Dall’antica Roma alle cosiddette “rivoluzioni colorate” la disobbedienza civile ci ha accompagnato per migliaia di anni rivelandosi uno strumento potente per combattere le ingiustizie; in questo articolo vi vogliamo parlare di Gene Sharp, studioso di disobbedienza civile, e di come essa si sia dimostrata una forma di protesta vittoriosa. Questo sarà il primo degli approfondimenti sulla disobbedienza civile nonviolenta, curati da Fiorella Carollo, autrice del libro “Extinction Rebellion e la rivoluzione ambientale”, in uscita per Multimage.

La “disobbedienza civile”, cioè l’azione di disobbedienza o non-cooperazione, che infrange una norma o una legge allo scopo di palesare l’ingiustizia della stessa o di altre leggi, esiste da quando esiste una comunità.

Il guru della disobbedienza civile, Gene Sharp, per quaranta anni si è dedicato anima e corpo, dapprima a studiare le diverse e più efficaci forme di protesta nonviolenta, e poi ad aiutare le rivoluzioni, le proteste ad applicarle. Soprannominato il “Macchiavelli della nonviolenza”, studiò meticolosamente la storia per classificare tutti i metodi di disobbedienza civile adottati con successo fin dai tempi degli antichi romani, ricerca pubblicata in un libro di 900 pagine. Sharp con questa ricerca volle dimostrare che le azioni di disobbedienza civile, come forma di protesta nonviolenta, esistevano da sempre, non erano un appannaggio di Gandhi come siamo abituati a pensare. Più volte oggetto di campagne denigratorie che lo accusavano di assoldare ex agenti della CIA o di essere un suo collaboratore, Sharp venne difeso pubblicamente a più riprese da intellettuali come Noam Chomsky e altri. Ma le sue idee sono diventate mainstream solo con l’inizio del millennio. Più volte nominato per il Nobel per la pace nel 2012 venne insignito con il nobel-alternativo, The Right Livelihood Award. Con gli anni divenne un pacifista sui generis infatti, come lui ricorda, alle conferenze veniva attaccato proprio dai pacifisti per le sue idee pragmatiche sulla nonviolenza. Nelle regioni dove una lotta, una guerriglia era in corso e dove quindi, più necessario diventava dimostrare l’efficacia della lotta nonviolenta, Sharp mandava i suoi collaboratori ad istruire i ribelli sulle tecniche affinché deponessero le armi ed abbracciassero invece la strategia nonviolenta. Sharp era convinto che una programmazione strategica di azioni nonviolente fosse estremamente efficace nella lotta come sostituto della violenza, come sostituto della guerra. Universalmente riconosciuto come il maggior teorico dell’azione nonviolenta, Sharp ha classificato 198 tecniche di disobbedienza civile, in un libricino che ha fatto il giro del mondo “Dalla dittatura alla democrazia”, uscito nel 19931. Originariamente una vera e propria guida per sovvertire le dittature, fu messo a punto per aiutare un colonnello ribelle Karen in lotta decennale con la dittatura birmana. Il libro divenne virale dapprima in Asia con grande sorpresa dello stesso autore, per 20 anni girò clandestinamente in una quarantina di paesi. Negli anni ha aiutato molte rivoluzioni a nascere e uscire vittoriose, le più note sono quelle degli stati post-comunisti, le cosiddette “rivoluzioni colorate”: le proteste in Serbia del movimento Otpornel 2000 che rovesciarono il regime di Milosevic, “la rivoluzione delle rose” in Georgia nel 2003 e “la rivoluzione arancione” in Ucraina nel 2004. Recentemente la ricercatrice statunitense Erica Chenoweth2 ha avallato con le sue ricerche le tesi di Sharp che le proteste nonviolente sono coronate dal successo più di quelle violente.

Venuto a mancare nel gennaio 2018 a Boston dove ha sempre vissuto, la sua casa, una modesta casetta a schiera di poche stanze in un quartiere popolare di East Boston, era anche la sede dell’Einstein Institute che fondò dopo la sua carriera di studioso universitario. Oggi la sua opera continua a vivere grazie all’impegno di Jamila Raqib direttrice dell’Einstein Institute e sua collaboratrice per quasi venti anni. Attivissima conferenziera e TED talker, Jamila3 spesso inizia i suoi discorsi sottolineando che lo strumento più potente che abbiamo per esprimere il nostro dissenso non sono i carri armati o il lanciarazzi ma la capacità degli esseri umani di disobbedire e rifiutarsi di sottomettersi all’ingiustizia e all’oppressione. Si tratta di trasferire in termini politici, in lotta sociale, quell’aspetto umano che tutti abbiamo: l’ostinazione. L’ostinazione diventa la prima qualità del dissidente, del ribelle, dell’attivista così come il potere del no è la base fondante dell’azione nonviolenta. Come spesso ricorda Gail Bradbrook di Extinction Rebellion, l’abolizione della schiavitù in Inghilterra nel 1833 si deve alla ostinata tenacia di William Wilberforce e dei suoi compagni, un gruppo di persone per lo più di fede evangelica, che per ventitré anni hanno occupato i seggi del parlamento inglese facendo lobby per la loro causa. Quando alla fine sono riusciti a vincere, non fu ahimè perché convinsero il Parlamento ma solo grazie ad uno stratagemma, riuscirono ad allontanare alcuni parlamentari conservatori dall’aula dove era in corso la votazione, fu così che passò il loro emendamento4Allo stesso modo Gail ci ricorda che anche le lotte per i diritti civili combattute in America, e in Inghilterra dalle suffragettes, sono state lotte estremamente radicali perché si confrontavano con un sistema politico, sociale, culturale che non era per niente disposto ad accordare quei diritti.

