Sabato 6 dicembre, intorno alle 15:30, davanti alla Stazione di Gallarate si sono radunate diverse persone e associazioni coordinate dalla Rete Antifascista Militante della provincia di Varese (RAV) in risposta alla manifestazione indetta dal Comitato Remigrazione e Riconquista di domenica 30 novembre, sempre a Gallarate.
Insieme a Mario Macaluso della RAV hanno presenziato anche esponenti politici locali come Alessandro Pennati, di Europa Verde – Verdi per la provincia di Varese, Massimo Uboldi del Movimento 5 Stelle, Angelo Renna di Rifondazione Comunista, e altri rappresentanti di ANPI, Collettivo da VA a Gaza oltre a liberi cittadini indignati e contrari ad ogni espressione, fascista xenofoba e razzista lasciata passare come libera espressione.
La manifestazione tenutasi il 30 novembre nasceva cavalcando l’onda emotiva della cittadinanza, legata a un fatto di cronaca, uno stupro, avvenuto il 21 novembre ad opera di un uomo di origine gambiana. Ma già a maggio 2025 presso il Teatro Comunale Condominio di Gallarate si era tenuto un summit internazionale di esponenti dell’ultradestra per parlare di “remigrazione” e di “sostituzione etnica” con il sostegno da parte dell’amministrazione comunale.
Questi fatti ad altri episodi di intimidazioni, manifestazioni e atti vandalici accaduti nel corso degli ultimi due anni imputabili a persone di gruppi organizzati della destra estrema varesina, hanno spinto il Comitato RAV a organizzare il presidio per mantenere alta l’attenzione su quanto sta succedendo.
Gli interventi sono stati chiari e hanno ben spiegato come, da sempre, nella storia, in momenti di instabilità economica e sociale, il veicolo che porta in giro idee di esclusione, intolleranza, razzismo vero e proprio, sia la paura del diverso. Dopo questi ultimi sei anni, tra Covid, guerra Russo-Ucraina, genocidio del popolo palestinese, guerre dei dazi a livello internazionale, cambiamenti climatici, gli anticorpi della democrazia sono sempre più bassi. La gente ha paura, ed è più semplice prendersela con le minoranze, che siano etniche, di genere o politiche. Una certa parte di politici di destra, soffia sul fuoco delle insicurezze dei singoli, per guadagnare consensi e potere proponendo soluzioni semplici a problemi complessi come sono le questioni migratorie.
È stato ricordato come gli europei, che oggi gridano alla Remigrazione, sono i discendenti di chi da centinaia di anni, ha sfruttato, ucciso, colonizzato popoli in altre parti del mondo. Oggi queste popolazioni hanno la possibilità di spostarsi per cercare una vita migliore rispetto a quella offerta dai loro paesi di origine e la soluzione positiva dell’Europa democratica dovrebbe essere quella dell’accoglienza organizzata e strutturata, non certo quella della repressione e dei respingimenti di massa, compresi gli spostamenti degli esseri umani da uno stato all’altro come ha cercato di fare il governo Italiano con i Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) in Albania.
La legge che ancora regolamenta i flussi migratori in Italia è la Legge Bossi Fini del 2002 e questo crea molti disagi nella gestione dei permessi, delle possibilità di lavoro, dell’amministrazione delle pratiche relative all’immigrazione che possono portare anche a spirali di disagi per le persone che sono ostacolate nell’ottenere documenti in regola e una vita dignitosa. Per questo motivo molta gente si ritrova in situazioni dalle estreme conseguenze pratiche, e spesso finisce per strada o nelle baraccopoli, si pensi a certe situazioni del sud Italia. Il mondo è cambiato dal 2002 e forse le norme dovrebbero essere aggiornate se si vuole risolvere e gestire seriamente la questione dell’immigrazione in Italia. Di certo la Remigrazione, basata su convinzioni complottiste e xenofobe, non è la soluzione, oltre che a essere uno schiaffo alla Storia, alla Resistenza e alla Costituzione Italiana.
In piazza si è detto di come la vera sicurezza di cui tutti i cittadini avrebbero bisogno, dovrebbe essere quella della certezza del lavoro, stabile e pagato dignitosamente, di un welfare efficiente, della sanità per tutti, di un ambiente sano e soprattutto di pace. Invece oggi i politici europei parlano di riarmo, di preparazione della guerra con fondi che potrebbero essere investiti per i veri bisogni dei cittadini.
È sempre il veicolo della paura che porta la classe politica di destra ad additare lo straniero come il principale responsabile delle azioni violente soprattutto contro le donne, ma i dati parlano di ben altro. Le statistiche raccontano che la maggior parte delle donne maltrattate fisicamente o psicologicamente o addirittura uccise, in Italia, lo sono ad opera di compagni, mariti o ex compagni. Certo che esistono anche episodi di cronaca che coinvolgono persone straniere, ma il problema italiano della violenza di genere non si risolve solo nelle strade e con pene più restrittive, ma con l’educazione. E proprio i rappresentanti del governo Meloni, ci raccontano di come l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole non sia necessaria. Anche se nei bagni di un istituto scolastico, il Liceo Giulio Cesare di Roma, si stilano liste di ragazze da stuprare e se il ministro della giustizia considera che nel subconscio e nel codice genetico dell’uomo vi sia una resistenza alla parità di genere.
Il presidio di Gallarate davanti alla Stazione ha avuto l’intento di coinvolgere i cittadini che pensano che in questi tempi così cupi, dove si cerca di normalizzare cose che in realtà non lo sono affatto, come il razzismo, il genocidio, il riarmo, bisogna incontrarsi, guardarsi in faccia, unirsi e non dividersi, per opporre Resistenza, come dovere morale e civile di una sana democrazia nata dalla Costituzione antifascista.
Per chi volesse continuare a tenere alta l’attenzione sulla questione e a seguire le iniziative proposte dal RAV, il profilo Istragram è il seguente: https://www.instagram.com/rete_antifa_vareseprovincia/.
Foto di Michele Testoni










