A seguito di quanto segnalato da Bin-Italia, in merito ad un nuovo contributo al dibattito sul reddito di base, pubblichiamo l’introduzione della tesi universitaria realizzata da Tommaso Salmoiraghi – per il Corso di Laurea in Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Milano (Anno Accademico 2023 / 2024) – dal titolo «Reddito di base e Welfare del futuro in Italia: percezioni e prospettive nella provincia di Bergamo»_
Negli ultimi anni, specialmente nei movimenti giovanili e di sinistra, è emersa nel dibattito pubblico un’idea radicale e libertaria per modernizzare i sistemi di welfare: l’istituzione di un dividendo universale. Questo strumento, anche definito reddito di base, servirebbe a conciliare capitalismo di mercato e giustizia distributiva e consiste in un trasferimento monetario individuale, universale e incondizionato da requisiti (Van Parijs 2017).
L’interesse di cui è avvolta questa proposta è dato da una volontà, presente nelle nuove generazioni, di desacralizzare il lavoro, riponendo al centro dell’esistenza umana le passioni, le relazioni e il tempo libero.
Come analizzato più approfonditamente nei successivi capitoli, un reddito di base permetterebbe infatti maggiore libertà di azione ai beneficiari, consentendo di dare reale possibilità di scelta non solo per quanto riguarda l’ambiente lavorativo, ma anche nel bilanciamento vita-lavoro. Inoltre, il reddito di base universale può rappresentare anche un mezzo per riaccendere il desiderio politico nelle masse.
In un’epoca contraddistinta da una forte astensione al voto e alla partecipazione politica, ciò che manca è la presenza di un’alternativa reale, per poter immaginare un sistema sociale ed economico diverso.
Come osserva il giornalista Alessandro Sahebi, decostruire il neoliberismo non basta: “L’idea che il reale possa cambiare perché tutti insieme, sui social o a mezzo stampa, contribuiamo quotidianamente ad indicare orrori e contraddizioni del sistema è pura follia. […] Desiderare politicamente, però, è il granello dell’ingranaggio che manda in frantumi il meccanismo, perché il desiderio travolge la realtà e la modifica. […] Si chiama iperstizione, ovvero la capacità di un’idea di orientare il futuro modificando la realtà. La capacità di un desiderio collettivo di prendere forma travolgendo il recinto del pensabile, rivoluzionando la Storia”. (Sahebi 2023).
L’obiettivo di questa tesi è indagare se il reddito di base possa effettivamente essere all’altezza delle aspettative, analizzando la misura sia da un punto di vista teorico, sia la sua attuabilità sul territorio.
L’elaborato si articola pertanto in tre capitoli. Nel primo viene presentata l’origine storica e filosofica del reddito di base, le sue potenzialità politiche, ma anche la sostenibilità economica e i casi di applicazione dello stesso. Nel secondo capitolo si descrive il contesto sociale odierno e la strutturazione del welfare state in Italia, nello specifico le politiche contro la povertà e per il lavoro. Infine, nel terzo capitolo, 4 viene esposta la ricerca che ha approfondito ed esaminato l’effettiva volontà politica di attuazione della misura da parte di quattro enti rappresentativi del mondo del sociale nella bergamasca: Acli, Caritas, Cgil e Cisl. L’indagine qualitativa, realizzata tramite interviste semi-strutturate, è stata condotta in una provincia non casuale: vivere e conoscere il contesto locale, infatti, consente di raccogliere prospettive dirette e radicate nelle realtà territoriali.
Oltre ad ampliare il dibattito sul reddito di base, arricchendolo con punti di vista concreti e radicandolo in un contesto specifico, la ricerca vuole comprendere le preoccupazioni e le opinioni di chi opera a stretto contatto con le dinamiche sociali. Questo principio risulta di fondamentale importanza nell’ambito delle politiche sociali poiché, così come nel diritto, è il consenso a determinare i rapporti di forza, e dunque, le politiche che vengono implementate.










