” Chi possiede il tuo tempo controlla la tua mente. Libera il tuo tempo, e possiederai la tua mente.”
José Arguelles
Un’altra voce libera se n’è andata nel panorama culturale e spirituale italiano. Il 14 dicembre 2025 ci ha lasciati Antonio Giacchetti, studioso delle culture dei popoli nativi, ma soprattutto profondo conoscitore della cultura, della storia e della spiritualità del popolo Maya.
Nato a Bari, residente a Trullolandia (Cisternino), nella magica Valle d’Itria, Giacchetti era un giurista, avvocato “pentito” che mai ha esercitato la sua professione per dedicarsi invece all’antropologia e alla spiritualità, studiando i Maya e le altre civiltà mesoamericane.
Dopo aver completato due giri del mondo, realizzando un sogno dell’infanzia, per un totale di sette anni, incontra a Miami (Maya-mi) il libro che tradurrà in italiano e per cui diventerà famoso, Il Fattore Maya (WIP Edizioni, Bari 1999) – formidabile long-best-seller internazionale del professor José Argüelles che cambierà per sempre la nostra comprensione della misteriosa civiltà Maya – e diventa l’interprete ufficiale e traduttore italiano del Prof. Argüelles (1939-2011), decodificatore dei codici matemagici dei Maya Galattici, curando la pubblicazione delle sue opere e del Sincronario Galattico di 13 Lune di 28 Giorni.
Docente di Anatomia Archetipica Comparata presso l’Istituto di Pedagogia Olistica IBA di Firenze, è stato collaboratore di UAM.TV, dove è disponibile “Viaggio in Messico”, serie realizzata con lui: un percorso attraverso luoghi, simboli e culture antiche senza ridurle a folklore. Dal 2007 ha organizzato e guidato viaggi di scoperta e avventura in Guatemala e Honduras, e di ricerca e spiritualità in Messico, dove ha incontrato anziani Maya con cui si tengono cerimonie nei luoghi di potere della tradizione Maya.
Giacchetti ha partecipato al Seminario di Sette Settimane dei Maghi della Terra in Cile (Ottobre-Dicembre 1999) e, a partire dallo stesso anno, è coordinatore del PAN Italia, la Rete d’Arte Planetaria, nodo locale del network PAN globale nonchè struttura organizzativa del Movimento Mondiale di Pace per il Cambio al Calendario delle 13 Lune di 28 Giorni. Per anni ha amministrato il sito www.13lune.it , ha curato il coordinamento dell’Equipe Traduttori PAN ed ha compilato l’edizione italiana del Sincronario Galattico Maya.
Persona di grande onestà umana e intellettuale, Giacchetti si è distinto per la sua incessante attività di conferenziere e divulgatore, tenendo sempre conferenze e seminari sui Maya e sul 2012. Dobbiamo a lui la diffusione della comprensione e della conoscenza in Italia del Calendario Maya e della diversa prospettiva di tempo che ne deriva.
Secondo la visione di Giacchetti, come anche quella di Jose Arguelles, noi viviamo in un incubo meccanizzato in cui siamo vittime dell’idea di tempo che 5.000 anni fa i sacerdoti babilonesi – usurpatori del potere matriarcale, lunare e femminile – hanno stabilito e che in seguito, circa 2.000 anni fa, Giulio Cesare e Cesare Augusto, signori della guerra, hanno rafforzato con il “calendario giuliano” (in vigore dal 46 a.C. al 1582).
Il 4 ottobre 1582, con la bolla papale Inter gravissimas, Papa Gregorio XIII ha introdotto quello che è passato alla storia come “calendario gregoriano” (composto da 12 mesi con durate diverse – da 28 a 31 giorni – per un totale di 365 o 366 giorni: l’anno di 366 giorni è detto anno bisestile). Introducendo la concezione lineare del tempo di matrice cristiana e l’idea di futuro come moto regolatore del tempo per cui viviamo, il “calendario gregoriano” si è imposto in tutto il mondo e ha cercato di sostituire tutte le concezioni cicliche del tempo tipiche delle culture indigene. L’imposizione del calendario occidentale alle popolazione mesoamericane fu il primo atto di colonizzazione, seguito dalla violenza, dall’epistemicidio, dalla spada e dall’imposizione della propria religione, della propria scienza e della propria filosofia.
Questo ha comportato la distruzione sistematica della sincronizzazione/connessione dell’essere umano con la Natura, con i cicli ecologici e con il movimento del cielo, imponendo un calendario basato sulla vita di Gesù. Il colonialismo e i missionari cristiani, per colonizzare ed evangelizzare, hanno dovuto imporre la forma mentis che avrebbe accettato il loro modello di sviluppo e di società.
