C’è un tempo che non scorre, ma vibra. Non corre, ma echeggia. Ed è il tempo sospeso della memoria collettiva, quella che si nasconde tra le crepe di una casa abbandonata, nel legno di un mobile lasciato a metà, nel riverbero di una frana che ha interrotto una vita. In questo spazio liminale tra suono e silenzio, tra presenza e assenza, si inserisce ERTA – Etnografie Risonanti del Territorio Abbandonato, l’ultimo lavoro del duo Molom con Alessandro Pedretti, musicista e sound artist, e Milena Berta, scultrice in programma il 28 settembre 2025 in Valmalenco, all’interno di Alt(r)o Festival.

Un progetto in cui arte, antropologia, paesaggio e archivio orale si incontrano, per far riemergere – letteralmente – ciò che il tempo, l’abbandono e la natura stavano per cancellare. Un’iniziativa da promuovere e attendere con attenzione, perché ERTA non è solo un’installazione: è un gesto sociale, una pratica di cura, una chiamata alla responsabilità collettiva nel salvaguardare ciò che siamo stati.

Un borgo, una frana, un’eco

A Erta, minuscola contrada in cima a un paesaggio terrazzato, abitata fino agli anni ’70, il tempo sembra essersi cristallizzato. Quando Alessandro e Milena sono arrivati per un sopralluogo, hanno trovato tavole ancora apparecchiate, panni stesi da oltre cinquant’anni, un silenzio carico di storie. Da lì è iniziata una delicata operazione di ascolto: gli oggetti sono stati fatti vibrare da automi, per non contaminare le tracce, mentre le voci degli abitanti venivano recuperate grazie a un paziente lavoro etnografico. In particolare, l’incontro con Gianfranco, ultimo testimone diretto della contrada, ha trasformato la ricerca in un racconto vivo, tessuto di immagini, storie, tradizioni agricole e sci rudimentali.

Il 28 settembre, per un’ora, Erta tornerà a vivere. Una camminata collettiva e una performance sonora/materica site-specific ridaranno voce alla contrada, alla sua memoria e all’emozione. Un frammento di territorio si riaccenderà, grazie al suono e alla partecipazione. Parte del materiale sarà poi custodito dall’ecomuseo della Valmalenco, a testimonianza duratura di un gesto che va ben oltre l’arte.

La memoria come pratica sociale

Quello di ERTA è solo l’ultimo tassello di un mosaico che con il progetto Molom, i due artisti compongono da anni, indagando il rapporto tra memoria, paesaggio e comunità attraverso suono, materia, ascolto e archivio. Al centro del loro lavoro non c’è la nostalgia, ma la volontà di riattivare la memoria come elemento trasformativo e politico.

Il loro percorso artistico si è aperto con La memoria delle pietre, ambizioso progetto realizzato in Valle Camonica e premiato a livello nazionale (ADI Design Index 2022 – Design per il Sociale). Qui, il duo ha mappato antiche cave di pietra, abbandonate o dimenticate, per poi creare sculture sonore permanenti realizzate con blocchi di pietra autoctona e suoni campionati in loco. Il risultato è un percorso immersivo di dieci tappe in montagna, dove la pietra “suona” la sua storia e invita il visitatore a un turismo lento, consapevole, profondamente legato all’identità del luogo.

Dalle cave ai porti, dai boschi alle montagne

Negli anni, Molom ha dato forma a una vera e propria cartografia sensibile dei territori italiani, valorizzando il suono come archivio del vissuto:

Con MANO – Oltre il Varco, il duo ha sonorizzato il porto di Livorno intrecciando rumori industriali e ritratti della comunità marittima.

In SOTTOBOSCO, nella Val di Scalve, ha esplorato le sonorità minime della vegetazione e degli scarti naturali, rendendo udibile ciò che normalmente sfugge all’attenzione.

Con Suoni dell’Appennino, a Fanano, ha registrato le “impronte acustiche” degli spazi attraverso la tecnica Impulse Response, trasformando i paesaggi e gli oggetti della vita quotidiana in una partitura della memoria locale.

In Eco del Silenzio, per il centenario del disastro del Gleno (1923), ha contribuito con opere sonore e visive a un percorso collettivo di rielaborazione del lutto e della storia.

Con Il Sentiero della Memoria, al Passo del Mortirolo, ha ricostruito l’identità sonora dei luoghi della Resistenza, registrando suoni ambientali e creando composizioni su nastro magnetico degradato, per evocare una temporalità “spettrale”, sospesa tra presente e passato.

La memoria come bene comune

Il lavoro del duo Molom non è semplice sound art. È un atto civile, una riflessione profonda su come la cultura possa essere veicolo per preservare la memoria collettiva. Non si tratta di archiviare il passato, ma di farlo risuonare nel presente, restituendogli spazio, voce, corpo. Le pietre, le case, i boschi, i suoni diventano testimoni di una storia minore, fatta di voci che rischiano di perdersi. Ma che, grazie a progetti come ERTA, possono continuare a parlare.

O, meglio, a risuonare.

 

Appuntamento: 28 settembre 2025 | Erta, Valmalenco – Performance site-specific nell’ambito di Alt(r)o Festival: https://www.altrofestivalvalmalenco.it/

Per seguire i progetti Molom: https://www.bertapedretti.com/molom

“La memoria delle pietre”: https://www.bertapedretti.com/arteperilterrirorio/lamemoriadellepietre

 

Perché la memoria, per non morire, deve essere ascoltata.