Dall’inizio del mese di dicembre, in Belgio, il festival « REstART – The Art of Justice, Dialogue and Repair », promosso dalla rete europea European Forum for Restorative Justice (Forum europeo per la giustizia riparativa), si afferma come un evento internazionale dall’elevato potenziale partecipativo, grazie al quale arte e giustizia riparativa si incontrano per ispirare dialogo e trasformazione. Attraverso performance artistiche di forte impatto, esposizioni, laboratori interattivi e altre esperienze immersive, il programma si apre a un pubblico ampio e diversificato per esplorare sotto diverse angolature il modo in cui la creatività può effettivamente aprire nuove strade verso la giustizia, la comprensione e la riparazione, sia a livello individuale sia all’interno delle comunità coinvolte in tali processi rigenerativi.
Più che un festival, REstART si configura come un movimento collettivo orientato al cambiamento sistemico, tanto all’interno del sistema giudiziario quanto nella società civile nel suo complesso. Il programma proposto dalle diverse anime che compongono il Forum europeo per la giustizia riparativa riunisce artiste e artisti, ricercatrici e ricercatori, professioniste e professionisti della giustizia, insieme a un pubblico ampio e diversificato, attorno a conversazioni profonde, intergenerazionali e multilingui. Tali scambi mettono in luce le esperienze traumatiche vissute dalle persone e dalle collettività che hanno scelto di partecipare e di condividere le proprie esperienze e i meccanismi di riparazione a queste connessi, offrendo al contempo una comprensione più articolata dei modelli alternativi di giustizia e dei percorsi storici che, nel tempo, li hanno plasmati in contesti di conflitto e di post-conflitto.
Il festival si inserisce nel quadro delle celebrazioni organizzate in occasione dei 25 anni di attività del Forum europeo per la giustizia riparativa e si pone in continuità con un movimento consolidato in Europa da oltre quarant’anni. In tale solco, REstART riunisce a Lovanio – città simbolo della giustizia riparativa – una comunità internazionale impegnata in una pratica di costante riflessione sulle sfide contemporanee della riparazione e del dialogo. Capoluogo della provincia del Brabante Fiammingo, nel centro delle Fiandre, e città cosmopolita in cui oltre il 31,5% della popolazione è di origine straniera, Lovanio ha ottenuto nel 2020 il titolo di European Capital of Innovation (iCapital) ovvero la capitale europea dell’innovazione. Tra le iniziative caratterizzanti l’impegno della città, risulta senz’altro il progetto “Leuven Restorative City” che coinvolge un’ampia rete di attori sociali, culturali ed educativi, insieme alle autorità locali, con l’obiettivo di promuovere nello spazio urbano una gestione dei conflitti fondata sui valori e sulle pratiche della giustizia riparativa.
L’arte al servizio della giustizia e del desiderio di pace
Secondo le rappresentanti delle organizzazioni promotrici, «il legame tra arti e giustizia riparativa crea un importante spazio di dialogo, di narrazione e di comprensione profonda. I diversi linguaggi dell’arte permettono infatti di esplorare, in modo accessibile e sensibile, temi complessi quali il crimine, il danno, il trauma, i conflitti, la responsabilità, la riparazione e la riconciliazione».
La giustizia riparativa, oggi strutturata attorno a valori e pratiche consolidate negli ultimi cinquanta anni, si rivela particolarmente pertinente per prevenire e contrastare l’estremismo violento, una sfida cruciale in Belgio, dove negli ultimi anni è stato sviluppato un lavoro significativo in questa direzione. Tali pratiche consentono di ripensare il funzionamento del sistema penale, restituendo centralità alle relazioni umane e all’esperienza vissuta delle persone coinvolte. Non si tratta di “punire per riparare”, bensì di coinvolgere vittime, autrici e autori di reato, nonché la società civile, in un processo collettivo orientato alla pacificazione e alla ricostruzione dei legami sociali.