Nel 1597, Francois Bacon scrisse nei suoi Essays la frase “Il tempo è denaro”. Questo diventerà il motto della società industriale occidentale basata sull’idea di “progresso” indefinito, che ha portato alla nostra società dominata dalle macchine, dalla mentalità estrattiva, dalla tecnologia e dalla separazione umano-Natura, catapultandoci in un luogo figurato che non è il nostro.
Dalla magia del qui e ora e dell’eterno presente – ci ha insegnato Giacchetti – il tempo è stato diviso in unità arbitrarie, svuotato del suo significato magico, ridotto a durata e rapportato al denaro. Il complicato e insensato relitto arcaico che usiamo per misurare il nostro tempo, ovvero il calendario gregoriano (derivante a sua volta dal calendario giuliano) è un potentissimo strumento occulto di potere e di controllo; il suo uso prolungato ha prodotto una deviazione nella mente collettiva, portandoci a credere che il tempo è denaro e che la guerra è lo standard di risoluzione ai conflitti.
Le cosmovisioni indigene, oltre a non concepire questa imposizione coloniale del tempo, avevano capito che tutto era ben diverso. Il Tempo è Arte e noi siamo Arte incarnata nel Tempo, il tempo è “coscienza”, è “vita”.

La civiltà Maya aveva più di tutte le altre una concezione ciclica e una conoscenza astronomica e cosmologica che aveva portato alla creazione del Calendario Sacro Maya, chiamato Tzolk’in, una matrice matematica formata da 260 unità, che nasce da 20 segni e 13 toni che si intrecciano fra di loro. Venne decifrato dal Prof. José Argüelles e da sua moglie Lloydine, che hanno studiato i calendari Maya e individuato le frequenze del tempo artificiale (12:60) e naturale (13:20), dando vita ad un corpus di conoscenza interamente nuovo: la Legge del Tempo, che si articola nella matematica della Quarta Dimensione e nello studio dell’Ordine Sincronico.
A partire dal presente, l’analisi va indietro nel tempo alla ricerca di civiltà come i Maya e i nativi americani che si sono sviluppate in modo diverso ma dalle quali abbiamo molto da imparare; società sterminate da noi in nome dello “sviluppo” e della “modernizzazione”, ma che oggi vengono prese da esempio per insegnarci molto su noi stessi, sul nostro presente e sul futuro che ci stiamo costruendo.
Questi antichi popoli, anche se a migliaia di chilometri di distanza e in momenti diversi della storia, sono simili non solo nel loro modo di rapportarsi con la Natura, con l’Altro e con il cosmo, ma soprattutto perché la loro visione del mondo “illuminata” anticipa ciò che alcuni scienziati contemporanei hanno a lungo sostenuto: tutto è vivo e interconnesso. I Maya si salutavano l’un l’altro con il detto tradizionale “In Lak’ech”, che significa “Io sono un altro te stesso” o “Io sono te, tu sei me”.
Oggi, la scienza moderna e la fisica quantistica hanno confermato che, in effetti, tutto nell’Universo è energia e che non vi è separazione tra l’osservatore e ciò che viene osservato. Tutto è collegato, tutto è vivo e quindi tutto vibra.
Nel marzo 2012, Antonio Giacchetti è diventato famoso per aver partecipato alle riprese – nonchè per essere uno dei protagonisti – del film documentario “Un Altro Mondo” del regista romano Thomas Torelli, in cui ha dichiarato:
“Il nostro calendario influenza tutto ciò che facciamo e coordina tutte le attività della nostra società. (…) Il calendario influenza anche la nostra mente e la nostra capacità di pensare, se pensiamo al nostro cervello come all’hardware e ai nostri pensieri come al software, il calendario corrisponde al programma operativo. E’ questo il vero ‘baco’ del millennio nel calendario gregoriano. Una frequenza disarmonica di base che ci condiziona a pensare meccanicamente, con conseguenze che coinvolgono tutto il pianeta. Usare un calendario artificiale e disuguale, irregolare ed irrazionale, come il nostro calendario gregoriano, ha prodotto una cultura altrettanto irrazionale, col risultato di una divergenza dal tempo naturale ed ecologico che ha portato a conseguenze nel nostro ambiente, nella nostra cultura e nei nostri comportamenti.”
Qualche anno fa, proprio su queste proposte, era nato Movimento Mondiale di Pace per l’Adozione del Sincronario delle 13 Lune proprio con il fine di adottare il Sincronario Maya in quanto più in linea con i ritmi ecologici del Cosmo, della Terra, della Vita e della Natura.
Affermava Antonio Giacchetti nel documentario “Un Altro Mondo” di Thomas Torelli: “Il nostro tempo è diventato un incubo meccanizzato. La mattina ci sveglia una macchina, ci entriamo in un’altra macchina che ci porta nel nostro luogo di lavoro. Vuoi scommettere che il nostro lavoro è mandare avanti tutto il giorno? (…) E al termine di una giornata di lavoro di questo tipo, ci rimettiamo in una macchina e torniamo a casa dove ci sono altre macchine che si incaricano di divertirci e nutrirci. Al termine di un mese di questa vita riceviamo in cambio del nostro tempo, che è sacro, una quantità di denaro che è l’ipnosi collettiva meglio riuscita su questo pianeta e con quella somma di denaro corriamo tutti contenti a comprare nuove macchine”.