Jamila nelle sue conferenze ripropone un assunto fondante del pensiero di Gene Sharp, che il potere del no si può efficacemente esprimere con azioni non-cooperative. Un governo per funzionare ha bisogno della collaborazione e dell’obbedienza dei suoi cittadini che lavorano nei molti sistemi che lo compongono non solo quello militare ma anche quello giudiziario, informatico, ministeriale, dei trasporti. Basta che un solo gruppo dei molti che compongono l’ingranaggio si rifiuti di (co)operare e l’intero sistema si blocca. Prendiamo ad esempio gli organi di stampa, in molti stati non democratici gli organi di stampa sono uno strumento della propaganda governativa. Ma anche i cittadini hanno il potere di rifiutarsi di ascoltare la propaganda ed è quello che è successo in Polonia negli anni 80. I polacchi all’orario in cui il governo trasmetteva la propaganda di Stato uscivano per le strade con i loro televisori per “portarli a passeggio” su mezzi di fortuna che andavano dalle carrozzine, ai trolley del supermercato, alle cariole, per dimostrare la loro non-cooperazione al sistema senza però incorrere in sanzioni.

Siamo in un momento molto importante a livello mondiale, la lotta nonviolenta è usata sempre più spesso in modi nuovi e creativi. In Uganda ad esempio le donne si sono opposte ai soldati che venivano a confiscare le loro terre denudandosi. In Uganda porta male vedere una donna anziana nuda, il risultato di quest’azione fu che i soldati si rifiutarono di sparare e se ne andarono.

Gli strumenti per condurre una lotta nonviolenta efficace esistono, non solo, vengono migliorati e raffinati di giorno in giorno. Sono finiti i tempi in cui i nonviolenti venivano giudicati degli ingenui o dagli utopisti. I regimi abbattuti, le rivoluzioni riuscite, le proteste efficaci, sono ormai sotto gli occhi di tutti.

Extinction Rebellion ha scelto la protesta nonviolenta per imporre al centro dell’agenda politica nuove politiche per contrastare il cambiamento climatico e la distruzione degli ecosistemi in tempi brevi. Dal 15 aprile 2019 e per dieci giorni XR UK ha bloccato con azioni nonviolente i centri economici e politici di Londra5.È proprio grazie alla scelta nonviolenta, a cui XR UK è riuscita ad attenersi con grande disciplina e fermezza, per dieci giorni, che dopo quelle battaglie il 67% della popolazione si è dichiarata favorevole alle richieste di XR e ha affermato che c’è un’emergenza ambientale che il governo deve affrontare. In effetti dopo quelle proteste nonviolente la Gran Bretagna è stato il primo Paese al mondo a dichiarare l’emergenza climatica ed ecologica, cosa che ha avuto effetto, ad esempio, sulla sentenza che ha bloccato l’ampliamento dell’aeroporto di Heathrow. Molti tra gli esponenti britannici di XR dicono candidamente che sono disposti ad infrangere la legge per ottenere quello che vogliono e non hanno nessun senso di colpa nel farlo se considerano che dall’altra parte hanno un governo che illegittimamente e serenamente sta conducendo tutti per una strada che porterà alla distruzione6.

“La battaglia più importante si combatte spesso nel campo

dell’immaginazione collettiva, in parte la si vince

con i libri, le idee, le canzoni, i discorsi.”(Rebecca Solnit)7


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Questo articolo è un rifacimento di alcune parti del libro di Fiorella Carollo in uscita “Extinction Rebellion e la rivoluzione ambientale”, Multimage, 2020.

  1. consiglio il video “How to start a revolution” 
  2. vedi i suoi TedTalks 
  3. https://www.youtube.com/watch?v=dcBZxqiqVfE 
  4. Vedi il film Amazing Grace (2006) 
  5. Ad esempio il ponte di Waterloo è stato bloccato al traffico e trasformato in un ponte giardino con alberi e fiori. A Oxford Circus migliaia di manifestanti hanno portato un modello di barca a grandezza naturale con la scritta sul lato “Dite la verità”. A Piccadilly Circus la sezione giovanile del movimento ha tenuto un sit-in di protesta. In Parliament Square circa duemila persone si sono riunite sotto un mare di bandiere, cartelli e striscioni… 
  6. https://tube.rebellion.global/videos/watch/22aa25bb-6926-4bae-8361-f1d8b0723a3b 
  7. Rebecca Solnit riflette sul significato della protesta, una lettura interessante 

L’articolo originale può essere letto qui