Il trauma causato da un atto violento si estende, infatti, ben oltre l’individuo, colpendo famiglie, comunità, colleghi e, in generale, il livello di prossimità, dal punto di vista geografico e non. Mentre la giustizia penale si concentra sui fatti del passato, la giustizia riparativa privilegia un approccio orientato al futuro, attento ai bisogni, alle emozioni e ai racconti, promuovendo azioni co-costruite, fondate sul coinvolgimento consapevole delle persone partecipanti. Il teatro, le arti visive, la musica e altre forme espressive offrono voce alle persone colpite, rafforzano l’empatia e alimentano conversazioni complesse ma cruciali. Lontano dalle sole procedure giuridiche, l’arte rivela la dimensione profondamente umana della giustizia riparativa e il suo autentico potenziale di trasformazione.
Ponendo la creazione artistica al centro, il festival presenta opere che raccontano i percorsi di persone che hanno dovuto fare duramente i conti con la violenza, i conflitti o il crimine, e mette in luce l’incontro con “l’altro/a”, chiunque sia. L’apertura a un pubblico più ampio costituisce uno dei fili conduttori del programma, consentendo di creare spazi di dialogo che favoriscano una comprensione più profonda, emotiva e intellettuale dei modelli alternativi di giustizia.
I laboratori immersivi permettono alle persone partecipanti di mettere in discussione gli schemi convenzionali, stimolano la riflessione e facilitano scambi complessi, ma necessari. Attraverso queste iniziative, il festival REstART valorizza pienamente le pratiche creative di trasformazione dei conflitti, diffondendo presso un vasto pubblico i progressi compiuti nell’ambito della giustizia riparativa e promuovendo un cambiamento sociale concreto e, al tempo stesso, radicale.
Teatro e dialogo sulla violenza politica: La mirada del otro
Il 4 dicembre, ospitata dall’eurodeputata Hana Jalloul Muro, è stata proposta l’anteprima belga dello spettacolo teatrale« La mirada del otro » (“Lo sguardo dell’altro”), prodotto da Proyecto 43-2, una compagnia teatrale spagnola che indaga temi quali la memoria storica e le violenze strutturali attraverso un approccio sensibile, rigoroso e aperto al dialogo. Cofondata dall’attrice e regista valladolidegna María San Miguel, recentemente insignita del prestigioso premio El Ojo Crítico 2025, conferitole da Radio Nacional de España nella categoria ‘Teatro’ per, come recita la motivazione della giuria, il suo lavoro costante volto a portare in scena «un’opera segnata da profondo rigore e ricerca scenica» – la compagnia Proyecto 43-2 è specializzata nel genere del teatro documentario proponendo testi sperimentali e originali attraverso i quali storia e memoria si intrecciano in una costruzione corale di elevato valore educativo.
Lo spettacolo presentato a Bruxelles fa parte della trilogia « Rescoldos de paz y violencia. Una trilogía sobre el País Vasco » (“Braci di pace e di violenza. Una trilogia sul Paese Basco”), già replicata in numerose istituzioni pubbliche, tra cui la Corte Europea dei Diritti Umani, il Ministero della Giustizia spagnolo, l’École nationale de protection judiciaire de la jeunesse in Francia, il Ministero della Giustizia francese e il Centro Culturale di Spagna in Messico. Sottotitolata in francese e in inglese per essere più accessibile al pubblico internazionale, l’opera mette in scena percorsi di giustizia riparativa che riuniscono ex membri dell’organizzazione armata indipendentista basca Euskadi Ta Askatasuna (ETA) e i familiari delle vittime degli attentati. Nel corso dei suoi sessant’anni di attività, l’ETA – che ha annunciato il proprio scioglimento ufficiale il 2 maggio 2018, cinquant’anni dopo la rivendicazione della prima vittima – è ritenuta responsabile di oltre 800 morti. Più in generale, nei Paesi Baschi o Euskadi, le azioni condotte dai gruppi estremisti organizzati tra il 1960 e il 2013 hanno causato 1.004 vittime del terrorismo e del radicalismo violento, secondo i dati delle fonti governative locali.
