dell’amministrazione di Santa Croce, per quella che è una decisione strettamente didattica della scuola e che dovrebbe essere rivendicata per tutte le iniziative che vedono coinvolte le Forze Armate nelle scuole.

Siamo convinti che la scuola pubblica italiana sia perfettamente in grado di educare gli studenti e le studentesse ai temi della legalità e della cittadinanza attiva. Dall’altra parte ci sfugge il nesso tra questi temi e la celebrazione di un triste episodio di guerra della storia recente del nostro Paese.

Se l’obiettivo è la “conoscenza dei fatti” crediamo che la figura migliore sia un docente di storia e non certo un Militare dell’Arma dei Carabinieri. In particolare, sul concetto di pace è bene sempre ricordare che l’Italia “ripudia la guerra come mezzo per risolvere le dispute internazionali”, e di conseguenza non sono certo i militari i più adeguati per parlare di pace nelle scuole.

Inoltre, se è la posizione dell’amministrazione la prima ad essere ideologica, come emerge chiaramente dalle dichiarazioni degli assessori – che parlano genericamente e banalmente di un “attentato terroristico” perdendo di vista la complessità dello scenario internazionale, delle ragioni della guerra in Iraq, del ruolo delle forze militari italiane presenti in territorio straniero anche dopo la fine della guerra, del fatto che fossero percepiti dalla popolazione locale come forze di occupazione e non come forze di pace, delle accuse anche di aver attaccato e ammazzato civili – si comprende quanto sia pericoloso lasciare temi di didattica a personale non qualificato per quanto riguarda l’insegnamento nelle scuole pubbliche.

E se c’è controversia sulla lettura storica di quegli anni o sul ruolo dell’Italia nelle guerre del 2003 e siamo tutti d’accordo che vada fatta una lettura critica, è chiaro che questi temi così complessi non possono essere lasciati a chi non ha nessuna competenza di pedagogia e capacità riconosciute per affrontare tematiche così delicate con studenti nella fascia di età che era stata scelta.

Leggiamo invece positivamente la proposta di organizzare eventi pubblici aperti alla cittadinanza, dove si possano discutere queste tematiche, con un pubblico adulto che ha già maturato gli strumenti critici per affrontare un simile dibattito, ma ribadiamo che sia importante fare questa discussione fuori dai luoghi della formazione e tenendo gli adolescenti protetti rispetto ad ideologie belliciste e guerrafondaie.

In ultima analisi ricordiamo che in tema di didattica, nella scelta dei progetti  a cui aderire, il Collegio Docenti è sovrano e non c’è nulla di scandaloso se tra le migliaia di proposte integrative che quotidianamente arrivano alle scuole dal Ministero, dagli Enti Locali, dal Terzo Settore, dai docenti stessi della scuola, alcune proposte non vengano accolte.

Sarebbe problematico il contrario, ovvero pensare che le proposte delle amministrazioni locali debbano essere assunte in automatico, senza alcuna revisione critica e competente, tanto da sembrare quasi obbligatorie. Bene che le scuole mantengano la propria indipendenza nella scelta dei temi da trattare pur lasciando in ogni caso  la porta aperta a tanti altri temi che possono essere trattati con il Comune di riferimento in una proficua collaborazione educativa e formativa.

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