Domenico Brioschi e Lidia Robba hanno deciso di dedicare il loro tempo e mettere la loro guest house, una splendida “finestra” sul lago d’Orta, a disposizione della Cooperativa Irene che si occupa di donne vittime di violenza.

Arriviamo di primo mattino a frazione Lagna di San Maurizio d’Opaglio, un posto incantevole sul lago d’Orta, facciamo una lunga passeggiata con l’immancabile borsa delle macchine fotografiche, parliamo di questo luogo e dell’Osteria di San Giulio, la guest house di Domenico Brioschi e Lidia Robba, una  splendida “finestra” sul lago, della storia e della nuova modalità di gestione di questa struttura turistica.

Il paese è ancora silente, qualche raro runner, qualcuno a spasso col cane, un silenzio quasi intimo ci avvolge.

L’appuntamento per l’intervista è alle 10, vaghiamo in cerca di un caffè che non berremo, è ancora tutto chiuso.

L’isola di San Giulio è sempre davanti a noi, in tutta la sua bellezza.

Alle 10 suoniamo all’Osteria di San Giulio, abbiamo già fatto una foto da fuori, il casale è davvero molto bello.

Lidia Robba ci accoglie nel parco, dove, seduti all’ombra, faremo l’intervista.

Ci presenta Margherita Fortina, la Presidente di Irene Società Cooperativa, la cooperativa d’impresa sociale che si occupa di donne vittime di violenza.

Margherita Fortina inizia a raccontarci di Irene, della sua evoluzione da onlus a cooperativa d’impresa sociale.

La cooperativa eroga sostanzialmente tre servizi:

Ci viene descritta la molteplicità dei casi che trattano, ognuno davvero un caso a sé, molte delle donne assistite sono madri, alcune di bambini molto piccoli, purtroppo non tutte hanno con sé  i propri bimbi.

“Assistite principalmente donne italiane o straniere?”

Margherita Fortina: “Nella nostra casistica abbiamo sia donne italiane che straniere, ma nei casi di cui attualmente ci stiamo occupando, in larghissima prevalenza il maltrattante è italiano.”

“Con Lidia e Domenico, abbiamo parlato a lungo di come poter collaborare fattivamente, siamo arrivati alla conclusione di quanto fosse importante dare a queste donne una possibilità d’inserimento nel mondo del lavoro”.

“Durante l’emergenza Covid-19 abbiamo trasformato la guest house in struttura di accoglienza per le situazioni d’emergenza. Abbiamo pensato ad un protocollo sanitario che ha funzionato, non abbiamo avuto casi di contagi. Questa decisione ci ha permesso di mantenere una situazione di sicurezza fisica, emotiva e sanitaria, per donne che data la pandemia i servizi sociali avrebbero fatto molta fatica ad inserire nei propri circuiti”.

Lidia Robba: “L’anno scorso, fino alla chiusura autunnale, dopo 14 anni che la gestivamo la struttura è stata affidata a due donne seguite dalla Cooperativa Irene, abbiamo affidato loro la gestione in tutto e per tutto, comprese le entrate dell’attività. Andrea, l’operatore della cooperativa che si è dedicato principalmente a questa struttura, ha seguito le prenotazioni e la formazione delle persone che venivano qui a lavorare. Noi abbiamo fatto loro un periodo di affiancamento, dato che queste donne iniziavano da zero. Direi che il primo anno di esperienza, sia come affluenza che come gradimento da parte degli ospiti, è stato ampiamente positivo.”

Gli operatori di Cooperativa Irene hanno anche seguito un percorso formativo realizzato da Hangar Piemonte, finalizzato allo sviluppo di competenze e capacità manageriali.

Margherita Fortina: “Il progetto d’inserimento lavorativo nella guest house, partito l’anno scorso, prevede che le donne inserite facciano un percorso di circa sei mesi durante la stagione estiva. E’ previsto un periodo iniziale di formazione che comprende anche tutta la parte riguardante la sicurezza. Al termine del percorso ci affidiamo ad un’agenzia che si occupa dell’inserimento all’interno del mercato del lavoro o della formazione.

Domenico Brioschi ci racconta – con l’empatia che vibra nella sua voce – dei bambini, di come cambiano una volta inseriti in un ambiente nonviolento, di come rifioriscono quando vedono le madri fare un percorso: “Il fatto che vedano la madre acquisire indipendenza, fare un percorso di un certo tipo, influisce molto positivamente sui bambini. In particolare le bambine quando scoprono che le donne possono fare tutto, che hanno il diritto di poter fare tutto, acquisiscono anche loro forza e sicurezza”.

Lidia Robba: “Quello che vogliamo realizzare è una forma di “turismo sociale” ovvero una realtà che possa coinvolgere, in termini di qualità dell’accoglienza della persona, sia la persona che viene a fare le vacanze qui, sia la persona che qui sta lavorando. Parliamo di un bene collettivo che vogliamo condividere: noi abbiamo la fortuna di avere questa struttura, ci è stata donata, è un bene di famiglia, desideriamo cercare di renderla più utile e duratura possibile non solo a noi due che non abbiamo figli. Abbiamo pensato alla cooperativa, a queste mamme, a questi bambini”.

Le parole di Lidia, Margherita e Domenico, ci trasmettono quanto questa esperienza stia influendo positivamente nelle loro vite, di quanto la vivano come una vera e propria fonte di arricchimento personale.

L’intervista è finita, ci allontaniamo da San Maurizio d’Opaglio, pensiamo all’intensità del dono come condivisione, il dono di una incantevole “finestra” sul lago, capace di riconciliarti con tutto, forse anche con una vita di violenze subite.

Pensiamo a queste donne umiliate che possono respirare in quel cortile avvolgente come un abbraccio, nel quale il presente non fa più paura, nel quale i verbi si possono finalmente coniugare al futuro, dove per queste donne la parola “Io” torna ad avere un senso.

Pensiamo a quei bimbi che attraversano il prato e hanno davanti il lago, con il dolore e la sofferenza ormai alle spalle grazie a mamme coraggiose che però – senza una rete di protezione – sarebbero state “perse”.

 

 

 

Luisa Mondo, Medico Epidemiloga, si occupa per passione e per lavoro della salute dei migranti.