Ricostruendo questo periodo oscuro della storia iberica — e, più in generale, di quella europea — lo spettacolo porta in scena un dialogo intimo e profondamente commovente, che interroga le nozioni di responsabilità, guarigione e capacità umana di trasformazione all’indomani di atti di violenza o di terrorismo. Con una scrittura raffinata e un ritmo narrativo finemente calibrato, La mirada del otro è il risultato di dieci anni di ricerca, raccolta di testimonianze e creazione artistica, resi possibili grazie al sostegno del servizio di giustizia riparativa del Governo della Navarra. Come illustrato dalla stessa María San Miguel, insieme ad Amparo López Antelo del Governo della Navarra che è intervenuta anche al Parlamento europeo, il progetto si inserisce nel quadro di un programma integrato di giustizia riparativa attuato nella regione.
La versione integrale de La mirada del otro è stata presentata anche il giorno seguente presso la House of Compassion (Casa della Compassione), luogo altamente simbolico situato nella chiesa di San Giovanni Battista al Beghinaggio (nota come Saint-Jean-Baptiste-au-Béguinage oppure, in fiammingo, Sint-Jan Baptist ten Begijnhofkerk), nel cuore del centro storico di Bruxelles. Ribattezzata “House of Compassion” sei anni fa, questa imponente chiesa barocca del XVII secolo è oggi un centro interconfessionale e intergenerazionale molto frequentato, animato da volontarie e volontari e dedicato all’accoglienza, alla giustizia sociale e alla solidarietà, in particolare nei confronti delle persone che vivono ai margini della società.
Sotto le imponenti volte di questo luogo carico di storia, l’emozione di assistere allo spettacolo era palpabile. Il pubblico, proveniente da numerosi Paesi e impegnato a vari livelli in percorsi di costruzione della pace, cosi come gli spettatori desiderosi intervenuti per una sola serata semplicemente di approfondire la propria comprensione della giustizia riparativa, è stato rapito dalla forza delle sequenze narrative e dalla vicenda di Aitor, nome che trae origine dal sostantivo basco aita ( “padre” o “genitore”), e che resta intraducibile nel corso dello spettacolo. Le voci dei protagonisti hanno fatto trattenere il respiro all’uditorio, aprendo uno spazio di riflessione al tempo stesso introspettivo e collettivo, che invita ciascuno e ciascuna a interrogarsi sulla propria responsabilità nei confronti della comunità e, più in generale, di tutte le società che quotidianamente si confrontano con forme di violenza simili o analoghe.

Una scena estratta dall’anteprima dello spettacolo teatrale La mirada del otro (“Lo sguardo dell’altro”) andato in scena il 4 dicembre al Parlamento europeo. Foto: Simon Balckley.
L’incontro con Adelina Tërshani tra poesia, politica e speranza
Tra gli ospiti internazionali invitati a comporre il programma di REstART, Adelina Tërshani, attivista femminista e artista multidisciplinare, ha presentato un’opera di alto valore concettuale intrecciando il linguaggio poetico con le pratiche dell’impegno politico. Traendo ispirazione dall’incontro tra arte e giustizia riparativa, il suo lavoro invita il pubblico a immaginare spazi in cui le persone in una situazione di antagonismo, spesso ridotte al termine ‘nemico’, possano incontrarsi e instaurare un dialogo costruttivo. Grazie alla sua opera, Adelina trasmette così la speranza che tali incontri siano possibili e che la ricostruzione dopo la distruzione non sia soltanto immaginabile, ma anche realmente praticabile.
In occasione della Settimana Europea della Giustizia Riparativa (dal 16 al 22 novembre 2025), la sua esposizione “Trovarsi nella Traduzione” (Found in Translation / Trouvé dans la Traduction) è stata presentata all’interno del festival. Secondo Tërshani,«le parole possono ferire, dividere ed erigere muri, ma possono anche diventare potenti strumenti di comprensione». L’obiettivo del suo percorso artistico e narrativo è trasformare il pregiudizio in empatia e in riconciliazione attraverso le 12 parole del “metodo Rondine”. Nata dall’esperienza di Adelina come studentessa proveniente dal Kosovo presso la Cittadella della Pace di Rondine, nell’Italia centrale, l’esposizione “Trovarsi nella Traduzione” mostra infatti come le stesse parole usate per escludere possano diventare punti di connessione attraverso storie e fotografie, superando ogni barriera a partire da quella linguistica.
