Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di M.R.S., studentessa dell’università di Forlì:
So che non sarò né la prima né l’ultima a scriverlo, ma lo scriverò comunque: è ora di svegliarci, svegliamoci.
Ricordo che ogni volta che ho studiato la storia della Shoah, e ancor più visitando i campi di concentramento, mi sono chiesta come fosse possibile. Tutto il mondo è stato a guardare senza fare nulla, com’è possibile che abbiamo lasciato che fatti del genere accadessero?
Ora sta succedendo di nuovo. Il nostro mondo è scosso da guerre che si combattono sotto i nostri occhi, in diretta televisiva. Sappiamo benissimo quali orrori vengono commessi, conosciamo la sofferenza di tantissime persone. Allora come possiamo ignorarlo? Come fate ad addormentarvi nei vostri letti sapendo che c’è una bambina, un uomo o una donna, un nonno o una sorella la cui casa è stata distrutta, che è stata obbligata a lasciarsi alle spalle la propria vita, e a vedere la propria famiglia divisa, i propri cari uccisi.
So che non sono né la prima né l’ultima a parlarvi di questi avvenimenti, perché il telegiornale ne parla ogni sera e ci rende insensibili al dolore altrui. Ma qui non c’è nessun Truman Show, quelle persone muoiono per davvero, in ogni momento, e noi che guardiamo senza agire siamo complici.
Io scrivo perché credo che le parole siano uno strumento potente per risvegliare le coscienze sopite. Ma le parole da sole non cambiano il mondo, sono le persone che devono fare la differenza.
Quindi mi rivolgo a tutti, in primis al Governo, agli eserciti, alla Leonardo e ad ENI. Ma non ho intenzione di parlare alle istituzioni o agli enti, voglio parlare ad ogni singola persona che ne fa parte: raccogli il coraggio e smetti di essere parte del meccanismo del genocidio. Perché l’Italia fornisce direttamente armi ad Israele, tramite gli stabilimenti della Leonardo, e lo fa per un ritorno economico, mentre ENI trivella a largo delle coste di Gaza. Inquinano il pianeta e scambiano soldi per sangue, sempre col benestare del Governo.
Non fare niente è dare il proprio consenso a tutto ciò, quindi dobbiamo far sentire il nostro rifiuto per questa collaborazione omicida. Dobbiamo protestare, scioperare, prendere l’esempio dei lavoratori portuali di Ravenna (e non solo) e rifiutarci di far partire navi cariche di armamenti dalle nostre coste.
In primo luogo, per il semplice fatto di essere umani abbiamo il dovere di proteggere e aiutare gli altri, difenderli per puro senso di fraternità e di giustizia.
In secondo luogo, se questa è la risposta del mondo, della società, della politica e del diritto internazionale davanti a un genocidio, allora nessuno è al sicuro. Se alla soppressione dei diritti e della democrazia, della più umana pietà è così che rispondono i nostri governi, che non agiscono, comprati da miliardi macchiati dal sangue dei palestinesi, siamo disposti ad accettarlo?
Se ci venissimo a trovare noi nella stessa posizione degli abitanti dello Stato di Palestina (tutt’ora non riconosciuto dal nostro Governo!) chi verrebbe a salvarci? Chi ci difenderebbe, questa società che si volta dall’altra parte?
Anche noi saremmo soltanto una notizia sul giornale, qualcosa per cui dispiacersi pigramente senza muovere un dito?
Al contrario, dobbiamo diventare un precedente storico che dimostri che noi, le persone, questi orrori non li accettiamo e non intendiamo accettarli mai più. Dobbiamo dimostrare al nostro governo che non resteremo passivi ad aspettare che un poco alla volta limitino le nostre libertà, ma che lotteremo per una società migliore.
Una volta ancora, scrivo per invitare tutti a smettere di essere complici, ad agire ora.
Appendete la bandiera dello Stato di Palestina al vostro balcone, boicottate i prodotti provenienti da Israele e quelli di aziende implicate nel sostegno alla produzione bellica. E poi scendete in strada e unitevi alle proteste, scioperate, rifiutate lo stato di polizia in cui ci troviamo, che manipola le notizie e prende a manganellate i manifestanti.
La libertà dei palestinesi è la libertà delle libertà, la libertà della democrazia, la libertà nostra e di tutti. La lotta continua.
M.R.S.










