Nel pomeriggio del 26 agosto, intorno alle 18.30, cinque persone aderenti alla campagna il Giusto Prezzo di Ultima Generazione, si sono recate presso la Lidl di via Terraglio; confondendosi con la clientela hanno attaccato ai cartellini dei prezzi degli stickers con scritto “Ti ricordi quanto costava dieci anni fa?”, hanno riempito il carrello e poi sono salite sopra la cassa invitando al boicottaggio dei supermercati, mentre altre persone distribuivano volantini tra i clienti del supermercato. Le persone salite sulle casse avevano cartelli con scritto “Su 1.000€ di spesa ortofrutta solo 7€ vanno agli agricoltori” e “Prezzi bassi=manodopera sfruttata”.

Greta, 21 anni, partecipante all’azione, ha dichiarato: “Abbiamo fatto un’azione nonviolenta per invitare la gente a boicottare i supermercati dall’11 ottobre, ogni sabato. I motivi per farlo sono tanti: gli agricoltori che producono il cibo sono schiacciati dai debiti, la manodopera è sfruttata. I beni essenziali sono tassati, e allora boicottiamo per chiedere al governo di tagliare l’Iva. Boicottiamo perché a Gaza c’è un genocidio in corso, ma i supermercati continuano a tenere prodotti israeliani sugli scaffali, finanziando direttamente e indirettamente progetti di guerra. Boicottiamo perché la crisi climatica distrugge i raccolti, la siccità e i fenomeni estremi causano l’aumento dei prezzi”.
Dietro lo scaffale: prezzi esagerati e sfruttamento
Per molte persone i supermercati sono il luogo principale in cui fare la spesa; per questo i prezzi sui loro scaffali sono un buon indizio per capire come stanno gli italiani e come va l’economia; sembra proprio che le cose non vadano molto bene. Negli ultimi quattro anni i prezzi dei beni alimentari sono aumentati del 25 % senza un relativo aumento delle retribuzioni. Questo aumento dei prezzi non corrisponde al guadagno dei produttori, ovvero degli agricoltori che coltivano e lavorano il cibo che arriva sugli scaffali e che, al contrario, sono tra le vittime di questo sistema.
Come mostrato in un recente reportage di Stefano Liberti le compagnie dei supermercati (che collettivamente sono indicate come GDO “grande distribuzione organizzata”) esercitano uno spietato potere ricattatorio nei confronti degli agricoltori ( soprattutto delle piccole imprese), imponendo prezzi stracciati, pena l’esclusione dal mercato: “ La parte agricola è diventata un’anomalia contabile – dice uno degli agricoltori intervistati – un fornitore sottopagato e sempre sotto pressione. Ma finché la frutta arriva sugli scaffali nessuno si fa domande”. Queste domande dobbiamo iniziare a farcele. Dobbiamo iniziare a reagire a queste ingiustizie e la reazione migliore è il boicottaggio di questo sistema iniquo.
Perché il boicottaggio?
Il boicottaggio è una tattica di pressione collettiva che può funzionare: in Croazia la campagna Halo, inspektore (“pronto ispettore”), ha portato il governo a calmierare i prezzi. Colpendo economicamente e mediaticamente la GDO, possiamo spingerla a sostenere la nostra richiesta. Non toglie responsabilità alla grande distribuzione, che è uno dei settori più potenti e meno trasparenti del Paese: mentre milioni di famiglie e agricoltori subiscono l’inflazione climatica, i colossi del commercio aumentano profitti e potere, scaricando i costi su chi è più fragile. La campagna è semplice: se entro l’autunno raccoglieremo 100.000 adesioni, da ottobre partirà un boicottaggio organizzato contro i supermercati, per chiedere al governo il taglio dell’IVA sui beni essenziali, finanziato con un prelievo sugli extra-profitti delle grandi aziende responsabili della crisi climatica. Il boicottaggio sarà complementare alle altre forme di disobbedienza civile già praticate da Ultima Generazione: non è una rinuncia, ma un passo in avanti verso una partecipazione di massa, accessibile, determinata ed efficace.
E se smettessimo di fare la spesa tutti assieme?
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