Dissonanze in Accordo: Dialogo, musica e trasformazione dei conflitti
Da oggi e fino al 9 dicembre, il festival REstART prosegue a Lovanio con altre performance e numerosi laboratori immersivi. Tra questi, Cittadella della Pace Rondine, una storica organizzazione di educazione alternativa con sede in Italia e dedicata al superamento dei conflitti armati, presenta l’iniziativa «Dissonanze in Accordo » sotto forma di spettacolo-testimonianza che incarna il messaggio di pace trasmesso durante l’esperienza residenziale in Toscana. Lo spettacolo poggia sulle storie di quattro giovani studenti e studentesse che condividono le proprie esperienze nel ciclo di gestione dei conflitti: l’incontro con il “nemico”, il superamento dell’odio e dei pregiudizi, la nascita di un legame di amicizia e il ritorno a casa.
Dal 1998, il programma Rondine offre a giovani provenienti da paesi in conflitto o post-conflitto un percorso di due anni che permette loro di vivere e lavorare insieme, scoprendo quotidianamente l’umanità del “nemico”. A Lovanio, la performance che sarà presentata questa sera presso la biblioteca pubblica Tweebronnen City Library / de Bib Leuven Tweebronnen miscela sapientemente musica, testimonianze e racconti di giovani provenienti dall’Armenia, dal Kosovo, dal Mali e dalla Serbia, dimostrando come il dialogo e l’empatia possano trasformare la paura e l’odio in percorsi di comprensione e di pace. Quest’ultima viene presentata come una pratica esigente e profondamente umana: ogni voce sul palco incarna la scelta della speranza anziché della rassegnazione e sottolinea quanto l’impegno delle giovani generazioni sia essenziale per costruire un futuro armonioso oltre i conflitti.
Un’esperienza trasformativa, profondamente artistica, sociale e politica
Dopo il ricco programma di Bruxelles, che ha offerto opportunità di scoperta sia a livello istituzionale sia in contesti più informali, le iniziative proposte a Lovanio fino a martedì 9 dicembre mostrano che la creatività può aprire percorsi inattesi verso la comprensione, l’impegno civico e la trasformazione sociale. Attraverso ogni proposta artistica e culturale inclusa nel programma del festival, REstART mette in luce il potere emotivo e sociale dell’arte nel sensibilizzare ai processi di giustizia riparativa e nel facilitarne la comprensione e la diffusione su scala più ampia. Le performance, i laboratori creativi e le discussioni sull’applicazione della giustizia riparativa in contesti diversi mostrano come l’arte possa diventare uno strumento concreto per trasformare i conflitti e sviluppare pratiche riparative innovative. Dando voce alle vittime, agli autori e alle comunità coinvolte, il festival mira a trasformare la percezione del pubblico e a offrire una comprensione concreta della riparazione e della riconciliazione. Riunendo artisti internazionali, operatori della giustizia e un vasto pubblico, REstART dimostra in questo modo che la giustizia riparativa non è solo un’alternativa giuridica, ma un approccio profondamente umano, in grado di sostenere il cambiamento esistenziale, di ricostruire legami sociali e di costruire una cultura di pace nel lungo periodo.
Informazioni pratiche
- La mirada del otro / Lo sguardo dell’altro– 5 dicembre, ore 19, House of Compassion, Bruxelles
- Dissonanze in Accordo – 6 dicembre, ore 19.30, Biblioteca pubblica Tweebronnen / de Bib Leuven Tweebronnen, Lovanio/Leuve
- Trovarsi nella Traduzione / Found in Translation – 7 novembre–5 dicembre, Bruxelles / 6–9 dicembre, Lovanio/Leuven
Il programma completo è disponibile attraverso il link: REstART 2025 • Meet the Artists










