Vorremmo chiarire il nostro pensiero sulla guerra in Ucraina. Fin dall’inizio Europe for Peace ha con forza e determinazione condannato l’invasione russa dell’Ucraina (a Piacenza lanciammo subito manifestazioni di protesta). Siamo una rete dichiaratamente nonviolenta. Non crediamo che le armi possano risolvere un conflitto, crediamo che dopo Hiroshima nessuna guerra possa essere vinta, crediamo che l’arma più potente per raggiungere la pace sempre e ovunque sia la diplomazia.
Per questo abbiamo ritenuto la risposta militare un elemento non adeguato a salvaguardare il popolo ucraino dalle morti, dalle sofferenze e per difendere l’integrità territoriale dell’Ucraina.
Europe for Peace ha sempre pensato che l’Europa avrebbe dovuto fare molto di più prima del 22 per prevenire l’attacco russo e poi che dovesse mettere in campo con autorevolezza tutti i suoi strumenti diplomatici assumendo il ruolo primario di mediatrice e non subalterno agli USA, per portare a un cessate il fuoco e avviare trattative). Questo ruolo, invece, è stato lasciato a Turchia, Cina, Musk e ora a Trump! L’UE, invece, ha scelto la cobelligeranza con l’Ucraina “fino alla vittoria”, attraverso la reiterata fornitura di armi. Giustamente, sono state imposte dure sanzioni economiche alla Russia (purtroppo nessuna ad Israele malgrado il genocidio a Gaza, e la condanna della Corte Penale Internazionale),minando così la credibilità della politica estera europea). L’incontro tra Trump e Putin e il negoziato per la fine della guerra in Ucraina sta provocando forti riflessi sul mercato azionario. L’indice europeo della difesa ora si muove in calo di oltre il 3% (a Milano Leonardo – 2,38%), dopo essere salito di oltre il 200% da quando la Russia ha iniziato la guerra contro l’Ucraina nel febbraio 2022. Evidenziamo questo dato economico perché siamo convinti che le guerre siano causate da calcoli finanziari. Se si fanno le guerre i guadagni delle società belliche come Leonardo balzano alle stelle, mentre la Pace richiede altre politiche economiche. Il risultato dopo oltre tre anni di guerra è rappresentato da 1.400.000 vittime (tra morti e feriti), sia russi che ucraini (stime del Center for Strategic and International Studies di Washington). Nell’ultimo sondaggio (analisi Gallup) in Ucraina il 69% si dichiara favorevole a una fine negoziata della guerra il prima possibile, rispetto al 24% che sostiene di continuare a combattere. Un crollo del consenso bellico al governo ucraino, dimostrato anche dall’aumento di disertori, obiettori, renitenti alla leva ucraini ma anche russi. «Le fabbriche di armi europee si stanno espandendo a un ritmo tre volte superiore a quello dei tempi di pace», rivelava il Financial Time, per prepararsi alla guerra duratura. Un circolo vizioso che si autoalimenta: le tensioni geopolitiche spingono i governi ad aumentare le spese militari, questi flussi di denaro aumentano il valore azionario delle industrie belliche, per cui ogni passo verso la pace viene vissuto come una minaccia economica con caduta dei titoli in borsa. Se davvero in Ucraina scoppiasse la Pace e ciò facesse venire meno il nemico assoluto per l’Europa, contro il quale è stato costruito l’obbligo del riarmo, i governi come convincerebbero le rispettive opinioni pubbliche che bisogna ancora trasferire enormi risorse dagli investimenti per la salute, l’istruzione, la sicurezza sociale alle casse delle industrie belliche? I governi europei vogliono reintrodurre il servizio militare obbligatorio per i giovani. La Germania ha approvato una Legge che facilita il reclutamento, per ora volontario. In Italia Il dibattito è aperto e già si parla di attivare una forza di riserva che considera la possibilità generalizzata di un servizio militare per donne e uomini come obiettivo di adeguamento numerico delle forze armate. Questa prospettiva è gravissima e la nostra risposta è l’invito all’obiezione di coscienza: rifiuto anche preventivo del servizio militare, rifiuto della militarizzazione nell’informazione, nella cultura, nelle scuole e nelle università, rifiuto delle spese militari, rifiuto della generalizzata “chiamata alle armi”. Tutto questo lo si può fare a partire dalla firma della Dichiarazione di obiezione di coscienza.
Europe for Peace Piacenza










