Riceviamo e pubblichiamo da The Weapon WATCH – Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei

Un gruppo di 250 tra insegnanti, accademici e ricercatori ha ottenuto, con una petizione, di tenere fuori il Gruppo Leonardo, come sponsor, dalla prossima edizione del Festival della Scienza di Genova.
La motivazione è il coinvolgimento della principale azienda italiana della filiera bellica nella complicità con lo Stato di Israele responsabile di genocidio a Gaza, secondo il rapporto delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati.

Le reazioni politiche nel centro-destra in Liguria e da parte di un gruppo d’imprenditori genovesi guidati da Carlo Castellano non si sono fatte attendere, affermando per ignoranza o malafede che i promotori della petizione debbano riconoscere di aver sbagliato «non importa se in buona fede e per una ‘apparente’ buona causa».

C’è chi ha parlato persino di “false notizie” senza evidentemente conoscere come stanno realmente le cose e prendendo per buona la linea difensiva del management di Leonardo, basata su alcune bugie, “mezze verità” e rimozione di fatti innegabili.
Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, ha inviato una nota alla presidenza del Festival della Scienza, scrivendo: «Da diversi mesi circolano affermazioni secondo cui Leonardo venderebbe armi a Israele. Non vendiamo armi a Israele da quando è scoppiato il conflitto. Comprendo e condivido lo sdegno per quanto sta succedendo a Gaza, ma trovo assolutamente inaccettabile dire che Leonardo sia responsabile e partecipe di questa tremenda vicenda».
Le parole di Roberto Cingolani ricordano la reazione del management Leonardo nei confronti di Papa Francesco che, nel gennaio 2024, aveva rifiutato una loro donazione all’ospedale del Bambin Gesù di Roma di 1,5 milioni di euro, perché soldi insanguinati provenienti da “fabbricanti d’armi”.

In quell’occasione un comunicato ufficiale di Leonardo aveva affermato che in tutti i teatri di guerra in corso non c’era nessun sistema offensivo di loro produzione.

Ma come The Weapon Watch dimostrò, utilizzando fonti ufficiali dell’Israel Defense Forces – Idf, i cannoni navali super rapidi Oto Melara 76/62 costruiti dalla Leonardo negli stabilimenti di La Spezia e venduti alla Idf erano stati usati nei bombardamenti dal mare su Gaza colpendo aree urbane densamente abitate da popolazione civile.

I 13 cannoni navali venduti da Leonardo a Israele, attraverso una triangolazione con gli Stati Uniti, è uno dei maggiori affari mai realizzati da Leonardo nello scacchiere di guerra mediorientale, per un valore di 440 milioni di dollari compresi i servizi di supporto.

È evidente che in questi anni i cannoni navali, prodotti da Leonardo a La Spezia, hanno continuato ad armare le corvette israeliane (attraverso gli Usa) aggirando la Legge 185/90, la quale prevede che l’uso finale sia conforme all’autorizzazione della licenza di esportazione dalla Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento, istituita presso il Ministero Affari Esteri.

Nel 2012, l’allora presidente del Consiglio Monti, in visita a Tel Aviv annunciò il contratto per la fornitura all’Aeronautica militare israeliana di 30 velivoli d’addestramento M-346 prodotti dall’allora Alenia-Aermacchi e relativi simulatori di volo.
Con questi aerei e simulatori continuano ad esercitarsi i piloti israeliani dei caccia F-16 e F-35 che stanno bombardando la Striscia di Gaza.

Nel febbraio 2019, i ministeri della Difesa dei due Paesi hanno firmato un accordo per l’acquisto di sette elicotteri AW119Kx d’addestramento avanzato dell’allora Agusta-Westland (ora Leonardo) per le forze aeree israeliane, del valore di 350 milioni di dollari, in cambio dell’acquisto da parte dell’Italia di un valore equivalente di tecnologia militare israeliana.

