Sembrava una serata fredda, non tanto per la giornata di maltempo con il continuo tuonar dei fulmini e la tanta pioggia abbattutasi sin dalla prime ore dell’alba sulla città, ma perché – dopo la grande manifestazione degli oltre trentamila partecipanti allo sciopero del 22 scorso – pareva che i cuori pulsanti di solidarietà, per la causa palestinese e contro il genocidio scientificamente pianificato dal governo israeliano, si fossero di colpo fermati.
Avevamo ascoltato l’appello dalla Flotilla che, proprio nell’attimo in cui stava subendo l’attacco dalla marina sionista, lanciava l’invito all’immediata mobilitazione del movimento pacifista esploso in modo dirompente anche nel nostro Paese.
Sapevamo che nella prima serata era stata convocata un’assemblea cittadina a piazza Sant’Anna, nella zona dell’antica fieravecchia dove un tempo era insediato il mercato delle merci, il quartiere sviluppatosi nel XVI secolo attorno a quella che diverrà piazza Rivoluzione (ribattezzata così a seguito dell’abbraccio dei rivoltosi palermitani con le camicie rosse garibaldine dopo la battaglia al ponte dell’Ammiraglio), da sempre famosa anche perché centro di tutte le sommosse popolari cittadine. Non credo vi fosse una qualche consapevole connessione nella scelta della location.
A me piace rievocarla perché – come nella tradizione delle insurrezioni panormite – tutte le rivolte sono iniziate in modo imprevedibile e spontaneo, così parimenti s’è coagulata anche ieri sera quell’alchimia rivoluzionaria che anima le nostre sommosse popolari. Al grido di “corteo… corteo”, levatosi davanti il sagrato della Chiesa di Sant’Anna, soltanto un paio di centinaia di persone muovevano i primi passi per confluire – a poco meno d’una decina di metri – sulla via Roma (per la cui realizzazione di fine ‘800 gli amministratori sembra si fossero ispirati agli champs parigini) per dispiegare da terra la virtuale vela a fianco di quelle della Global Sumud Flotilla, levate al vento nel tentativo di aggirare l’illegale blocco navale sionista nelle acque di Gaza, dal 2009 off limits. Ovviamente, rispetto alla maestosità dello spazio, al centro della carreggiata si era formato solo un piccolo assembramento che senza demordere cominciava a muoversi pian pianino.
Giunti al primo incrocio si cominciavano a sentire slogan sempre più forti, ancora un centinaio di metri avanti si facevano intensi. Nel volgere lo sguardo indietro, sembrava inverosimile, il corteo si era allungato. Com’era accaduto? Si vede che quel passaggio del corteo, nell’incrociare le comitive di giovani appena usciti dai locali della movida, le quali rispondevano al grido Free… Free… Palestine – in segno di apprezzamento e condivisione contro l’atto di pirateria internazionale che si stava consumando nel mare gazawo -, si erano trasformati (come i corsi d’acqua dei piccoli torrenti) in affluenti della manifestazione che da rigagnolo iniziale era divenuto un fiume in piena, anche a seguito dell’affluenza in massa della gente che nel frattempo aveva raccolto il brusio della notizia del corteo che correva per la città (basti guardare il video per verificarne le dimensioni).
Tutto ciò dava effettivamente sostanza allo slogan principale che ha attraversato la manifestazione per tutta la sera sino a notte fonda: Palermo lo sa con chi stare… con la Palestina dal fiume al mare! Insomma un gran corteo serale pacifico costituito, soprattutto, da tantissime/i giovani e moltissime donne che hanno voluto rispondere all’appello lanciato dalla Global Sumund Flotilla che ha visto scendere in piazza una massa enorme di gente nelle grandi città metropolitane.
A Palermo, il serpentone spontaneamente formatosi, salutato al suo passaggio con simpatia dalle persone che passeggiavano serenamente per le vie, senza che vi fosse stato alcun cenno minimo d’incidente, si è snodato lungo via Roma/via Cavour/via Ruggero Settimo, fino a Piazza Politeama, dove, invece, ha trovato la strada sbarrata dai furgoni blindati e dagli scudi antisommossa della polizia, con la quale si è aperta una lunghissima trattativa.
Pare che i manifestanti volessero proseguire per sciogliersi nella larga piazza antistante il teatro almeydiano, dando così la possibilità a tutti i partecipanti della manifestazione di entrare nello spazio aperto e magari lasciare parlare liberamente ognuno che volesse intervenire.
In fondo sarebbe stata del tutto logica una siffatta conclusione della manifestazione, così come da sempre è avvenuto a Palermo per tutte le iniziative di lotta, sia quando esse prevedevano il canonico comizio sia quando si lasciava il microfono aperto (in questo caso sarebbe stato “il megafono aperto”), lasciando libertà di intervenire a chiunque.
In ogni caso, ci sia consentito, c’era anche un problema di sicurezza: non è la stessa cosa far defluire una massa di persone verso uno spazio aperto come in una grande piazza, piuttosto che pretendere che defluisca all’interno di un budello qual è via Ruggero Settimo.
I rappresentanti dell’ordine pubblico pare negassero l’accesso nella considerazione di una preventiva blindatura militare dell’intero spazio perimetrale del sito. In effetti, avevamo già appreso dal comunicato delle donne UDI Palermo che l’esercito italiano avrebbe occupata Piazza Politeama, dal 2 al 5 ottobre, “trasformandola in una cittadella militare”. Oltre all’esposizione di strumenti bellici di elevata tecnologia, sarebbe stato esposto “l’imponente elicottero da combattimento A129 Mangusta per colpire positivamente il nostro immaginario”.
La trattativa tra manifestanti e funzionari assumeva un contorno più complesso. A questi ultimi si chiedeva di intercedere con Sindaco e Prefetto perché si sospendesse l’iniziativa propagandistica della guerra con la convocazione urgente di un tavolo tecnico sull’opportunità e i termini dell’iniziativa delle forze militari.
Sull’apertura della piazza per far concludere la manifestazione, la polizia rimaneva irremovibile. La decisione creava non pochi malumori nei manifestanti, ancora intruppati nel corteo: una situazione di stallo che determinava diversi durissimi contatti fisici con le forze dell’ordine schierate in assetto antisommossa; mentre i manifestanti a mani nude e a volto scoperto gridavano di passare. Volavano manganellate (reel). In particolare, una giovane donna è stata colpita alla testa e diversi ragazzi hanno accusato vari malesseri.
Nell’attesa dello sciopero generale di domani con concentramento alla Stazione centrale
alle 9.00, nel tardo pomeriggio di oggi si terrà un presidio a Piazza Castelnuovo alle h.18:00; mentre stasera alle 21 davanti a diversi ospedali cittadini (Villo Sofia, Civico, Di Cristina) i Sanitari per Gaza daranno vita a flash mob duranti i quali a lume di candela si leggeranno tutti i nomi dei caduti nella Striscia appartenenti al personale medico e paramedico.