Secondo molti antropologi, il calendario Maya era solo uno strumento per determinare i tempi della semina, ma secondo studi più approfonditi si tratta di un sistema per la regolazione dei tempi della vita su un piano cosmico in cui si possono identificare altri cicli, più grandi e più piccoli. “Un sistema del tempo ciclico e una visione dell’universo quadridimensionale a matrice radiale, in cui il punto zero è il sempre-presente-qui-ed-ora. In questa concezione crono-centrica il tempo è la quarta dimensione. La nostra è invece spazio-centrica, considera il tempo lineare e l’universo tridimensionale” – affermava Argüelles.
Per i Maya l’essenza del tempo non è nella durata, computata e frazionata in ore, minuti e secondi meccanici, ma piuttosto nella sincronizzazione, il cui strumento supremo è l’essere umano. I Maya concepivano il tempo come “arte” e come “coscienza”, qualcosa di totalmente diverso che sancì uno scontro radicale di civiltà tra la cosmovisione dei Maya e la visione dei conquistadores e dei missionari, cercando di imporre, con la linearità cristiana, che la nostra vita non è più nostra, ma è la vita di chi ci paga per il nostro tempo. Forse è proprio su questo che avvenne l’impatto più violento tra conquistadores e la Civiltà Maya.
Secondo Giacchetti era diventato necessario passare dal calendario gregoriano al Calendario Maya per: spezzare questo flusso di Matrix che ci aveva condotto alla società dello sviluppo indefinito; tornare ad essere co-creatori della propria realtà; esplorare i codici matemagici che i Maya Galattici ci hanno lasciato; conoscere la configurazione energetica del momento del tempo che abbiamo scelto per VENIRE ALLA LUCE; compiere la nostra missione su questa Terra; e sviluppare il nostro potenziale e ricordare chi siamo veramente.
Oggi più che mai, per uscire dal realismo capitalista, dal mito della crescita economica, dalla società industriale di massa, dall’invenzione artificiale dell’idea di “progresso indefinito”, dal consumismo e da questo modello di produzione e sviluppo, doppiamo decolonizzare la nostra idea di tempo e dunque, come ci spiega Latouche, decolonizza il nostro immaginario economico. Dobbiamo passare dall’idea di linearità all’idea di ciclicità, dalla frenesia alla lentezza, dall’eccesso di tempo fugace e precario all’eterno presente del “qui e ora”. Se si esce dalla visione occidentale ed ottimistica del futuro, come qualcosa che arriverà da solo e sarà sempre positivo in balia degli eventi, e si entra in una dimensione reale del tempo, si capisce che se il futuro è figlio del presente e che il presente è il luogo temporale in cui creare le cause per un futuro migliore.
Giacchetti sosteneva che i venti del cambiamento sono su di noi e una nuova Era di consapevolezza deve iniziare. È come se l’uomo finalmente risvegliasse la sua vera identità, la sua naturale capacità di creare la propria realtà, abbandonando lentamente il dualismo mente-corpo che caratterizza gran parte del pensiero moderno. Come sosteneva Argüelles: “La frequenza temporale attualmente in uso, quella 12:60, è contro natura ed è strettamente connessa al corso imboccato dall’Occidente verso una civiltà completamente tecnologica, basata sullo sfruttamento totale delle risorse naturali della Terra, con il conseguente inquinamento dell’ambiente naturale, la biosfera. L’ottimismo tecnologico si rivela miope nel credere che si possa seguire questa direzione indefinitamente.”
Forse c’è veramente una nuova umanità cosciente che sta finalmente mettendo in discussione l’idea di sviluppo, l‘idea che i progressi della tecnologia, della scienza e l’organizzazione sociale producano automaticamente un miglioramento della nostra condizione. Questa frattura ci sta facendo riscoprire le nostre origini ancestrali e antichi sentimenti, dove la felicità non è associata alla materia ma allo spirito.
È tempo per noi di “vivere” questa consapevolezza, come i nostri antenati hanno fatto tanti anni fa. Questo Giacchetti lo aveva capito bene.
Nelle culture primarie tradizionali che Giacchetti ha raccontato per tutta la vita, la morte non è la fine assoluta ma un passaggio. Chi se ne va continua ad abitare la comunità sotto altre forme, nei sogni, racconti, memoria condivisa. Di Giacchetti rimarrà la sua profonda conoscenza, la sua onestà e la sua saggezza interiore con la speranza che continueranno a diffondersi come esempio e risveglio della consapevolezza.
https://www.karmanews.it/34302/maya-ma-chi-li-conosce-davvero/










