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Audizione in Commissione Parlamentare su scenari futuri in campo militare e ruolo NATO

19.07.25 - Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Από το οχυρό Λίσσε, Οχυρό Δράμας. Φωτογραφία Μαριανέλλα Κλώκα | pressenza.

Alla Commissione Difesa del Senato è stato udito il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Luciano Portolano, Video – Forze armate, audizione del generale Portolano: 39 missioni in atto, cambiare dinamiche di impiego “Strade sicure”

L’analisi del Generale non è banale, anzi dovremmo abituarci ad ascoltare e leggere valutazioni di questo genere il cui obiettivo è l’aumento della spesa militare per costruire quel nuovo modello per le Forze Armate italiane reso indispensabile dai nuovi scenari e dal fatto che l’ultima riforma risale a 30 anni fa con la fine dell’esercito di leva e l’arrivo di quello professionale.

Tra gli argomenti più gettonati l’aumento dei militari in ogni forza armata, una riserva da cui attingere sul modello israeliano, maggiori investimenti in campo tecnologico e infrastrutturale in sintonia con i piani regionali della NATO e al nuovo Piano Militare di Difesa Nazionale.

Le nuove linee guida operative sono da tempo oggetto di discussione, ma seguono in fondo alcune direttive già note che vanno dall’ammodernamento complessivo degli strumenti e delle infrastrutture fino alle tecnologie per rispondere alle minacce ipersoniche, spaziali e cibernetiche, dalla attenzione verso le aree strategiche (ad esempio l’Africa) fino all’utilizzo di tecnologia quantistica e intelligenza artificiale e a tale scopo urge in tempi rapidi uno specifico reclutamento di figure altamente specializzate che operino in ambito duale, civile e militare e ad alto valore scientifico.

E se aumenteranno sensibilmente le spese militare servirà prima razionalizzarle sempre nell’ottica di favorire quei fari guida già esplicitati dal Ministero della Difesa ossia prontezza, reattività e capacità decisionale in tempi ridotti.

Laddove si parla di valorizzazione del personale le soluzioni potrebbero essere molteplici come un sistema di carriere e livelli retributivi in deroga alle norme che regolano il personale alle dipendenze dello Stato, favorire in questo modo nuove assunzioni, paghe decisamente maggiori, un welfare allargato e magari sconti sugli anni previdenziali per assicurare la massima pensione a un’età di gran lunga inferiore ai comuni mortali.

E quanto maggiore sarà il richiamo alla sicurezza tanto più agevolato sarà il compito dei Governanti nel giustificare trattamenti di miglior favore alle forze armate creando quel giusto mix tra paura, rassegnazione e una sorta di senso del dovere che spinge da tempo gli italiani a perdere ogni valutazione critica dell’esistente.

Sarebbe invece utile riflettere su quante strade potremmo rifare o quanti ospedali riaprire solo con i fondi destinati al “ringiovanimento dei ranghi” e alla “valorizzazione delle competenze”.

La domanda alla quale non viene risposto è cosa intendiamo fare davanti a un esponenziale aumento delle spese militari, alla sempre maggiore confusione alimentata tra tecnologie duali e civili.

Quanto costerà l’ammodernamento, o efficientamento, del sistema militare italiano e quali aziende ne trarranno beneficio? Stiamo parlando di sistemi di ultima generazione e come è arduo discernere ormai tra tecnologie civili e militari è impresa impossibile separare gli strumenti difensivi da quelli offensivi, giusto a ricordare che alcune delle categorie interpretative dei “pacifinti” sono nel frattempo prive di senso e per questo inutilizzabili.

Quando ad esempio si parla di sensori radar e sistemi di allerta, di tecnologie di spionaggio è possibile ipotizzare un uso interno, in chiave repressiva e non solo l’utilizzo a fini militari classici. E in questi scenari la guerra spaziale, il settore cyber acquisteranno ruoli sempre più rilevanti.

Sorvoliamo sui singoli programmi di ammodernamento, andiamo invece a chiudere sull’aumento dei soldati di professione e la nascita di una riserva attorno a 35.000 unità con funzioni operative, territoriali e specialistiche (e verranno a parlarci di valorizzazione del capitale umano anche per giustificare quei trattamenti diseguali in termini salariali e previdenziali di cui parlavamo precedentemente).

Un passaggio a nostro avviso rilevante sarà quello di dotare l’Europa di un comando operativo unificato e credibile, capace di pianificare e condurre operazioni militari complesse al di fuori del quadro NATO.

In fondo stiamo facendo solo i conti con quanto prevedeva la Bussola Strategica Europea, quel documento strategico stupidamente ignorato dai “pacifinti” nostrani anche se anticipava molte delle decisioni oggi al centro dell’attenzione mediatica.

Federico Giusti

Categorie: Pace e Disarmo, Video
Tag: audizione gen. Portolano al Senato, operazione Strade Sicure, riforma dell'esercito

Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università nasce per monitorare e denunciare l’attività di militarizzazione nelle scuole e, in un secondo momento, anche delle università. L’iniziativa è nata in seguito ad una serie di convegni promossi dal CESP (Centro Studi per la Scuola Pubblica), finalizzati a denunciare il costante incremento delle spese militari e della circolazione di armi in un contesto internazionale nel quale la guerra nucleare più che mai si profila purtroppo come possibile nefasto orizzonte. Fanno parte dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università numerose associazioni e singole persone.

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