Nel settembre del 2020 ne sono stati aggiunti altri cinque, per un totale di dodici elicotteri e due simulatori destinati alla Air Force Flight School.

Entrambe queste forniture militari rappresentano i principali contratti di export di armamenti firmati dall’Italia con Israele.
Le relative autorizzazioni all’esportazione, concesse prima del 7 ottobre 2023, non sono mai state sospese dal Governo italiano nonostante i crimini di guerra e l’accusa di genocidio verso Israele.
Come ha confermato la stessa azienda nell’ottobre 2024, smentendo i Ministri del governo italiano Guido Crosetto e Antonio Tajani, Leonardo continua a fornire attività di supporto logistico, assistenza tecnica da remoto, riparazioni e ricambi sia per la flotta di velivoli m-346, sia per gli elicotteri aw119kx.

Cingolani non dice che Leonardo è direttamente coinvolta come partner di 2° livello al programma internazionale degli F-35, gestito dalla multinazionale statunitense Lockheed Martin, attraverso la produzione nello stabilimento di Cameri (Novara) dei cassoni alari per la versione F-35A.

Israele ha acquistato 25 di questi aerei nel giugno 2024.
Alcuni sono stati consegnati e sono già impegnati nelle operazioni di distruzione di Gaza.
La maggioranza sono ancora in fabbricazione.
Per questo ruolo nel programma F-35 il Gruppo Leonardo figura nel rapporto Onu di Francesca Albanese tra le aziende multinazionali implicate nell’economia di genocidio.

Nel rapporto Onu le responsabilità dirette del Gruppo Leonardo nei crimini di guerra compiuti dallo Stato di Israele sono anche dovute al controllo azionario (71,59%) dell’americana Leonardo Drs, che ha incorporato per fusione l’azienda israeliana Rada Electronic Industries, specializzata in radar per la difesa a corto raggio e anti-droni, creando la nuova società israeliana Drs Rada Technologies, la quale opera esclusivamente in campo militare.
Drs Rada Technologies ha partecipato nel 2023 alla realizzazione di ‘Iron Fist’, un sistema di protezione attivo montato sui nuovi armoured fighting vehicles delle Israel Defence Forces testati negli attacchi a Gaza.

Anche i giganteschi bulldozer blindati Caterpillar D9 dell’esercito israeliano sono dotati dei sistemi di protezione attiva e dei radar tattici di Drs Rada.

Infine, il gruppo Leonardo – tramite le società controllate negli Stati Uniti attraverso la Leonardo Drs – supporta la mobilità dei mezzi pesanti delle IDF fornendo gli speciali carrelli a due assi capaci di un carico utile di 77 tonnellate.

Per quanto riguarda il controllo di Leonardo sulla società americana Leonardo Drs quanto ha scritto Roberto Cingolani alla presidenza del Festival della Scienza è imbarazzante per lui e per il Governo italiano azionista di controllo del Gruppo Leonardo: «Comprendo e condivido lo sdegno per quanto sta succedendo a Gaza, ma trovo assolutamente inaccettabile dire che Leonardo sia responsabile e partecipe di questa tremenda vicenda. […] l’azienda [Leonardo Drs] è una proxy, dove tutti i membri del Cda devono essere americani e le questioni di sicurezza e difesa nazionale Usa non sono accessibili nemmeno a noi soci. Si tratta di attività esclusivamente americane in cui Leonardo e l’Italia non hanno alcuna voce in capitolo».

Se le cose stanno così, l’amministratore delegato del Gruppo Leonardo e l’azionista di controllo (cioè il Governo) dovrebbero avere la dignità di mettere subito in vendita l’azienda americana Leonardo Drs.
La Drs nel 2008, infatti, è costata 5,2 miliardi di dollari (più 3 miliardi di dollari di perdite fino al 2015).

Ingenti risorse trasferite allora dall’Italia agli Usa, che Finmeccanica rastrellò svendendo importanti asset civili del gruppo con sede a Genova. Se lo ricordano Castellano, Rixi e compagnia?